sabato 19 settembre 2015
​L'appello del cardinale Scola è stato ascoltato: altri 28 alloggi sotto i campanili, 7 strutture dagli istituti religiosi.
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«Sono molto contento». Sì, il cardinale Angelo Scola è soddisfatto di come le parrocchie e gli istituti religiosi stanno rispondendo all’appello ad accogliere i profughi, da lui stesso lanciato il 2 settembre scorso, all’assemblea dei decani. Da allora sono 28 gli alloggi messi a disposizione dalle parrocchie della diocesi, che si aggiungono all’appartamento offerto a inizio settembre in San Bernardino alle Ossa, in città. Sette, invece, le strutture finora messe a disposizione dagli istituti religiosi, nella scia delle cinque già offerte dalla Curia e rese note in occasione dell’incontro del 2 settembre.Ma non è solo questione di numeri. «Sono molto contento perché il nostro richiamo è stato preso molto sul serio. Mi ha colpito l’intelligenza con cui i parroci e i consigli pastorali valutano il problema, senza buttarsi acriticamente», aveva riconosciuto l’arcivescovo dialogando con i giornalisti, giovedì sera, dopo l’iniziativa di presentazione della nuova lettera pastorale Educarsi al pensiero di Cristo svoltasi in Assolombarda. «C’è una preoccupazione oggettiva che le strutture siano adeguate – aveva spiegato Scola –; c’è un’attenzione da avere verso la popolazione; e bisogna capire la paura, e aiutarla attraverso un lavoro di educazione, e sapendo offrire ragioni all’accoglienza».

Proprio questo sta ora accadendo. Caritas Ambrosiana – che si fa carico «di tutte le responsabilità e della gestione concreta di questa accoglienza, sgravando le parrocchie», ricordò Scola nel suo appello – è impegnata nella verifica delle caratteristiche delle strutture e degli alloggi messi via via a disposizione. Si tratta di capire in che condizioni sono, se e quali interventi richiedono, quante persone potranno ospitare, quindi di stilare le convenzioni con le Prefetture. Questo spetta alla Caritas: alle parrocchie che offrono gli spazi si chiede di coinvolgere fedeli e abitanti in attività di volontariato a favore degli ospiti, per promuovere fiducia, dialogo, amicizia. La logica, quella dell’«accoglienza diffusa».Dei 28 appartamenti offerti dalle parrocchie, 15 stanno a Milano, il resto fuori. Gli istituti religiosi che hanno messo a disposizione le loro strutture – fa sapere Caritas Ambrosiana – sono le Figlie di Maria Ausiliatrice, le Benedettine, il Piccolo Cottolengo Don Orione (due strutture), l’Istituto San Vincenzo, le Figlie della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, le suore di Nostra Signora degli Apostoli. Queste si aggiungono alle strutture già note: la Casa del Clero e la Casa del Giovane «La Madonnina» a Milano; la casa dei Padri Oblati, a Rho; l’Opera Bonomelli di Gallarate; Villa Sacro Cuore a Triuggio. Queste cinque strutture, con l’alloggio in San Bernardino, si prevede possano offrire 130 posti. Che si aggiungono ai progetti d’accoglienza già in corso. In tutta la diocesi sono 28 i centri d’accoglienza gestiti da cooperative di Caritas Ambrosiana, in convenzione con le Prefetture, per un totale di 456 posti. In collaborazione con i Comuni e il ministero dell’Interno, all’interno del «Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati» (Sprar), le cooperative Caritas si prendono cura di 18 strutture per un totale di 325 persone ospitate.Queste iniziative sono come innesti sul grande tronco della carità ambrosiana, del suo impegno di accoglienza, solidarietà, promozione, rivolto a tutti, italiani e stranieri, con opere che vanno dalle più note – si pensi al Fondo famiglia lavoro – alle meno conosciute, se non nei territori, tra le famiglie, nei quartieri in cui avvengono. La sfida, afferma Scola nella lettera pastorale, è quella di una carità capace di generare cultura e di essere «occasione privilegiata di educazione integrale» a quel «sentire con Cristo» che è «la sorgente di una cultura capace di promuovere tutto l’umano, cioè l’uomo nella sua integralità, e tutti gli uomini, senza esclusione alcuna».

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