martedì 6 novembre 2018
Tensioni a Palazzo Marino dopo che il Tribunale aveva ordinato allo stato civile di rettificare l'atto di nascita di una bimba «figlia di due padri»
A Palazzo Marino la maggioranza si spacca sull'utero in affitto (Fotogramma)

A Palazzo Marino la maggioranza si spacca sull'utero in affitto (Fotogramma)

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La maggioranza al Comune di Milano si spacca sui «figli di due padri». Ovvero i bambini nati con maternità surrogata, l’utero in affitto, e affidati a una coppia omosessuale maschile. Una parte della maggioranza in Consiglio comunale si è dissociata dalla posizione del sindaco, Giuseppe Sala, sul tema della trascrizione degli atti di nascita dei bambini figli di due padri. Sala aveva detto che in Giunta se ne sarebbe discusso, soprattutto dopo che il Tribunale aveva ordinato agli uffici di Stato civile di rettificare l’atto di nascita di una bimba «figlia di due padri». Dai consiglieri, di maggioranza e opposizione, è arrivata la richiesta di un dibattito in aula. Replica del sindaco: prima se ne parla in giunta e poi in Consiglio.

È stato Enrico Marcora esponente della lista civica del sindaco, Noi Milano, a dare il la al dibattito. Questa sentenza «porta ad una deriva inaccettabile – ha sottolineato – perché si legittima la pratica dell’utero in affitto che in Italia è illegale. Da cattolico impegnato in politica mi dissocio radicalmente dalla posizione del mio sindaco, perché le persone in privato possono fare ciò che vogliono ma non possono comprare bambini, affittare uteri e dichiararsi madri e padri di figli non loro». Secondo Marcora della questione non si deve discutere in Giunta ma in Consiglio comunale o in una apposita commissione. Dello stesso parere sono i suoi colleghi di lista, Elisabetta Strada, Marco Fumagalli e la consigliera del Partito democratico, Roberta Osculati, che hanno firmato tutti una richiesta per istituire una apposita commissione consiliare sul tema. Il documento è stato firmato anche da Forza Italia, Lega e da Matteo Forte di Milano Popolare. Secondo Roberta Osculati «la genitorialità non può essere considerata un fatto commerciale e in Italia la maternità surrogata è vietata».

Sala nella replica apre alla discussione pubblica ma solo dopo quella in giunta, questa, o la prossima settimana. «Deve essere la giunta a dare un indirizzo politico, non si è mai visto che il Consiglio comunale discuta di questioni prima della giunta, mi sembra un ribaltamento della situazione». Per l’assessore Pierfrancesco Majorino, invece, con la mancata trascrizione, «i bambini diventano totalmente invisibili per i Comuni. In pratica non esistono». Secondo Matteo Forte la trascrizione sarebbe un «atto violento contro la legge italiana che è contro l’utero in affitto». Una posizione, ha sottolineato, rimarcata anche in una sentenze della Corte Costituzionale. Crescono intanto le adesioni all’appello sulla piattaforma "change.org" che chiede al sindaco di fermarsi.

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