sabato 18 agosto 2012
​Al settimanale «Tempi» il premier promette «strumenti forti» contro gli evasori: la «notorietà pubblica» del nostro tasso di evasione è un «grave danno nella percezione» che hanno di noi quei Paesi «dai quali potremmo avere bisogno di assistenza». Alle scuole non statali «riconosciamo un'essenziale funzione complementare».
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Contro l’evasione fiscale «l’Italia si trova in uno stato di guerra». Il premier Mario Monti non usa mezzi termini per ribadire la lotta che il suo esecutivo sta conducendo contro chi non paga le tasse. In un’ampia intervista al settimanale Tempi il presidente del Consiglio parla poi del prossimo esecutivo, chiarendo che dovrà avere un leader politico scelto dai cittadini e non un altro tecnico. Ma anche di eurobond, scuole cattoliche, sussidiarietà, carceri.Nell’intervista - che sarà presentata al Meeting di Cl che lo stesso Monti apre domani, domenica 19, a Rimini – il premier spiega dunque che «la notorietà pubblica del nostro alto tasso di evasione contribuisce molto a indisporre nei confronti dell’Italia quei Paesi verso i quali di tanto in tanto potremmo aver bisogno di assistenza finanziaria». Insomma, «l’evasione fiscale produce un grosso danno nella percezione del Paese all’estero». E qui arriva la stoccata: «Io penso che l’Italia si trova in uno stato di difficoltà soprattutto a causa di questo fenomeno, e che si trova da questo punto di vista in uno "stato di guerra"». Quindi servono «strumenti forti»: la guerra all’evasione «può comportare la necessità di momenti di visibilità che possono essere antipatici, ma hanno un forte effetto preventivo».Sul tasto della guerra agli evasori il premier batte da tempo. Il 21 giugno scorso a L’Aquila, alla festa della Guardia di Finanza, aveva detto che «la lotta all’evasione, non più tollerabile, è una priorità assoluta perché erode la legalità e mina il patto coi cittadini». Il 28 febbraio alla riunione della task force anti-evasione al ministero dell’Economia aveva invitato tutti a «continuare con rinnovata forza, perché se ognuno dichiara il dovuto, il Fisco potrà essere più leggero per tutti. È un impegno ineludibile». E a Radio Vaticana, a gennaio, aveva assicurato che «i soliti ignoti diventeranno presto noti», aggiungendo che gli evasori danno ai propri figli «un pane avvelenato che li renderà cittadini di un Paese non vivibile». Mario Monti stavolta ragiona poi anche di eurobond: «Proposta articolata e intelligente – li definisce –, che contiene anche elementi che da tempo il governo italiano ha portato al tavolo europeo. Alcuni Paesi - certamente la Germania, ma anche alcuni nordici - non sono disposti in questo momento a dare il loro consenso. Probabilmente verranno, ma un po’ più avanti, quando si saranno fatti passi verso una maggiore messa sotto controllo delle finanze pubbliche dei singoli paesi da parte delle istituzioni comunitarie».Sul prossimo esecutivo sgombra il campo da dubbi: «Mi rifiuto di pensare che un grande paese democratico come l’Italia non sia in grado, attraverso libere elezioni, di scegliere una maggioranza di governo efficace e, indirettamente, un leader adeguato a guidarla». Sul taglio dei finanziamenti alle scuole non statali, infine, rassicura: «Il governo non farà mancare al settore, cui riconosce una essenziale funzione complementare rispetto a quella esercitata dalle scuole pubbliche, il necessario sostegno economico». Il tutto «compatibilmente con i limiti tracciati con i recenti interventi di revisione della spesa pubblica, con la Legge di stabilità del prossimo autunno». E aggiunge: il governo «riconosce importanza e grandi spazi alla sussidiarietà, alla convivenza nel profondo reciproco rispetto tra pubblico e privato, tra stato e Chiesa, tra le religioni. Io che ho studiato in una scuola cattolica, conosco ovviamente il grande ruolo, accanto all’istruzione pubblica, dell’istruzione paritaria e al contributo sociale che le scuole non statali offrono, sopperendo alle difficoltà di molte realtà del Paese». Sull’amnistia contro le prigioni sovraffollate, infine: «Sono necessari 2/3 dei voti del Parlamento. Non mi pare al momento ci siano».
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