mercoledì 6 luglio 2022
«Si sono sparate sentenze senza avere prove. E ora nessuno ci chiederà scusa», commenta il presidente dell’Ana Favero
L'adunata degli alpini a Rimini, 8 maggio 2022

L'adunata degli alpini a Rimini, 8 maggio 2022 - ANSA/UFFICIO STAMPA COMUNE DI RIMINI/RICCARDO GALLINI

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Difficile identificare gli autori delle presunte molestie e, dopo poco più di due mesi, la Procura della Repubblica di Rimini chiede l’archiviazione. Il caso è quello che ha fatto discutere l’Italia ed è scaturito dalla denuncia presentata da una ventiseienne riminese che si era sentita oggetto di attenzioni moleste, appunto, da parte di tre uomini durante l’adunata degli Alpini, lo scorso maggio, a Rimini. La richiesta di archiviazione, confermata dalla procuratrice capo, Elisabetta Melotti, riguarda un fascicolo d’indagine iscritto con l’ipotesi di molestie e contro ignoti. Autori ignoti che tali sono rimasti e per i quali «la non identificazione» ne ha prodotto la richiesta di archiviazione da parte della Procura.

«Con grande amarezza dico che invece di generalizzare su un’intera associazione che ha dimostrato in tutti questi anni i suoi valori e i suoi ideali bisognerebbe essere più cauti. Invece, purtroppo, si sparano sentenze senza avere alcuna prova e poi non si ha neanche il coraggio di chiedere scusa». Così,

il presidente dell’Associazione nazionale alpini, Sebastiano Favero

, commentando «amareggiato» la decisione della procura.


«Non sono stupita della richiesta di archiviazione – ha, invece, detto l’avvocato che rappresenta la vittima e che preferisce mantenere il riserbo –. Nella denuncia abbiamo dato tutti i dati in nostro possesso ma è ovvio che tra tante persone presenti quel giorno in piazza a Rimini identificare i tre autori è un’impresa alquanto difficile. Restiamo convinti che la denuncia era doverosa perché non si è trattato di un semplice apprezzamento, ma la mia cliente è stata strattonata e tirata. Le hanno messo le mani addosso. Come ho già detto è stato doveroso esercitare il diritto, quello di denunciare una condotta molesta. Nulla quindi contro il corpo degli Alpini».

L’identificazione dei tre uomini con cappello da alpino quindi sarebbe stata resa difficile sia per la presenza di molte persone nello stesso luogo nello stesso momento, sia per la copertura solo parziale delle telecamere di sorveglianza della zona di piazzale Fellini. Inoltre l’unica testimone oculare, un’amica della 26enne, non sarebbe stata in grado di riferire particolari utili all’identificazione degli autori delle molestie e così pure la vittima. Secondo quanto denunciato dalla ragazza ai carabinieri immediatamente dopo i fatti del 7 maggio scorso e poi con denuncia querela presentata tramite legale, mentre si trovava a passare attraverso un gruppo di alpini sarebbe stata strattonata e attirata verso un gruppo di tre uomini con frasi sessualmente allusive, il cosiddetto “catcalling”.


La 26enne aveva denunciato questo comportamento, a suo dire scorretto, anche attraverso i social il suo appello era stato raccolto dall’associazione di donne “Non una di meno” di Rimini che aveva raccontato di centinaia di segnalazioni simili durante l’adunata che a maggio ha portato in Riviera oltre 90mila alpini. Un’altra segnalazione simile sarebbe arrivata poi al sito della polizia YouPol ma non sarebbe stata formalizzata, né la denunciante identificata.

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