martedì 12 ottobre 2010
Per l'aggressione al tassista Luca Massari, ancora in coma, sono stati fermati oggi pomeriggio un uomo e una donna con l'accusa di concorso in tentato omicidio aggravato da futili motivi e dalla crudeltà. Anche la donna, che è la compagna di Morris Ciavarella, arrestato l'altro ieri, avrebbe colpito con pugni e calci il tassista.
- L'INTERVISTA: «Sicurezza? Prima c'è la coesione sociale»
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Per l'aggressione al tassista Luca Massari, sono stati fermati oggi pomeriggio un uomo e una donna con l'accusa di concorso in tentato omicidio aggravato da futili motivi e dalla crudeltà. Anche la donna, che è la compagna di Morris Ciavarella, arrestato l'altro ieri, avrebbe colpito con pugni e calci il tassista.I due fermati sono Piero C., 26 anni, e Stefania C., 28 anni: ad entrambi il pm Tiziana Siciliano contesta il concorso morale e materiale in tentato omicidio, insieme a Morris Ciavarella. A inchiodare i due sono stati alcuni testimoni che hanno raccontato di averli visti prendere a calci e pugni Luca Massari, il tassista ora ricoverato in gravissime condizioni all'ospedale Fatebenefratelli, "punito" per aver investito un cane. Uno dei due, Piero C., è anche autore dell'aggressione a un fotografo, picchiato con un manico di scopa. La donna è la fidanzata di Ciavarella, mentre l'uomo è il compagno della padrona del cane. UN VIAGGIO NEL QUARTIERELa bimba di sei anni – prima elementare, zaino rosa e treccine bionde – torna a sentirsi al sicuro solo quando la pattuglia va via, restituendo la piazza alle solite facce da balordi. «Meno male – sussurra alla mam­ma mentre rientra dalla scuola –. Finalmente quei bastardi degli sbirri se ne sono andati». Immedia­ta la ramanzina, ma solo perché «devi smetterla di dire parolacce». Nient’altro. Benvenuti in piaz­zale Dominioni, enclave a maggioranza italiana, tra il cuore e la periferia di una città sempre più bellicosa. Domenica pomeriggio Luca Massari, tassista di 45 anni, è stato massacrato di botte da almeno tre persone (uno è stato arrestato, gli altri, tra cui u­na donna, stanno per essere iden­tificati) per avere investito un ca­gnolino sfuggito alla padrona. Il tassista si era fermato per scusar­si. Se se ne fosse infischiato non sarebbe in fin di vita all’ospedale Fatebenefratelli: milza spappolata, ossa spezzate, lesioni ai polmoni, volto tumefatto. «Il paziente – spiegano i sanitari – è mantenuto in coma farmacologico e sottopo­sto ad assistenza ventilatoria». Ieri pomeriggio è toccato ad un fo­toreporter, preso a bastonate da u­no sconosciuto solo perché im­mortalava un’auto data alle fiam­me. Era l’utilitaria di uno dei po­chissimi testimoni della feroce ag­gressione, bruciata nella notte. Un messaggio in stile mafioso indi­rizzato a tutti residenti del qua­drilatero di case popolari che af­facciano su un prato orfano di cu­re. Mentre Massari subiva una gra­gnuola di calci e pugni, da uno dei palazzi gli inquilini gridavano di smetterla, che la vita di un cagno­lino non vale quella di un padre di famiglia. Quando la polizia è arri­vata alla finestra non c’era più nes­suno. «Mi ha fatto venire i nervi e allora l’ho picchiato». Così, Morris Mi­chael Ciavarella, ha spiegato la sua reazione. I vicini dicono che Cia­varella se la faccia con «gentaglia». Trentun’anni, disoccupato, picco­li precedenti per droga e lesioni, a­micizie del suo rango. «Abito qui da 45 anni – rac­conta una settan­tenne dispiaciuta ma non sorpresa – , da qualche tempo accadono cose strane. La porta d’ingresso di casa mia è stata da­te alle fiamme già due volte in pie­na notte, e per due volte ci hanno salvato i vigili del fuoco». Si era permessa, la signora, di rimprove­rare qualche giovanotto sudame­ricano. Stavolta, però, gli immi­grati non c’entrano. Vittime e car­nefici sono milanesi. E milanesi sono due ragazzi portati in que­stura e denunciati a piede libero per resistenza a pubblico ufficia­le. Insieme ad altri venti per ore hanno insultato le forze dell’ordi­ne, dando in escandescenze quan­do gli agenti si sono avvicinati per il classico «favorisca i documenti». Ne è nato un parapiglia che ha infiammato gli animi. Il quartiere, poco distante dallo Sta­dera, in passato fu roccaforte del­la criminalità di origine meridio­nale. Nel 1994 l’intera zona venne circondata da mezzo migliaio di poliziotti per eseguire 60 arresti tra appartenenti dei clan Fidanzati, Mannino e Papalia. I poliziotti che controllano la zona parlano di un posto non peggiore di altre perife­rie. Il solito giro di piccoli spac­ciatori, i soliti perdigiorno che ti­rano a campare, e una maggio­ranza di famiglie perbene che han­no imparato a stare alla larga dai guai. Omertà e minacce che per il vice­sindaco Riccardo De Corato fanno da «da campanello d’allarme. Questo pesante clima ma­fioso di intimida­zione è inaccetta­bile e va subito af­fermata la legge. Non si può rimanere impassibili». Perciò a nome del Comune chie­de «un presidio fisso» delle forze dell’ordine per proteggere i resi­denti onesti.
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