mercoledì 16 gennaio 2013
​Saranno giovani, donne e lavoro gli altri punti chiave del progetto. Nel weekend convention a Bergamo. 
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«Si, ridurre le tasse in modo progressivo e non dissennato è possibile. E non è un passo indietro rispetto alla linea del rigore. Anzi. Se ora si può azzardare qualcosa in più è solo perché l’Italia si è messa seriamente sulla strada del risanamento. Perciò sarebbe un errore riaffidare il Paese agli scialacquoni. Ed è questo che dobbiamo comunicare da oggi al 24 febbraio...». Mario Monti è allo snodo della sua prima campagna elettorale. Da giorni, nel silenzio più assoluto, sta lavorando al programma economico del rassemblement che porta il suo nome. Ha ricevuto documenti e suggerimenti. Ma ora è tutto sulla sua scrivania. Decine di schede con proposte concrete e bozze di coperture economiche, perché «non voglio essere associato anch’io ai propagandisti».Stasera l’ultimo ritocco con l’economista di Italia futura Marco Simoni, l’ex presidente delle Acli Andrea Olivero e Pietro Ichino. Poi il documento sarà messo nelle mani di tutti i 900 candidati durante una convention fissata (forse) per il fine settimana a Bergamo, culla del leghismo e del (suo) Nord piegato dalla crisi. Una kermesse che dovrà essere anche la parola "fine" ai piccoli e grandi ritardi comunicativi che si sono accumulati in questo inizio di campagna elettorale. Il premier uscente adesso non vuole più «perdere un colpo», e la nascita di un media center in via del Corso, con un vertice ben riconoscibile, va proprio in questa direzione.Il programma, dunque. Imperniato su quattro capitoli. Famiglia, giovani, donne e lavoro. E fondato su una serie di misure fiscali. C’è la rimodulazione dell’Imu su prima casa e sulle abitazioni offerte in comodato d’uso ai figli, con redistribuzione più equilibrata degli incassi tra comuni e Stato centrale. E poi sgravi sulle assunzioni delle categorie maggiormente escluse dal mercato, giovani e donne, appunto. Oltre a interventi strutturali sull’Irpef (un punto in meno per le aliquote più basse) e sull’Iva (sterilizzazione dell’aumento previsto dal primo luglio). Interventi bilanciati dalla riforma del catasto, dalla spending review, dallo snellimento degli enti locali e dalle risorse dell’evasione che dal momento del pareggio di bilancio in poi non dovrebbero servire più per coprire i "buchi" dei conti.Tra le "schede" ce n’è una che Monti sta studiando con particolare attenzione. Si intitola "fattore famiglia". È un pezzo forte del Forum delle famiglie. E anche di Mario Sberna, neocandidato in rappresentanza proprio dei nuclei numerosi. Dell’idea si sono fatti promotori Andrea Olivero, il ministro Riccardi, l’Udc (tra l’altro portatrice di un’altra proposta: una no tax area di 5mila euro per spese educative). Le voci nella coalizione si assommano: «Almeno in via sperimentale su alcuni voci d’imposta il fattore famiglia può essere sperimentato». Il principio è semplice: le tasse non si pagano solo in base al reddito, ma anche in base ai carichi familiari. Ventimila euro annui sono diversi se si è single e se si hanno tre figli. Monti annuisce e chiede dati certi. Ma una «sperimentazione», aprono nel suo staff, è cosa ben diversa da un «salto nel buio».
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