sabato 14 maggio 2016
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Il segretario dell’Associazione magistrati: «Clima più sereno. Ecco le nostre proposte» «Noi magistrati non siamo i moralizzatori della società. E non abbiamo nessun obiettivo di natura politica. Non ci occupiamo di fenomeni, ma di fatti di reato. E quando esprimiamo valutazioni in materia di giustizia, offriamo un apporto tecnico. Il nostro unico obiettivo è il funzionamento della giustizia, al servizio dei cittadini. Non abbiamo altri fini...». Parla con tono pacato, il segretario generale dell’Associazione nazionale magistrati Francesco Minisci. Siamo negli uffici dell’Anm, al sesto piano del Palazzaccio di piazza Cavour, sede della Cassazione. Insieme al presidente Piercamillo Davigo e ai colleghi della nuova giunta, Minisci è reduce dagli incontri col Guardasigilli Andrea Orlando, col vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e col presidente del Senato Pietro Grasso. Le scintille fra politica e magistratura dei giorni scorsi si sono esaurite? La generalizzazione sui 'politici che rubano', attribuita al presidente Davigo, non è corretta e lui stesso l’ha precisato subito. Pure la vicenda Morosini è rientrata. C’è un rinnovato clima di serenità e dialogo. Abbiamo avuto la percezione che gli interlocutori istituzionali abbiano accolto la nostra disponibilità al confronto. La 'dialettica' riguarda anche la riforma della prescrizione, al vaglio del Senato? È un problema chiave. A nostro parere, non può essere risolto con una norma che allunghi meramente i tempi di durata dei processi. Così la situazione non migliora o può peggiorare... E cosa proponete per migliorarla? La prescrizione è un principio di civiltà giuridica imprescindibile. Ma per arrivare presto a sentenza, che sia condanna o assoluzione, serve una struttura che favorisca la velocizzazione dei processi. Parlo di interventi, per lo Stato, a costo zero... Può farci alcuni esempi? Se il destinatario di un atto è difficilmente raggiungibile, passano mesi o anni fra un’udienza e l’altra, tempo regalato alla prescrizione. Allora perché non notificare direttamente l’atto presso lo studio del suo avvocato difensore? Seconda proposta: è previsto che tutti e tre i giudici che hanno seguito il dibattimento, debbano partecipare alla sentenza. Se uno di essi, prima, viene trasferito o va in pensione, il dibattimento inizierà da capo, regalando un altro paio d’anni alla prescrizione. E come si potrebbe ovviare? L’articolo 190 bis del codice di procedura penale prevede, per reati di allarme sociale come mafia o pedopornografia, che in caso di rimpiazzo di un giudice, si proceda comunque alla scrittura della sentenza. Perché non lo si estende a reati come la corruzione? Inoltre, l’Anm propone anche di sospendere il decorso della prescrizione in concomitanza col rinvio a giudizio o, quantomeno, con la sentenza di primo grado. Poi, il rito d’appello andrebbe rivisto: c’è chi, consapevole del divieto della reformatio in pejus e dei tempi lunghi, fa appello per provare a maturare la prescrizione. Confrontiamoci su un possibile 'filtro' per le domande o sulla possibilità, per il giudice di secondo grado, d’innalzare la pena. Non dev’essere un tabù. E gli organici dei magistrati? La redistribuzione delle piante organiche è vitale. Ci sono giudici che scrivono 400 sentenze l’anno. Se sul ruolo hanno 1.200 fascicoli, i rinvii saranno a un anno e mezzo. Ora nel tribunale di Roma ci sono oltre 30mila processi fermi e altrettanti in Corte d’Appello, in attesa che i giudici riescano a fissare le date d’udienza. Infine, è tempo di colmare, ma non a costo zero, la carenza di personale amministrativo, stimata sul 50%... In una lettera alle istituzioni, diversi sindaci si dicono preoccupati per le recenti inchieste giudiziarie. Cosa ne pensa? Rispetto quelle preoccupazioni, ma non credo che sia una situazione di cui la magistratura si possa far carico. Non ci occupiamo di fenomeni, ma di reati. E non siamo moralizzatori. La preoccupa il proliferare di episodi di corruzione? La corruzione è un problema grave. L’amministratore o il politico corrotto tradisce il rapporto di fiducia col cittadino, che gli ha affidato la cosa pubblica. Inoltre è un reato sommerso: spesso viene scoperto per caso, attraverso un’intercettazione, nel corso di indagini su altri reati. Già, le intercettazioni. Anch’esse sono incluse nel ddl di riforma in Senato... Riteniamo che le norme processuali non debbano essere toccate. Ma, riguardo alla pubblicità, rilevanza e pertinenza di certe intercettazioni, può servire una normativa 'secondaria'. Le illuminate circolari dai capi di alcune procure, da Roma a Torino, fissano regole importanti: ad esempio, la polizia giudiziaria non deve trascrivere conversazioni non pertinenti alle indagini e, in caso di dubbi, deve chiedere al pm. È una base da cui partire per realizzare un protocollo comune a tutti gli uffici giudiziari. La campagna per il referendum costituzionale sarà accesa. Non temete che interventi pubblici espongano le toghe a strumentalizzazioni? Il cittadino-magistrato non è inferiore ad altri cittadini: se lo ritiene, deve poter esprimere il proprio pensiero. Naturalmente, l’opportunità di farlo è rimessa al singolo, che dovrà valutare in quali forme esercitare la libertà di manifestazione del pensiero. L’Anm fisserà dei paletti? Sabato ne discuteremo nel Comitato direttivo centrale, il nostro 'parlamentino'. In quella riunione l’Anm prenderà una decisione sull’atteggiamento da tenere in merito al referendum. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il magistrato Francesco Minisci
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