lunedì 20 agosto 2012
​L'intervento del ministro per lo Sviluppo economico: «Abbiamo un ritardo produttivo e che può essere molto più grave dello spread». I sindacati: «Verso l'uscita dal tunnel? Ottimismo ingiustificato». IL MESSAGGIO DEL PAPA  
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​Dopo il presidente del Consiglio, Mario Monti, anche il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera esprime ottimismo. «L'uscita dalla crisi è vicina. Dipenderà molto da quello che si riuscirà a fare», ha dichiarato ai giornalisti presenti al Meeting di Rimini.Ottimista, ma con realismo. Dal palco del Meeting Passera non ha nascosto i problemi sulla crescita e sulla crisi. «La situazione è ancora un po' peggio di quello che uno potrebbe immaginarsi. E l'eredità di questi ultimi 20 anni di seconda Repubblica è davvero deludente».Nel corso del suo ampio intervento, Passera ha poi toccato diversi temi, a partire dall'esigenza di ottenere una maggiore produttività. «C'è un ritardo che stiamo accumulando e che può essere molto più grave dello spread ed è la produttività. Abbiamo almeno dieci punti da recuperare rispetto all'Europa». Una maggiore produttività, ha aggiunto  Passera, «ci permetterebbe di recuperare quell'enorme spread in termini di competitività di andare a redistribuire a imprese e lavoratori onesti».E sull'attività svolta dal governo dei tecnici ribadisce: «Abbiamo evitato il commissariamento del nostro Paese. Ora è superato ma dobbiamo sapere che ci siamo andati vicini». Appena il presidente del Consiglio Mario Monti si è insediato, ricorda, la prima cosa che ha fatto è stato salvare «l'indipendenza dell'Italia», evitare «il fallimento» con «forti e drastiche azioni strutturali e condivise. Quello che ha cambiato l'umore del mondo intorno all'Italia, infatti - conclude - è stata l'unità" delle istituzioni, della politica, delle forse sociali e della gran parte dell'opinione pubblica».

MONTI: LA FINE DELLA CRISI E' VICINAMario Monti vede avvicinarsi per l'Italia la fine della crisi. Al Meeting di Rimini, dove il “popolo di Cl” gli riserva un'accoglienza calorosa, il presidente del Consiglio si dice convinto che oggi il Paese si trovi in una situazione migliore di quella in cui versava lo scorso anno. E individua un «miracolo quotidiano» nella coesione dimostrata dai partiti che sostengono il suo governo.Se il presidente Napolitano, nel suo messaggio inviato al meeting,  chiede di individuare nuovi «modelli di sviluppo» per una crescita basata su «parametri di benessere attenti ai principi di equità e solidarietà», dando «fiducia ai giovani»  il premier sottolinea che il governo lavora per «scrostare il potere corporativo» e conferma l'impegno contro l'evasione fiscale «per far recuperare ai cittadini la fiducia nello Stato». Esprimendo, prima di chiudere con una citazione di De Gasperi, un auspicio: «Spero che quando si guarderà al lavoro fatto, si possano vedere non solo che l'Italia non sia scivolata a sud-est, per avvicinarsi a un altro grandissimo paese d'Europa oggi in difficoltà, ma anche perché si stanno mettendo semi per rendere la società italiana più normale, più guardabile in faccia e più ispiratrice di fiducia».

 Ai giovani ciellini il professore confida che quello della fine della crisi è un  momento che «per certi versi» vede avvicinarsi. «Un anno fa pensavamo meno di oggi di essere in crisi ma credo che lo fossimo di più», sottolinea, confermando che «la crescita è il cuore dell'attività del governo». Perchè i provvedimenti finora varati, anche se non sufficienti a far ripartire l'economia, hanno risollevato la fiducia dei mercati verso l'Italia . Per questo, il professore invita a guardare all'Euro come una risorsa e non come un handicap: la moneta unica «è - puntualizza - il pinnacolo della costruzione europea, è come la Madonnina sul Duomo di Milano: sarebbe una tragedia se diventasse, per incapacità nostra, un fattore di disgregazione che rianima i pregiudizi del Nord contro il Sud e viceversa». E per questo invita a «fare attenzione» agli alleggerimenti del fisco, «perchè poi ad essere gravato sarebbe l'intero paese».  Il premier, al suo quarto incontro con i seguaci di don Giussani, rende merito alla coalizione 'Abc' che lo sostiene a Palazzo Chigi. «Questo non è un momento di grande popolarità per le forze politiche in Italia ed altrove. Ma noi abbiamo il miracolo quotidiano di forze politiche, soprattutto tre: negli ultimi anni hanno dedicato grande attenzione, tempo e risorse a combattersi, e non era facile prevedere che quelle stesse forze avrebbero avuto un soprassalto di responsabilità». Sicuro di questo sostegno, Monti indica nella lotta all'evasione fiscale una stella polare. «Un impegno straordinario e forse sgradevole contro l'evasione fiscale fa parte del recupero di fiducia dei cittadini verso lo Stato e dei cittadini fra loro».Un'operazione di valori, dunque, che per il presidente del Consiglio parte anche dal linguaggio: per questo chiederà alla Rai di «non fare usare più  l'aggettivo “furbi” nei servizi dei tg che descrivono la lotta contro l'evasione». Perché, ammonisce, «non si possono trasmettere neppure in modo subliminale disvalori che distruggono la società italiana». E allora, avanti tutta sulla crescita, con misure che Corrado Passera domani ha l'incarico di illustrare al popolo di Cl. Una crescita che, dice, «è il risultato non del pompaggio di denaro pubblico nell'economia, come nel passato tante volte ci si è illusi, ma è soprattutto la rimozione di ostacoli strutturali». SINDACATI: «OTTIMISMO INGIUSTIFICATO»La crisi economica sta finendo? Tutt'altro: il Paese «è in una situazione disastrosa». Raffaele Bonanni, numero uno della Cisl, critica l'ottimismo espresso da Mario Monti e Corrado Passera al Meeting di Rimini: «La fine della crisi - spiega - la vedremo solo quando tutti tireranno da una sola parte per affrontare i nodi che abbiamo di fronte». Per Luigi Angeletti, segretario generale della Uil è «senza fondamento» pensare che la ripresa sia dietro l'altro. Così come Elena Lattuada, segretario della Cgil: «Uscita dal tunnel? I dati nostri e di Confindustria ci dicono tutto il contrario».LO SPREAD RISALEIntanto, lo spread tra Bpt decennali e Bund equivalenti risale a quota 427, dopo aver toccato un minimo di 417 punti. La risalita arriva dopo il no di Berlino all'ipotesi che la Bce possa fissare un tetto ai rendimenti dei titoli pubblici, oltre il quale acquisterà bond.

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