Un regalo al premier proprio mentre le guance ancora bruciano per le sberle è inopportuno. E una mozione di sfiducia che – per dirla con l’udc Roberto Rao – potrebbe «regalare una vittoria a Berlusconi anche se risibile» avrebbe poco senso. Ne è certo Pier Ferdinando Casini, e appare altrettanto sicuro Antonio Di Pietro, entrambi decisi a non sostenere eventuali documenti del Pd in vista della verifica del 21 e 22.Molta acqua è passata sotto i ponti dalla vittoria berlusconiana del 14 dicembre e ora le opposizioni si sono fatte più prudenti: appoggiati ai risultati delle amministrative e dei referendum, ritengono che non c’è bisogno di forzare i tempi.Così il documento proposto dai democratici, come «base di discussione» per il prossimo appuntamento parlamentare non convince né il leader dell’Udc né quello dell’Italia dei valori. Di Pietro si sfila senza pensarci troppo: «Presentare una mozione di sfiducia con questi Giuda che si vendono per trenta denari finirebbe per legittimare un governo che nel Paese è delegittimato», taglia corto.E di fronte alla bocciatura anche dell’ex presidente della Camera che lo considera «inutile», il Pd invita a riflettere: «La palla è nel loro campo», e sarà da Pontida che arriverà il segnale, ricorda il segretario democratico. Tanto più che, secondo la capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro, se si dovesse arrivare a una risoluzione della maggioranza, a quel punto il Pd potrebbe presentare un documento su cui chiedere il voto.Ma Casini non ci crede. «Chi pensa che il governo cada in Parlamento su una mozione di sfiducia non ha capito nulla. La sfiducia al governo la voteremo di fatto nei prossimi giorni in Parlamento sul decreto sviluppo. Noi le cose inutili evitiamo di farle» , insiste. E nel suo ragionamento, Casini vede un’unica via di uscita per l’esecutivo, che comunque – dice – non lo riguarda. Si tratterebbe di «fare un atto di coraggio sostituendo il presidente del Consiglio». Ma in ogni caso lui non sarebbe della partita: «L’Udc sta facendo un’altra strada, il polo di centro».E la conferma arriva da Rocco Buttiglione, per il quale «la crisi è andata troppo avanti rispetto alla fine dello scorso anno: Alfano o Formigoni o altri personaggi validi non bastano più». Né il Pdl senza Berlusconi ha un grande futuro, per il presidente dell’Udc che propone piuttosto «la riorganizzazione del polo moderato».Una risposta a quel Pd che continua a chiamare e al quale Casini non chiude ancora definitivamente la porta in faccia. Ma Bersani è deciso a capitalizzare i risultati della "tripletta" e si sente in sella. Anche all’interno di un partito dominato fino a qualche tempo fa da correnti contrarie. E allora il leader democratico delinea la strategia di largo del Nazareno e va dritto per la sua strada. A tentare di frenarlo è Di Pietro, che lo invita a smettere di «inseguire Casini come fosse una bella donna». Anche perché, ragiona l’ex pm, «i matrimoni si fanno in due, non si fanno in tre. Fino a quando resta terzo, non può far parte di uno dei due poli. Quindi qualcuno glielo ha chiesto a Casini se vuol fare parte del centrosinistra o del centrodestra?».