giovedì 30 marzo 2017
La Procura ha notificato a Mogavero e altre sei persone l'avviso di conclusione delle indagini durate due anni
Il vescovo di Mazzara del Vallo Domenico Mogavero

Il vescovo di Mazzara del Vallo Domenico Mogavero

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Il vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero ha ricevuto dalla Procura la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini a suo carico, durate quasi due anni. Sono due le accuse mosse nei confronti del prelato: la prima per truffa e l'altra per appropriazione indebita. "Chiederemo un interrogatorio del vescovo per chiarire quanto oggi viene contestato dalla Procura di Marsala". Lo ribadiscono gli avvocati Stefano Pellegrino e Nino Caleca che difendono il vescovo. L'avviso è stato notificato ad altre sei persone.

Si tratta di vicende già note
. "La prima vicenda - spiegano i legali - ha avuto inizio con la richiesta e l'ottenimento dei finanziamenti alla Regione Sicilia e alla Cei da parte del vescovo Calogero La Piana". Secondo gli avvocati: "I fatti risalgono al 2005, allorquando la Regione concesse il contributo di 1.363.415 euro e, nel febbraio 2007, la diocesi ottenne il finanziamento di 1.474.000 euro da parte della Conferenza Episcopale Italiana per la realizzazione del complesso parrocchiale San Lorenzo a Mazara del Vallo. In particolare, secondo l'accusa, il vescovo La Piana prima e, successivamente, nel corso della realizzazione dell'opera il vescovo Mogavero, non avrebbero comunicato alla Cei il contemporaneo finanziamento della Regione". Ancora, secondo l'accusa, tutto ciò avrebbe determinato la sospensione, o comunque la riduzione, dell'importo finanziato. "Però - dicono sempre i due avvocati - la Cei non è stata mai tratta in inganno perché, anche se fosse stata portata a conoscenza del contestuale contributo regionale, avrebbe ugualmente concesso l'ulteriore finanziamento". "Peraltro, la stessa Procura dà atto, per averlo accertato, - afferma la difesa - che nessuna somma è stata oggetto di appropriazione da parte del vescovo Mogavero o degli altri indagati, dato che tutte le somme erogate, sia quelle regionali che della Cei, sono state impiegate regolarmente nella realizzazione dell'opera".

Anche la seconda inchiesta è già nota. "Il reato di appropriazione indebita, invece, viene contestato perché il vescovo si sarebbe appropriato di 185 mila 600 euro, vicenda per la quale già in una prima fase sono stati prodotti documenti e relazioni a difesa - spiegano i due legali - in particolare, in relazione alla vicenda meno chiara relativa a un bonifico di 100 mila euro, del quale il vescovo contabilmente sarebbe stato il beneficiario, è stato provato, accertato e documentato tramite il codice Iban che il suddetto bonifico risulta addebitato sul conto diocesano acceso presso la Banca Prossima e accreditato regolarmente a Ernesto La Magna (artista che ha realizzato le opere sacre nella nuova chiesa madre di Pantelleria, ndr) sul conto corrente dallo stesso aperto presso la Banca Monte Paschi di Siena - e non su quello del vescovo come dice l'accusa - quale acconto per le spettanze dovute per le opere realizzate per la chiesa di Pantelleria. Si è trattato di un mero errore di redazione della scrittura contabile effettuata da altri". Secondo gli avvocati Pellegrino e Caleca: "È risultato provato, accertato e documentato da una relazione dettagliatissima che mai il vescovo si sia appropriato o abbia sottratto, a qualsiasi titolo, alcuna somma di denaro o di altre utilità".

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