mercoledì 12 dicembre 2012
Botta e risposta a distanza sul differenziale Btp/Bund, fra il Cavaliere («Un imbroglio») e il premier («Falso che non dipenda dai governi»). Le reazioni dei leader politici, da Casini a Vendola (di Roberta D'Angelo).
L'Italia è ritornata in gioco (ma che orrore in India) di Vittorio E. Parsi
Il salvataggio è riuscito (tra coraggio, sviste e impacci) di Leonardo Becchetti
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Si apre quasi in contemporanea su Rai1 e Canale5 la campagna elettorale, e a fare da protagonisti il premier e il suo predecessore, mentre sullo sfondo, nelle stanze delle segreterie, i partiti si organizzano per la sfida elettorale quanto mai vicina. Ad aprire il fuoco, Silvio Berlusconi sulla tv ammiraglia di Mediaset. L’attacco viene sferrato allo spread, che il Cavaliere definisce un "imbroglio, non se ne era mai sentito parlare, se ne sente parlare solo da un anno. Cosa ci importa di quanti interessi il nostro debito pubblico paga a chi investe nei nostri titoli rispetto a quello che pagano gli investitori che investono nel debito pubblico tedesco?", si chiede. E giù con la ricostruzione del significato di questo termine, divenuto un po’ l’incubo degli italiani, grandi e piccini, stando a quanto riferisce sulla tv ammiraglia del servizio pubblico Mario Monti. Il Professore sveste i panni del tecnico e prende un volto molto più umano, mentre racconta del nipotino che a scuola viene soprannominato “Spread”. Poi però si fa serio, e senza mai nominare Berlusconi, dice di essere "molto preoccupato" per l'andamento del differenziale e chiarisce che quanto fanno i governi non è affatto secondario riguardo alla tenuta dei titoli del debito. "Dobbiamo stare molto attenti e anche spazzare via alcuni miti, come quello secondo il quale ciò che un Paese fa non avrebbe rilievo per il proprio spread e che sarebbero solo gli interventi della Bce a muoverlo". Una replica indiretta, con la certezza di essere compreso dagli italiani, tutt’altro che "degli sciocchi e degli sprovveduti". Il resto è "populismo", dice. "Ogni periodo elettorale ha dato luogo a una tendenza di chi chiede il voto ai cittadini volendo iper-semplificare le cose e presentare soluzioni un po' magiche quasi per seguire i loro istinti viscerali e non per fare quello che l'uomo politico, non diciamo lo statista, deve fare: prospettare un futuro ai cittadini e non promettere ciò che non può essere mantenuto. È importante che ci sia questa autodisciplina da parte di tutti anche per non creare fratture con l'Europa e per non trattare i cittadini come sciocchi".Parole dure, che non risparmiano la critica del Cavaliere al suo governo, per aver peggiorato "tutti gli indicatori economici".  Monti insiste: "Sarei felice di apprendere da qualcuno come sarebbe stato possibile quest'anno salvare l'Italia finanziariamente dal destino greco e intanto farla crescere a ritmo veloce. Quella ricetta sarebbe stato opportuno trovarla qualche anno prima quando per di più non c'era da curarsi della grande difficoltà finanziaria".Ma sono in molti a criticare Berlusconi, mentre dalla Germania ancora una volta Angela Merkel rinnova la sua fiducia a Monti. Da Confindustria, con lo stesso Squinzi, ai ministri che si accingono a scendere nell’agone politico, fino a chi nell’agone già ci sta, come il segretario del Pd e il leader dell’Udc. "Ritengo che lo spread sia preoccupante e che certamente sia necessario discutere con la Germania da amici, da pari a pari ma in modo amichevole", ragiona Pier Luigi Bersani, alle prese con un problema non di poco conto: le liste dei democratici. I tempi stretti della campagna elettorale non consentono al Partito democratico di fare le primarie, che avrebbero ovviato alla mancata riforma della legge elettorale, per ridare la parola ai cittadini, come Bersani aveva auspicato. Ma il segretario non si arrende e studia un meccanismo per fare in modo che la scelta dei candidati non venga calata dall’alto. In attesa della Direzione che metterà nero su bianco un sistema inedito, la battaglia interna imperversa. Un’altra spina nel fianco di Bersani è quella dell’alleato Nichi Vendola, con il quale il segretario democratico è certo di vincere le elezioni, "anche al Senato" e di essere autosufficiente. Il governatore pugliese, infatti, lancia l’aut aut: "Se c’è l’agenda Monti, io non ci sono". Il messaggio bersaniano, allora, vuole rassicurare il leader di Sel, che non vuole stare con il "Centro", proprio perché "il centro vuole proseguire con l’agenda Monti".Non meno problemi si registrano nel Pdl. Il gruppo che nell’europarlamento fa capo al Ppe è in forte fibrillazione. Mario Mauro si sgancia definitivamente dal Cavaliere e a fianco del capogruppo Joseph Daul considera "un grave errore far cadere il governo Monti". Aria di scissione, che si ripercuote su Roma. L’Udc resta a guardare gli eventi in casa degli ex alleati e intanto Pier Ferdinando Casini annuncia una sorpresa nella "calza della Befana", Una lista, "un’offerta politica diversa che sta tra Bersani e Vendola e la proposta neopopulista di Berlusconi e della Lega". Ancora un mistero, però, sul ruolo (eventuale) di Mario Monti.
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