martedì 14 febbraio 2017
L'architetto ha donato all'ateneo 5 bozzetti per ripensare il Campus di architettura dove sorgono edifici realizzati da maestri del passato come Giò Ponti e Vittoriano Viganò
L'architetto Renzo Piano (Fotogramma)

L'architetto Renzo Piano (Fotogramma)

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Un nuovo volto per il Campus di architettura del Politecnico di Milano immaginato da Renzo Piano: il grande architetto italiano ha donato all’ateneo cinque bozzetti che ripensano in chiave urbana gli spazi in cui sorgono gli edifici firmati da grandi maestri del passato come Giò Ponti e Vittoriano Viganò.

«Un progetto importante, non solo di riqualificazione storica, che permetterà di rispondere al meglio alle nuove esigenze didattiche della Scuola», dice Manuela Grecchi, prorettore del polo di Lecco dell’ateneo che ha seguito l’avvio del progetto. E in effetti i numeri attuali dell’ateneo milanese sono davvero importanti: all’anno accademico 2015/2016 gli iscritti sono stati 43.347, di cui 10.563 ad Architettura, 4.130 a Design e 28.654 ad Ingegneria. «Il tema del recupero edilizio qui al Politecnico – continua Grecchi – è stato concepito come un qualcosa di più esteso. Perché al di là di tutto - della bellezza, del valore storico degli edifici - c’è un discorso di rivisitazione degli spazi da mettere a disposizione degli studenti e di nuovi aspetti normativi, come il risparmio energetico». Così, «su un edificio non trasformabile come appunto quello di Gio Ponti abbiamo chiesto a Renzo Piano che è stato un nostro "allievo" un’idea di intervento», dice ancora Grecchi.

Piano ha proposto cinque disegni, cinque ipotesi di lavoro per riqualificare appunto uno spazio simbolo del Politecnico. L’architetto ha riletto in chiave urbana la configurazione dell’attuale Campus Bonardi, definito dalla giustapposizione degli edifici Trifoglio e Nave, ma senza - ad oggi - una qualità di spazi aperti, che attualmente sono destinati a parcheggio. La sua personale lettura della quota interrata (ma di fatto il vero livello zero del sistema) nasce dalla constatazione di come i ragazzi vivono la realtà del Campus oggi in modo diverso rispetto alle origini. A partire dal patio di Architettura in via Ampère, che rappresenta uno spazio di aggregazione, ma anche di studio e di eventi spesso condivisi con la città.

La necessità di legare gli spazi aperti ed "episodici", ha portato Piano a definire la tipologia degli interventi possibili, cioé a quello che è stato definito il "rammendo". Ovvero l’eliminazione del blocco noto col nome di "sottomarino", attuale sede del laboratorio modelli, che a tutti gli effetti definisce una barriera fisica tra l’edificio storico di Architettura e l’area di via Bonardi, e la costruzione lungo i margini della via e lungo la piscina Ponzio di nuovi volumi, sufficientemente bassi per garantire la perfetta visibilità dal livello strada degli edifici di Ponti. Il tutto con un centinaio di alberi al posto dell’attuale parcheggio.

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