martedì 5 ottobre 2010
Grave la giovane massacrata dal padre (che ha ucciso anche la moglie) perché rifiutava nozze combinate.
COMMENTA E CONDIVIDI
Un orrore già visto. Culminato con una donna uccisa, stavolta una madre, sacrificatasi al posto della figlia che rifiutava un matrimonio combinato. La tragedia di domenica a Novi di Modena fa tornare alla mente i volti di Hina, di Sanaa, le altre giovani vittime dei delitti cosiddetti “d’onore”. Ma stavolta rimarrà negli occhi il volto di una madre coraggio. Che ha trovato la forza di sfidare un padre e un fratello acciecati dall’integralismo e da un odio incomprensibile, pronto a rivoltarsi contro il proprio stesso sangue. E che ha perso la vita per difendere sua figlia.Tutto è nato da un litigio, l’ennesimo, nella famiglia pachistana di Hamad Khan Butt. L’uomo, 53 anni, voleva la giovane figlia ventenne Nosheen sposata con un uomo del loro Paese. Nonostante in Italia, lui e i suoi, vivessero da anni. E nonostante il permesso di soggiorno, i buoni rapporti di vicinato, il lavoro da saldatore e lo stipendio sicuri. Così domenica si è tornati sull’argomento, nel giardino di casa, una tranquilla località nel Modenese. Il fratello di Nosheen si arrabbia, perde la testa: con una spranga di ferro attacca la sorella, la picchia a sangue. La madre, Shahnaz Begum, si precipita fuori, cerca di mettersi in mezzo: lei, la sua Nosheen, l’aveva sempre difesa, tanto che si era anche recata dai carabinieri, per spiegare cosa accadeva al chiuso delle mura di casa, anche se non aveva sporto denuncia. A quel punto interviene il padre: si avventa sulla consorte, la colpisce ripetutamente con un mattone.Ora Nosheen è in coma farmacologico: è stata operata domenica, nel tardo pomeriggio per un trauma cranico maggiore ed è ricoverata in terapia intensiva al Nuovo Ospedale S. Agostino- Estense di Modena, con una prognosi è riservata. Sua madre, invece, non ce l’ha fatta. Al momento del delitto e del ferimento della giovane, tra l’altro, gli altri tre figli della coppia – due ragazzi e una ragazza tra i 14 e i 17 anni – erano fuori casa: i tre minorenni sono stati affidati a una struttura di assistenza.Durissime reazioni nel mondo politico e istituzionale, a cominciare da quella del ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, che ha chiesto di essere ammessa come parte civile nel processo contro l’uomo e il figlio: «Anche questo è un modo per essere vicina alle giovani immigrate. Chi compie violenze e abusi contro le donne, chi addirittura pensa di disporre della loro vita, non può e non deve trovare accoglienza nel nostro Paese».Sulla vicenda è intervenuto con una nota anche il vescovo di Carpi, monsignor Elio Tinti: «Il rispetto dovuto per le altre religioni e culture con cui oggi siamo chiamati a confrontarci, non può lasciarci indifferenti rispetto a tradizioni che offendono la dignità umana, nello specifico della donna, troppo spesso vittima mortificata e umiliata». «La tentazione dello scoraggiamento – ha poi aggiunto il presule – viene a chi pensa che davanti al male non ci sia nulla da fare. In realtà siamo chiamati tutti a far emergere il bene che vogliamo, che cerchiamo e che abbiamo dentro di noi».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: