giovedì 15 marzo 2012
​Il presidente del Consiglio prende in mano il negoziato sulla riforma del mercato del lavoro convocando sindacati e imprese per martedì prossimo. L'obiettivo è quello di chiudere la partita entro la fine del mese "auspicabilmente con il pieno accordo delle parti sociali".
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Il presidente del Consiglio, Mario Monti, prende in mano il negoziato sulla riforma del mercato del lavoro convocando sindacati e imprese per martedì prossimo. L'obiettivo è quello di chiudere la partita entro la fine del mese "auspicabilmente con il pieno accordo delle parti sociali".A guastare il clima di ritrovata concordia arrivano artigiani e commercianti che minacciano oggi la disdetta dei contratti collettivi contro l'aggravio del costo del lavoro previsto dalla riforma."Il governo ha sempre considerato la riforma del mercato del lavoro una priorità della sua azione nonché uno strumento essenziale per offrire nuovo impulso alla crescita del Paese. Anche per questo considera positivamente lo spirito di collaborazione e il contributo di idee offerto sin dal primo momento dalle parti sociali", recita una nota di Palazzo Chigi. Che l'aria fosse cambiata si era capito già da ieri al termine di una lunga riunione mattutina tra Fornero e i leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Il ministro del Lavoro si è mostrato ottimista sulla possibilità di chiudere la prossima settimana e Camusso, l'osso più duro per il governo soprattutto per quanto attiene al superamento dell'articolo 18, ha definito "utile" l'incontro.
SCHIARITA CON SLITTAMENTO A 2017La schiarita è arrivata, secondo quanto riferito da una fonte, grazie alla disponibilità del governo a far andare a regime il nuovo sistema di ammortizzatori nel 2017 (non più al 2015), consentendo ai lavoratori di poter usufruire delle attuali tutele per tutta la durata della crisi economica. Secondo il modello Fornero infatti due saranno, per quella data, i cuscinetti per i lavoratori: l'Aspi (assicurazione sociale per l'impiego), un sostegno al reddito per chi perde il lavoro che dovrebbe estendersi a tutti i dipendenti privati e agli stagionali del pubblico; e la cassa integrazione ordinaria e straordinaria che non verrà più concessa però alle aziende in via di chiusura ma solo in caso di ristrutturazioni aziendali. Scompare la mobilità. Apertura anche sulle risorse da destinare ai nuovi ammortizzatori che da 2 miliardi salirebbero a circa 3,8 mld, rendendo strutturali i circa 1,8 mld attualmente destinati alla cassa in deroga (che scomparirà). Per l'articolo 18, che comunque andrà rivisto, si parla di modello tedesco, che affida al giudice la scelta tra reintegro ed equo indennizzo nel caso di licenziamenti senza giusta causa. Reintegro invece, secondo l'attuale modello, per i licenziamenti discriminatori. È da vedere se anche la Cgil, che finora si è detta disponibile solo a interventi per ridurre la durata delle cause di lavoro, accetterà la modifica.
IL DISAGIO DELLE PICCOLE IMPRESERete imprese italia, che raggruppa Confcommercio Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casartigiani, minaccia la disdetta dei contratti collettivi se non ci saranno modifiche al testo della riforma del lavoro allo studio del governo. Artigiani e commercianti avevano lamentato nei giorni scorsi di aver già subito un peso da 2,7 miliardi per l'accresciuto costo del lavoro e che la nuova riforma costerebbe per le categorie ulteriori 1,2 miliardi annui. In vista, nella riforma, l'aggravio dei costi per le assunzioni a tempo determinato (con un aggravio per i piccoli dell'1,3% a fronte di un risparmio dello 0,3% per le grandi aziende), e una nuova 'tassa sui licenziamentì (i contributi per partecipare all'Assicurazione sociale per l'impiego). Questi costi, aggunti all'aumento delle aliquote Iva e alla nuova Imu, sarebbero "esiziali" per la categoria. Quanto al riordino dei contratti, il governo non punta tanto a ridurne le tipologie quanto a monitorare che le aziende non abusino della flessibilità. L'apprendistato sarà il contratto dominante per i giovani e avrà una durata minima; aumenteranno i contributi per il contratto a termine in modo da disincentivarne il ricorso ma per l'azienda che stabilizza il rapporto di lavoro saranno restituiti 6 mesi di maggiorazione. L'aumento servirà a finanziare l'Aspi.Per contrastare le finte partite Iva si prevede che, ogni volta che queste superino i 6 mesi e rappresentino oltre il 75% dei ricavi, siano tramutate in collaborazioni subordinate e continuative.
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