lunedì 12 novembre 2012
​Sono passati 12 mesi da quando il presidente Napolitano affidava a Monti l’incarico di formare un governo. Una prima valutazione dell’operato dei «tecnici».
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Sono trascorsi 12 mesi dal giorno in cui Mario Monti riceveva da Giorgio Napolitano l’incarico di formare il suo governo "tecnico": in realtà, almeno nelle prime ore, con la speranza di dargli anche una caratura politica, mediante l’inserimento di esponenti dei partiti, poi risultato impercorribile. Poco prima delle otto di sera di domenica 13 novembre, dunque, il Quirinale diffondeva il comunicato ufficiale con l’annuncio del conferimento del mandato, che l’ex rettore della Bocconi accettò con riserva, sciogliendola infine tre giorni dopo, quando prestò anche giuramento assieme ai suoi ministri. Il premier, nell’accettare l’incarico, indicò alcune linee guida della sua futura azione: risanamento finanziario, crescita economica, equità sociale, riscatto del Paese in Europa e nel mondo. Questa pagina vuole offrire alcuni spunti utili a tracciare il bilancio di un anno.

ECONOMIAUsciti dalla terapia intensiva. Crescita, prognosi non scioltaL’intervento d’urgenza ha funzionato e l’Italia, malato gravissimo, è uscita dalla terapia intensiva: lo confermano uno spread – vero termometro di questa crisi – sceso di 200 punti e l’ultimo referto di Bankitalia, che certifica il «ritorno di fiducia» dei mercati internazionali in un Paese, il nostro, a un passo dal ritrovarsi, solo dodici mesi fa, accanto a Grecia, Irlanda e Portogallo fra i pazienti contagiati in cura dalla cosiddetta "troika". In un anno l’esecutivo guidato da Mario Monti è riuscito da un lato a risanare il bilancio dello Stato, con l’obiettivo del pareggio l’anno venturo, dall’altro a riguadagnare credito – la moneta, in fondo, è "fiducia" – presso la comunità internazionale, a partire da quella europea. Gran parte del merito va al decreto Salva-Italia, il primo messo a punto dal governo e finora il più efficace. Sul rilancio della crescita, invece, la prognosi è tutt’altro che sciolta. Non c’è modo per ridurre in modo strutturale il debito pubblico se non riaccendendo il motore dell’Italia per far correre il Pil. O meglio: basterebbe farlo camminare. Dalla tarda primavera è iniziata la "fase due" proprio in questa direzione. Ma la strada intrapresa non è ancora del tutto chiara. (M. Gir.)EUROPADai risolini a protagonista contro i nuovi popolismiNel paradosso di un’Italia fortemente europeista, ma tentata nella crisi di scaricare sull’Unione le responsabilità del momento difficile, pronta a seguire le indicazioni della Banca centrale e della Commissione ma ondivaga e apparentemente irresoluta al momento di stringere (tanto da suscitare i famigerati risolini di Merkel e Sarkozy), Mario Monti ha caratterizzato il suo anno a Palazzo Chigi nel segno di un nuovo protagonismo del nostro Paese sulla scena Ue. Gli sforzi per il risanamento dell’economia (vedi il box relativo), insieme con il profilo personale del premier – ex commissario che ha lasciato tracce non trascurabili nella storia comunitaria – hanno permesso di riconquistare la fiducia dei partner principali. Al punto che lo stesso Monti ha potuto rinfacciare a Germania e Francia gli errori del passato che contribuirono alla spirale in cui ci troviamo ora. L’Italia ha addirittura preso l’iniziativa, con la proposta in settembre di un vertice contro i populismi che «mirano alla disgregazione». Ciò esprime anche una saldatura tra la vocazione europea nello spirito del Partito popolare con esigenze interne di argine a spinte demagogiche, isolazionistiche ed estremistiche. (A.Lav.)ESTERISaldo l'asse con gli Usa. Pesa il caso dei maròSul fronte extraeuropeo, il governo Monti ha espresso una linea di continuità rispetto al passato nel privilegiare le relazioni euro-atlantiche con gli Stati Uniti di Barack Obama. La conferma del presidente uscente alla Casa Bianca è stata saluta con favore da Palazzo Chigi, in virtù della sintonia collaudata. Nessuna novità di particolare rilievo, quindi, nelle scelte di politica estera, se non un raffreddamento rispetto ad alcuni entusiasmi che avevamo segnato in precedenza i rapporti con la Russia di Putin. In positiva coerenza con linee consolidate si è segnalato l’impegno della Farnesina per le minoranze perseguitate nel mondo, cristiane in particolare, con un attivismo non solo in sede europea a tutela di situazioni generali e casi specifici, dall’Asia alla Nigeria. Anche a causa della scarsa iniziativa Ue, Roma ha perso posizioni ed efficacia sullo scacchiere mediorientale, caratterizzato dalle transizioni delle primavere arabe, forse con l’eccezione della Libia. Qualche indecisione e qualche timidezza, infine, hanno segnato, almeno nelle fasi iniziali, la vicenda dei due marò tuttora trattenuti in India. Una leggerezza farli sbarcare, poco efficace la trattativa seguente. (A.Lav.)WELFAREDuro equità pensionistica. Lavoro, limiti e impacciÈ stato il provvedimento-chiave, che ha permesso al governo di mettere in sicurezza i conti pubblici. La riforma delle pensioni è forse la legge che più caratterizza l’azione dell’esecutivo. Un brusco innalzamento dei requisiti per l’accesso alla quiescenza, con la cancellazione delle pensioni d’anzianità, e un passaggio per tutti al sistema contributivo: la riforma ha introdotto così una maggiore equità fra le generazioni. La mancanza di gradualità, però, ha fatto esplodere il problema degli "esodati", cioè di chi si è trovato già fuori dalle aziende ma senza più i requisti per andare in pensione. Sul loro numero (forse 350mila) il governo ha dato vita a imbarazzanti balletti di cifre e ha dovuto cercare risorse per tutelarli. Il problema non è ancora risolto. Anche la riforma del lavoro, completata a luglio, è nata con l’intento di tutelare maggiormente i giovani. Ma i vincoli introdotti ai contratti flessibili per ora si sono tradotti, complice la crisi, solo in minori occasioni d’impiego. Le tutele degli ammortizzatori sociali sono state allargate ma solo molto parzialmente. Ancora da valutare gli effetti della limitata cancellazione del reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa. (F.Ricc.)FAMIGLIAPrima la disattenzione. Poi alcune azioni mirateSul fronte della famiglia, l’azione del governo è stata quantomeno ondivaga. Caratterizzata dapprima dalla disattenzione, giustificata dalla perdurante mancanza di risorse finanziarie. Poi, grazie alla pressione delle associazioni familiari e l’impegno di alcuni esponenti della «strana maggioranza», lo stesso esecutivo ha corretto la strategia introducendo alcune misure pro-famiglia. Emblematico il caso dell’Imu. La nuova imposta ha chiaramente "colpito" le famiglie proprietarie di immobili. Ma, dopo le proteste, lo stesso Monti ha introdotto lo sconto di 50 euro per ogni figlio a carico (fino a 4). Un primo abbozzo di quoziente familiare, assai apprezzato. Stesso copione per la legge di stabilità. Dapprima sono state messe a rischio alcune detrazioni con franchigie e tetti in favore di una riduzione dell’Irpef controbilanciata dall’aumento dell’Iva. Poi l’orientamento è cambiato e l’ipotesi ora è di aumentare le detrazioni per chi ha familiari a carico. Apprezzabile lo sforzo del ministro con delega alla Famiglia Andrea Riccardi che ha promosso alcune norme per la conciliazione lavoro-famiglia e "trovato" 50 milioni per altre agevolazioni. (F.Ricc.)NON PROFITIl Terzo settore deluso. Rappresentanze azzerateIl settore dell’economia non profit non può esultare. Un anno di governo tecnico ha dato l’impressione alle realtà del Terzo settore che questo esecutivo abbia poca consuetudine con le dinamiche del non profit. Il contesto, va detto, è quello drammatico dei tagli imposti dalla spending review. Che hanno colpito duramente tutti i settori economici, le famiglie, e ovviamente non hanno risparmiato il sociale. In pochi mesi sono state soppresse l’Agenzia per le Onlus, la Consulta per il servizio civile, l’Osservatorio del volontariato. Poi è stata la volta dell’intervento sull’Iva per le cooperative sociali, che dal 2014 dovrà salire dal 4 al 10%. Un’altra critica rivolta al governo dei tecnici riguarda la mancata trasformazione in legge ordinaria del 5x1.000, che pure gli enti aspettavano. Sempre riguardo al 5x1.000, tuttavia, in questi giorni è però arrivata la conferma alle associazioni, che aspettano il contributo di due anni fa, che i pagamenti sono in arrivo. Preoccupazione è stata riposta anche riguardo alla franchigia di 250 euro sulla deducibilità delle donazioni, inserita nella Legge di Stabilità, ma la misura potrebbe saltare. (M.Ca.)SCUOLAAnnunci, retromarce e tanta continuitàUn anno vissuto sulle montagne russe, con saliscendi continui per la scuola italiana. L’arrivo di un ministro tecnico (già rettore del Politecnico di Torino e presidente del Cnr) aveva lasciato ben sperare. Ma, complice un arco temporale limitato e una maggioranza eterogenea, la navigazione ha veleggiato tra le più tranquille acque universitarie, di cui in sostanza ha confermato il percorso di riforma precedente, e quelle più perigliose della scuola, dove annunci, retromarce e precisazioni hanno caratterizzato la traversata. Sul fronte universitario il governo ha di fatto portato a compimento la riforma già in corso, anche se ha dato il via libera all’assunzione di alcune migliaia di professori e ricercatori. Bene l’annuncio di voler finalmente premiare il «merito», anche se le buone intenzioni non sempre hanno visto concretezza. Per la scuola (statale e paritaria) il bilancio lascia a desiderare: molti annunci, diverse retromarce (l’ultima in ordine di tempo le 24 ore settimanali per i docenti) e poche realizzazioni, tra cui il concorso per 11.500 posti di ruolo. (E.Le.)AMBIENTEIniziative positive e tagli pesantiBuone intenzioni, qualche decisione innovativa, ma anche tagli e ridimensionamenti. L’ambiente nell’epoca della spending review vive questa sorta di vita bifronte che si impersonifica nei ministri dell’Ambiente, Clini e in quello dello Sviluppo economico, Passera. Al primo, ad esempio, va ascritto il protagonismo positivo per l’emergenza rifiuti a Roma o per la questione Ilva, con l’emissione della nuova Aia molto più restrittiva per l’azienda in materia ambientale. Al secondo la predisposizione del Quinto Conto energia che mettendo mano agli incentivi per le rinnovabili, prima elargiti a manica larga, ha però messo in campo un eccesso di burocrazia che potrebbe rallentare il settore. Molto criticata, e non solo dagli ambientalisti, la decisione di riaprire le trivellazioni in mare. Sul tema dei rifiuti, dopo le denunce di Avvenire, il governo si è attivato coi ministri Cancellieri, Clini e Balduzzi e qualche risultato è visibile, soprattutto sul fronte dei controlli, ma si è in attesa di piani e interventi per bonifiche e salute. Su tutto incombono i tagli. Così, ad esempio, sono senza fondi per il prossimo anno sia la flotta navale antinquinamento del ministero dell’Ambiente che quella aerea antincendio della Protezione civile. Tagli con la scure anche per i Parchi, mentre sono stati parzialmente recuperati i fondi per il dissesto idrogeologico (679 milioni rispetto al miliardo stanziato nel 2009 e poi "scomparso"). Ma a causa del Patto di stabilità c’è il rischio che non si possano spendere. (A.M.M.)GIUSTIZIAL'Anticorruzione è legge. Tribunali, nuova mappaSul fronte del processo penale, il maggior risultato ottenuto dal governo Monti è la legge anticorruzione, entrata in vigore da qualche giorno. Si tratta di un provvedimento elaborato, con modifiche significative, sulla base del ddl Alfano: si punta a punire con maggiore severità la corruzione, anche con l’introduzione di nuove fattispecie di reato, come la "corruzione tra privati" , la "concussione per induzione" e il "traffico d’influenze illecite". Nel testo c’è anche la delega al governo per un decreto legislativo (in via di definizione) sull’incandidabilità dei condannati alle elezioni. Quanto all’amministrazione della giustizia, l’esecutivo ha esercitato la delega sulla razionalizzazione degli uffici giudiziari: tagliati 31 tribunali, altrettante procure, 220 sezioni distaccate di tribunale, 667 uffici del giudice di pace. Altro capitolo è la riforma della professione forense, in attesa del voto definitivo da parte del Senato. Nulla di fatto, invece, per ora, sulla riforma delle intercettazioni e sull’estensione delle pene alternative, ritenuta una delle soluzioni in grado di alleviare il sovraffollamento delle carceri. (D.Pao.)

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