Massimo impegno sui ballottaggi ma con il timore che una sconfitta definitiva a Milano possa provocare un "effetto domino" sul partito di Silvio Berlusconi e quindi sulla tenuta dell’alleanza con il Pdl. All’indomani dello choc per il risultato sotto la Madonnina, Umberto Bossi ha riunito lo stato maggiore della Lega Nord nella sede federale del partito, a Milano. Il leader del Carroccio è rimasto chiuso per circa due ore e mezzo con Roberto Maroni e Roberto Calderoli. La verifica, con il premier, con il quale Umberto Bossi avrebbe avuto soltanto una telefonata interlocutoria sull’esito del voto, è stata rimandata. Probabile che per ora ci si limiti a coordinarsi sul voto e che un confronto sulle responsabilità per la
débacle al Nord sia fatto subito dopo il ballottaggio.Dalla riunione non sono emerse indicazioni specifiche, in attesa di un incontro chiarificatore tra Bossi e il premier. Ma quel che è certo è che se da un lato i lumbard garantiscono il «massimo impegno» nella partita dei ballottaggi, c’è comunque preoccupazione per il risultato del capoluogo. Bossi ha, infatti, chiesto ai suoi di fare quadrato soprattutto nel tentativo di realizzare, parafrasando un celebre film di Vittorio De Sica, un "Miracolo a Milano": ribaltare l’esito del primo turno alle comunali meneghine. L’impresa, infatti, non è facile: Letizia Moratti è al 41,5%, quasi sette in meno di Pisapia. Il leader leghista perciò, con pragmatismo, intima ai suoi di lavorare a ritmi serrati. La strategia è sintetizzata dal ministro Roberto Calderoli: «La Lega, tutta la Lega – spiega – è impegnata per vincere i ballottaggi». L’accento sul «tutta» è un modo per dire che il partito è compatto e mettere a tacere le «elucubrazioni» che vorrebbero Maroni sul banco degli imputati per la scelta di alcuni candidati perdenti. Allo stesso modo Calderoli risponde al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, e sottolinea che «la Lega non ascolta le sirene dell’ultimo momento e non casca in giochini di seduzione. Stiamo con chi le riforme le vuole davvero e può realizzarle».Insomma, l’asse con il Cavaliere regge. Almeno per ora. Al centro dei malumori leghisti - si spiega in ambienti vicini ai vertici del Carroccio - più che Berlusconi ci sarebbe Ignazio La Russa, indicato come uno dei responsabili della «disastrosa» gestione del Pdl. E di alcuni atti governativi, come la gestione della crisi libica.