domenica 14 giugno 2015
Orfini: stop alle polemiche per negare l'ipotesi commissariamento. Sul Comune resta l'incognita legata alla relazione dei 3 ispettori.
COMMENTA E CONDIVIDI
Una mediazione sul caso-Giubileo è vicina, ma non c’è pace per Roma. Martedì arriverà tra le mani del prefetto Franco Gabrielli la relazione (salita a circa mille pagine) degli ispettori Marilisa Magno, Enza Caporale e Massimiliano Bardani, incaricati di verificare quanto 'Mafia Capitale' si sia infiltrata nell’amministrazione comunale. Un documento politicamente pesantissimo dal quale nasce l’iter che porterà il Consiglio dei ministri, a fine luglio, a pronunciarsi sul commissariamento (o meno) della Capitale. La spinosa vicenda della nomina di un commissario per gestire il Giubileo, dunque, va verso una soluzione. Dopo le fibrillazioni sull’asse Renzi-Marino-Orfini, è proprio il presidente del Pd (e commissario del partito romano) a indicare la strada che sarà seguita: «Non c’è un commissariamento ma un coordinamento tra soggetti istituzionali su mobilità, sanità e sicurezza, il modello sarà quello dell’Expo in cui la Prefettura coordinava un tavolo. C’è qualcuno che si deve occupare di mobilità e accoglienza, il Comune, qualcuno che deve affrontare il tema dell’offerta sanitaria, la Regione, qualcuno che si deve occupare di sicurezza, la Prefettura». Insomma, sparisce la parola 'commissario' invisa al sindaco di Roma, ma resta la leadership di fatto di Gabrielli, che Renzi pretende per gestire al meglio l’afflusso di pellegrini. Si aspetta a giorni il provvedimento del governo con lo sblocco dei fondi per le opere necessarie al decoro urbano e a potenziare i servizi, tra i 400 e il 600 milioni, quasi tutti postati sul 2016. Ma la vera rogna è dietro l’angolo. I tre 'ispettori' mandati da Gabrielli hanno completato un lavoro mastodontico ufficio per ufficio, appalto per appalto. Le mille pagine di relazione non fanno presagire molto di buono. Tuttavia la decisione su un eventuale commissariamento non è tecnica, ma politica. Il prefetto di Roma si prenderà 45 giorni per valutare le carte e manderà un parere al ministro dell’Interno. Poi il dossier arriverà in Cdm, e lì in modo collegiale sarà deciso se Roma deve passare in 'amministrazione controllata'. Molto dipenderà da quanto hanno scritto Magno, Caporale e Bardani, e da quanto trapelerà sulla stampa nei prossimi giorni. Il Pd sinora è stato compatto sulla linea di dare fiducia a Marino ed evitare il commissariamento. Ieri anche due big della vecchia guardia, Pier Luigi Bersani e Rosy Bindi, hanno provato a puntellare il sindaco pur spendendo parole pesanti sulla situazione nella città. «A Marino ho già detto in privato tutto quello che c’era da dirgli – spiega l’ex segretario Pd – . Ma fa veramente male vedere quanta miseria umana, quanto malaffare ci sia attorno alle politiche sociali, uno spregio incredibile. Sono sicuro che Marino opererà per il meglio». Anche Bindi auspica che non ci sia commissariamento, anche se, spiega, ««se ci sono le condizioni il Comune va sciolto, altrimenti non potremo sciogliere altro». In realtà giorno dopo giorno la difesa di Marino è più blanda. E soprattutto giorno dopo giorno è più incerto Renzi. Il quale su diverse questioni riguardanti giustizia e politica sta seguendo la linea di «leggere le carte ». Se le carte della Prefettura dovessero parlare di un’infiltrazione troppo pesante del malaffare, allora il premier, oramai se ne è convinto, non può far altro che sciogliere il Consiglio comunale.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: