sabato 7 novembre 2015
​Un progetto a basso costo, finanziato con lo stipendio da senatore a vita, per riqualificare con ingegno e competenza le case popolari di questo quartiere di Milano. (Marcello Palmieri)
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All’8 di via Odazio, c’è un cancello arrugginito: sbarre metalliche, e dietro muri di mattoni rossi. “Citofoni rotti”, recita un cartello scritto a mano. Salam, 9 anni, sta calciando un pallone con la sorellina maggiore. “Dovete entrare?” chiede con gentilezza. “Ma poi li aggiustate, questi citofoni?”, incalza. Lì, la manutenzione latita da 70 anni. Esattamente di fronte, il mercato comunale Lorenteggio è un crocevia di mondi. Giambellino. Milano. Quadrilatero Aler. Qui, proprio a questa invisibile periferia, Renzo Piano ha deciso di donare il suo stipendio di senatore a vita dell’anno 2015. Lo ha fatto attraverso il G124, il suo gruppo di lavoro: finanziato con quei proventi, ogni anno si dedica a progetti volti a valorizzare una diversa periferia italiana. E il 2015 è stata la volta di quella milanese. G124? “Sì, come la sua stanza al Senato, dove ci riuniamo”: lo spiega Marco Ermentini, che con il collega Ottavio Di Blasi coordina altri 4 giovani architetti: Chiara Valli, Francesca Vittorelli, Matteo Restagno e Alberto Straci. Il loro progetto è stato presentato ieri. Nel quadrilatero Aler che è l’ossatura del Giambellino. Con la gente del Giambellino. Sentita ben prima che il primo schizzo d’inchiostro finisse sulla tavola progettuale.

Cortile di via Segnesi, numero 4, ore 14: “Non vogliamo abbattere il quartiere e rifarlo, ma proporre un rammendo ragionato. Fare molto con poco”. Lo annuncia Straci. Che prosegue: “Cortili comuni a 8 scale sono ingestibili, danno insicurezza”. Ma attenzione: “C’è una separazione che genera segregazione, e un’altra che dà sicurezza”. In concreto: “Secondo noi ogni scala dovrebbe avere il suo cortile riservato. Così si creerebbero relazioni senza problemi di criminalità”. Interviene una residente: “Vede quei pannelli sulle ringhiere dei balconi, al piano rialzato? Sono amianto. E nello stabile ce n’è molto altro, soprattutto nelle tubature. Che si può fare”? Ermentini: “La nostra proposta è di sostituire tutti gli impianti, ma mettendo i condotti all’esterno”.

Senza far uscire la gente, insomma. Una termocamera, accesa in estemporanea, testimonia in diretta che i serramenti sono una voragine di calore. “Bisogna rifarli”, spiega Di Blasi. Per carità, un lavoro. Ma ben minore rispetto alla proposta che aleggiava sull’area qualche anno fa: demolizione totale. I residenti intervengono. Criticano: “Qui c’è gente che non ha da mangiare, anziani soli e abbandonati, e voi ci parlate di rammendi...”. Serpeggia un timore: “Se qui sistemerete tutto, l’Aler ci aumenterà gli affitti e noi dovremo andarcene”. Due progettisti mormorano tra loro: “Non dobbiamo dar troppa retta a questi. Sono gli antagonisti, quelli che non pagano, rischiamo di inimicarci i residenti veri con cui abbiamo concordato il progetto”.

Ore 15: il Giambellino prova a far festa. Davanti al mercato, bimbi di ogni colore ridono con Pulcinella e compagni burattini. Di fronte, al parco, i più grandicelli giocano a calcetto e minibasket. Un’ora dopo, il tramonto è salutato da musica hip hop. Dynamoscopio e altre associazioni di quartiere presentano il rilancio del mercato con 3 assessori: Franco D’Alfonso (Commercio), Daniela Benelli (Casa) e Alessandro Balducci (Urbanistica). Ore 18: il G124 ufficializza il progetto, che da ieri é esposto nel mercato. “L’evento di oggi si chiama Giambellino calling”, scandisce Valli. E rivolgendosi ai presenti: “Vi ringrazio, perchè venendo qui avete risposto alla nostra chiamata”. “Ricucire” i percorsi pedonali del quartiere. Riaprire i cortili delle case Aler. Recuperare la centralità del mercato. E donare al quartiere una piazza. Sono questi i capisaldi del progetto vidimato da Renzo Piano: “Le periferie sono la città che sarà - questo il pensiero che l’archistar affida a una nota -. la parte più popolata, ma anche più fragile del tessuto urbano. Quella che lasceremo ai nostri figli”. Ecco allora la “cura” del Giambellino. “Ricucire” nel senso di connettere percorsi pedonali e ciclabili tra loro e con le 2 nuove stazioni della metro. Poi riaprire i cortili: perchè ogni scala di condominiale abbia sì la sua zona di rispetto, ma al di fuori di questa non ci siano separazioni. Quindi rilanciare il mercato, per riscoprire le relazioni di prossimità e favorire il consolidamento del tessuto sociale. Infine creare una piazza aprendo il parco antistante il mercato, valorizzando il verde esistente.

Il progetto, ieri, è stato simbolicamente consegnato al quartiere. Spetterà ai suoi abitanti trovare le vie per concretizzarlo. Una cosa già è stata fatta: l’abbattimento del muro che separava il mercato dal parco e quello che divideva i cortili dei vari caseggiati. “Perchè le barriere fisiche sono anche mentali”: Renzo Piano ne è certo. Oltre il parco, nella chiesa del Santo curato d’Ars, don Renzo Marnati sta terminando la Messa prefestiva: “Dicono che la nostra parrocchia è sbilanciata sulla carità. Ma che devo fare? Qui ci sono anche tantissimi anziani, molti soli, e a loro abbiamo dedicato uno specifico centro d’ascolto Caritas”. Per capirci: “Coi mezzi, per andare in ospedale ci mettono un’ora e mezza. Se li portiamo noi in auto, meno di 10 minuti”. Di nuovo alla porta della chiesa, il finale d’organo si mischia alla musica hip hop. E la festa, al mercato, continua.
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