martedì 3 settembre 2019
Due donne hanno perso la vita in due diversi store, che però non hanno chiuso nemmeno per il tempo necessario a rimuovere i corpi: gli acquisti sono proseguiti aggirando il lenzuolo bianco
Un supermercato, immagine di repertorio (Ansa)

Un supermercato, immagine di repertorio (Ansa)

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"Nessun uomo è un’isola. E neanche un supermercato lo è", recita la pubblicità di una nota catena (non implicata nei fatti che racconteremo). Una grande famiglia, insomma... L’esatto opposto di quanto avvenuto i giorni scorsi in due diversi store in Piemonte e in Toscana, dove tra cibarie e detersivi è andata in scena la morte e la merce più rara è stata la pietà.

Rivarolo Canavese, sabato 31 agosto. Anna, 74 anni, entra all’Eurospin accompagnata dal figlio. Sono le 10 del mattino quando varca la soglia e la porta automatica le si richiude alle spalle, come un monito. Uno spasmo, il cuore che si spacca e la donna cade a terra senza vita. Non è un’isola un supermercato, ma qualcosa bisogna pur fare per non interrompere il mare di clienti, così si trova il compromesso: un telo bianco a coprire il fatto increscioso della morte e i prossimi acquirenti entreranno dall’uscita. Tutto risolto? Non proprio, perché nei supermercati frutta e verdura sono esposte all’ingresso, così quell’andare e venire di clienti, tra veri acquisti e troppa curiosità, si è aggirato per un’ora intorno al corpo, il tempo necessario all’autorità giudiziaria per farlo rimuovere. Invano qualcuno ha chiesto quell’ora di chiusura – fa sapere il rappresentante sindacale della Fisascat Cisl –, «la proprietà ha detto che non si poteva». Il tempo è denaro, lo shopping 'must go on'.

In quel momento erano già 24 ore che alla periferia di Pisa giaceva su un altro pavimento il corpo di una giovane donna, trovata morta solo domenica primo settembre nei bagni dell’Unicoop, ma sparita nel nulla due giorni prima. A denunciarne la scomparsa era stata la madre, preoccupata che la figlia fosse ricaduta nella droga da cui era uscita da tempo, e si fosse sentita male chissà dove... Un vero giallo che solo l’autopsia saprà spiegare, perché in realtà la ragazza non presentava segni di violenza e accanto a lei nessuno oggetto faceva pensare all’uso di sostanze stupefacenti: l’ipotesi più probabile resta quella di un malore.

Fatto sta che a sentire i dipendenti quel bagno risultava bloccato da venerdì, ma nessuno si era premurato di controllare all’interno, «ci si è limitati a mettere un cartello di mal funzionamento». È stato un addetto alla sicurezza domenica mattina a guardare sotto la porta e vedere nella fessura il corpo inanimato...

«Sdegno e rabbia» denunciano anche qui i Cobas «perché è il secondo supermercato in due giorni che apre la vendita al pubblico con una persona sotto un lenzuolo bianco. Il consumismo prende il sopravvento anche sulle più elementari regole non scritte della nostra umanità».

Avviene a volte sulle spiagge d’agosto, dove la cronaca in un passato recente ci ha parlato di bagnanti che prendevano il sole stesi accanto al corpo di uno sventurato da poco annegato. O sulle strade delle nostre città, quando il passaggio di un fratello che ci ha preceduti e si avvia al camposanto non strappa più un segno di croce né rallenta la nostra corsa insensata.

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