domenica 15 maggio 2016
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Mentre i legali di Severino Antinori provano a smontare la versione della “donatrice” spagnola, gli inquirenti studiano i documenti sequestrati e si concentrano su ciò che non torna nell’inchiesta sul ginecologo e la sua clinica milanese Matris. Cercando i soldi, e riascoltando le deposizioni di una ventina di ragazze che accuserebbero Antinori. Un’indagine che già guarda all’estero, seguendo le tracce degli impegni professionali del ginecologo. Ieri il medico, agli arresti domiciliari e sospeso per un anno dalla professione, ha avvertito un malore. «Queste accuse sono fuori dal mondo, mi stanno uccidendo, mi sento come Enzo Tortora», ha detto appena rientrato ai domiciliari da un ospedale romano. «Certe accuse mi distruggono». La versione dei legali di Antinori ricostruisce alcuni passaggi. L’8 aprile scorso, tre giorni dopo l’intervento che la ragazza avrebbe subito per prelevarle gli ovuli affinché fossero impiantati ad altra paziente, la donna che ha dato il via all’inchiesta inviò una lettera per il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato da infermiera e il risarcimento per il danno subito, riservandosi contrariamente iniziative legali. Lo ha spiegato l’avvocato Tommaso Pietrocarlo, difensore del medico, secondo il quale ciò rappresenta «un’anomalia ». L’infermiera spagnola che ha denunciato la “rapina” di ovuli aveva firmato, secondo la difesa del medico, un modulo (a quanto pare in lingua italiana) di adesione al programma di ovodonazione, poi un consenso informato, «dopo aver avuto il supporto di uno psicologo che ne attestò la consapevolezza della scelta e la mancanza di problematiche». Gli avvocati, che hanno potuto leggere l’ordinanza d’arresto, sostengono che «dagli atti emerge inoltre che la donna avrebbe riconosciuto la sottoscrizione di due moduli molto dettagliati dell’11 e del 14 marzo e non quello del 5 aprile», giorno dell’intervento che la “donatrice” avrebbe subìto affinché gli ovuli fossero impiantati ad altra paziente. I carabinieri accorsi dopo che la ragazza contattò il 112 hanno messo a verbale che la giovane non parlava italiano e aveva difficoltà a comprendere la nostra lingua. Già questo profila un’inevitabile perizia calligrafica per accertare se sia autentica o no la firma apposta la mattina del prelievo. Ma c’è almeno un altro dettaglio ancora da chiarire. Alla clinica Mangiagalli, dove la ragazza è stata portata in seguito a un malore, sono state riscontrate ecchimosi che nulla avrebbero a che vedere con il tipo di intervento alla Matris, ma che difficilmente potrebbe essersi procurata da sola. Perciò vi è il sospetto che si tratti di lividi riconducibili a manovre di costrizione. Anche per questa ragione la Procura di Milano aveva contestato il sequestro di persona a Severino Antinori. L’accusa, però, è stata ritenuta dal gip che ha disposto i domiciliari per il medico come “assorbita” da quella di rapina. Una domanda non trova ancora una risposta esaustiva. Anche dando per buona la versione della Matris, secondo cui la “donazione” sarebbe volontaria, dato che nel nostro Paese è proibito qualsiasi contraccambio in denaro o in utilità (come la cessione di ovuli in cambio di un posto di lavoro), per quale ragione la giovane infermiera spagnola si sarebbe sobbarcata un viaggio fino a Milano per “donare” ovuli quando avrebbe potuto farlo, legalmente, nel suo Paese? Una spiegazione la fornisce l’avvocato dell’infermiera, Roberta De Leo, secondo la quale la sua assistita intendeva «ottenere il riconoscimento di un rapporto di lavoro (presso la clinica Matrtis, ndr) che si svolgeva in nero». Già dal 2014 i Nas stavano indagando per un presunto mercato degli ovuli: 1.000 euro in contanti per donazione, 1.500 per chi porta anche un’amica. Indagine che non è mai stata chiusa. E agli atti ci sono oltre venti testimonianze di donne che non hanno un buon ricordo della Matris. «Non so quanti ovociti siano stati prelevati, 5 o 6. All’uscita dalla clinica – ha detto una teste ai carabinieri – mi venivano consegnati in una busta chiusa i mille euro». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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