mercoledì 6 marzo 2013
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Il taxi di Matteo Renzi che dalla stazione punta a Palazzo Chigi disintegra in pochi istanti il delicato equilibrio raggiunto il giorno prima nel Pd, quando il sindaco di Firenze aveva disdetto l’incontro con i suoi 50 parlamentari alla vigilia della Direzione. Mario Monti è lì che lo aspetta. E anche questo suona molto stonato qualche centinaio di metri più in là, a Largo del Nazareno. La mossa a sorpresa dei due anticipa sui tempi gli incontri con i leader dei partiti, fissati in settimana dal premier per concordare la linea europea in vista del vertice Ue. E appare poco credibile Matteo Renzi che si schermisce e rifiuta l’immagine di chi vuole scavalcare il segretario del Pd in difficoltà: la sua visita a Palazzo Chigi, dice il sindaco di Firenze, è stato «un incontro istituzionale» previsto da tempo. Una tesi che lascia molti scettici nel suo partito. Di fatto, mentre Mario Monti fissa gli appuntamenti in agenda con Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi, e mentre Beppe Grillo si defila, pronto a disertare il pre-vertice europeo (forse manda i capigruppo), l’ingresso in scena del sindaco rottamatore quanto meno accende i riflettori su quello che viene accreditato come il successore di Bersani e il prossimo sfidante del comico genovese.Renzi conferma la sua presenza oggi alla Direzione, chiamata a dare mandato a Bersani di chiedere l’incarico a Napolitano. Il sindaco di Firenze continua a tenere i panni dello sconfitto alle primarie, e dunque non intende intralciare il progetto del leader pd, pur non condividendolo. Ma suscitano curiosità i tanti incontri romani di ieri e il fatto che abbia valutato la situazione in ben due ore di colloquio proprio con Monti, tornato in auge come il tecnico più quotato per proseguire l’azione di governo in questa fase, ma anche come ago della bilancia degli equilibri sulla scelta del presidente del Senato. Renzi sa che deve avere pazienza e tornare alle urne oggi potrebbe anche riaprire la battaglia con Bersani. Meglio per lui attendere ancora, magari alla presenza di un governo che riallacci i fili spezzati con l’Europa, e depotenzi con una politica di rilancio il voto di protesta a Grillo.Monti, invece, continua a guardare all’Europa. E fissa in agenda il faccia a faccia con Bersani domani alle 17 e con Berlusconi venerdì. A entrambi, ma anche a Grillo se dovesse ripensarci, il premier uscente vuole mostrare un documento in cui si chiede al Consiglio europeo del 14 e 15 marzo di allentare la morsa al nostro Paese, di puntare sulla crescita e sull’occupazione. Dai tre Monti vorrebbe un mandato a rappresentare l’Italia. Se dovesse arrivare, comunque, pieno o azzoppato, resta la pressione dell’Ue perché il nostro Paese abbia un governo con pieni poteri.
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