venerdì 18 dicembre 2015
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Due proiettili di kalashnikov e una lettera in arabo con scritte minatorie e inneggianti Allah, con tanto di marchio Daesh. La busta è stata recapitata ieri al ministro della Giustizia, Andrea Orlando. «Entreremo a Roma e taglieremo la tua testa» si legge nella missiva recapitata direttamente al ministero. La minaccia si chiude con le parole 'Allah akbar', ovvero 'Allah è grande'. La busta, con indirizzo in inglese - scritto con un normografo - sarebbe stata smistata a Fiumicino e da lì spedita in via Arenula. Non è la prima lettera di minacce indirizzata al Guardasigilli, ma è la prima con messaggio in arabo e con toni così gravi e minacciosi – un’altra lettera era stata recapitata sempre al ministro Orlando, solo un mese fa, ma conteneva minacce vaghe, scritte in italiano. E proprio su quella ricevuta ieri, più drammatica nei toni e vicina agli allarmi legati al terrorismo e ad attentati di matrice islamica, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo. Nel procedimento affidato dal procuratore capo Giuseppe Pignatone, all’aggiunto Giancarlo Capaldo, si ipotizza il reato di minacce. La Procura ha affidato delega investigativa per svolgere ulteriori accertamenti. Che sia una lettera diversa da quelle spesso inviate da mitomani con innocua polvere di petardo, lo si è capito subito. Certo è che dagli attentati di Parigi, Orlando non ha mai nascosto il suo impegno in prima linea soprattutto sul fronte della lotta al terrorismo, in particolare sui cosiddetti combattenti stranieri. Dalla presa di posizione sulla procura europea per le intercettazioni e la possibilità di tracciare i flussi finanziari delle cellule islamiche, fino al monitoraggio del diritto di culto nelle carceri italiane per contrastare il proselitismo estremo. La lotta al terrorismo passa anche dai vertici e dagli accordi siglati con i diversi paesi europei coinvolti dal massiccio flusso di migranti. Come quello che vede oggi impegnato a Tirana il ministro con il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti o come quello, di pochi giorni fa in Serbia. Intanto, numerose le manifestazioni di solidarietà al ministro per la lettera di minacce. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano ha telefonato per esprimergli il suo totale sostegno. «Lo conosco come persona determinata – ha affermato Alfano – e sono certo che queste inqualificabili minacce non rallenteranno il suo percorso». Anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha inviato un messaggio, mentre il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha telefonato dall’Afghanistan, dove si trova per una visita al contingente italiano. Messaggi di solidarietà anche dal Csm e da tutte le formazioni politiche, ai quali lo stesso ministro, poi in serata ha risposto, ringraziando. «Il nostro dovere è battere il terrorismo, difendendo i principi di libertà e uguaglianza che sono alla base della nostra convivenza civile – ha scritto su Facebook – Non saranno queste minacce a fermarci, chi vuole seminare paura non raggiungerà il suo scopo. Non reagiremo chiudendoci, ma continuando a dialogare e a confrontarci ». Non si ferma la lotta al terrorismo jahidista: Orlando oggi sarà a Tirana. Un nuovo segnale concreto per contrastare il fenomeno di quei combattenti con kalashnikov di ritorno dal Daesh.
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