giovedì 14 dicembre 2017
Il presidente della Pontificia Accademia per la vita: la persona va sempre seguita con attenzione, cure palliative, nutrizione, idratazione, igiene.
Monsignor Vincenzo Paglia (Siciliani)

Monsignor Vincenzo Paglia (Siciliani)

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Nel giorno in cui il biotestamento è diventato legge, coincidenza, si tenuta la giornata celebrativa dei 30 anni della Antea Associazione Onlus, dal titolo "Le Cure Palliative: un diritto da garantire".
Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, non ha mai citato la norma approvata in Senato nel suo intervento su "Il valore di offrire Cure Palliative nella società di oggi" ma ha sostenuto l'ammissibilità «dell'astensione dalle terapie, quando queste non siano più adeguate da un punto di vista dell'indicazione medica», ma ha sottolineato che «ciò però non deve essere confuso con forme di eutanasia omissiva».

E ha ribadito con forza che «soprattutto, anche qualora le terapie attive si rivelassero oramai inefficaci o sproporzionate, si dovrà comunque sempre continuare a prendersi cura del malato, attraverso l'adeguata palliazione dei sintomi e l'attenzione alla sua persona e a i suoi bisogni attraverso la cura della nutrizione, dell'idratazione e dell'igiene». Insomma, il malato «deve restare vivo fino alla morte, e non morire socialmente prima che biologicamente». E «di fronte alle derive eutanasiche di oggi», la Chiesa «spinge a continuare ad aiutare il malato nel momento in cui la morte si approssima. Insomma, una cosa è aiutare a morire e altra cosa farlo morire. La vera dignità è quella che prova la persona fragile, malata, quando viene curata con delicatezza, tatto e accompagnata con affetto e generosa attenzione».

Rivolto ai medici partecipanti all'incontro Paglia ha detto: «Voi palliativisti, siete i Buoni Samaritani che si chinano sull`altro nel momento più difficile della vita e quando la fragilità della condizione umana è più pronunciata». È necessaria una scienza medica che "non fallisca nel prendersi cura del malato" dunque attenta "alla dimensione esistenziale che si manifesta nel bisogno di relazioni umane concrete, di accompagnamento, di significato della vita, di senso della sofferenza e della stessa morte che si avvicina".

«Ben altra cultura», quindi, di fronte alle derive eutanasiche di oggi «è quella che spinge a continuare ad aiutare il malato nel
momento in cui la morte si approssima. Insomma, una cosa è aiutare a morire e altra cosa farlo morire. La vera dignità è
quella che prova la persona fragile, malata, quando viene curata con delicatezza, tatto e accompagnata con affetto e generosa
attenzione».

Nel corso dell'evento, Vincenzo Paglia ha anche illustrato ai presenti il progetto "Palliative Life" (Pal-life) della Pontificia Accademia per la Vita, sviluppato a partire dal discorso di Papa Francesco alla Pontificia Accademia nel 2015. È al lavoro un gruppo di studio internazionale per promuovere l'attenzione delle realtà ecclesiali sulle Cure palliative e porsi come interlocutore delle istituzioni accademiche e delle realtà scientifiche, nella promozione delle cure palliative nel mondo. In particolare si sta lavorando a un "White Paper for global palliative care advocacy" che sarà ufficialmente presentato in un congresso in programma nel prossimo febbraio.

"Il 28 febbraio e il 1/o marzo prossimi - ha specificato monsigno Paglia - celebreremo a Roma il primo congresso internazionale del Progetto Pal-life. Il titolo
dell'evento è: Palliative Care: everywhere & by Everyone. PC in every region. PC in every religion or belief. Si esploreranno temi come: il valore delle cure palliative per la medicina, l'assistenza sanitaria e la società; la diffusione e i modelli di cure palliative nel mondo; il contributo delle differenti fedi religiose e della cura spirituale nell'accompagnamento al morente; le implicazione politiche ed economiche della diffusione e implementazione delle cure palliative".



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