martedì 25 febbraio 2020
Tra comune capoluogo e hinterland tre milioni di persone costretti a rallentare. Scuole, università, musei, cinema e teatri chiusi. Sfilate di moda annullate o senza pubblico. Assalto ai supermercati
Piazza quasi vuota

Piazza quasi vuota - Fotogramma

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Una Milano a luci spente. La frenetica metropoli di oltre 3 milioni di abitanti, hinterland compreso, è diventata slow, sembra muoversi al rallentatore. Scuole, università, musei, cinema e teatri chiusi, con spettacoli rinviati a data da destinarsi. Sfilate di moda annullate o senza pubblico. Bar, pub e ristoranti che abbassano le saracinesche alle 18. È l’effetto coronavirus. L’ordinanza della Regione Lombardia, che riguarda anche gli 80 Comuni del circondario, durerà fino al 1° marzo, salvo proroga – possibile – di un’altra settimana.

La gente ha paura ed esce da casa solo per andare a fare la spesa. Una specie di quarantena di massa autoimposta, spontanea ancorché inopportuna. E i supermercati, presi d’assalto sia domenica che ieri – come è successo nelle farmacie per il kit antivirus – sono risultati i luoghi più affollati della città. Anche se, per esempio, l’Ipercoop del Centro Sarca di Sesto San Giovanni, città di provenienza del contagiato in terapia intensiva al San Raffaele, domenica ha fatto entrare solo i clienti che indossavano la mascherina protettiva. Tra le proteste generali.

I bar chiudono alle 18 per un'ordinanza regionale. Comunque i clienti sono davvero pochi

I bar chiudono alle 18 per un'ordinanza regionale. Comunque i clienti sono davvero pochi - Ansa

E all’Esselunga di Rubattino, quartiere Lambrate-Città Studi, decine e decine di cinesi, quasi tutti con la mascherina, hanno riempito i carrelli di generi di prima necessità. Mischiati agli altri clienti, sono stati guardati da molti con terrore e sospetto e talvolta schivati come fossero contagiosi.

È la psicosi da Covid-19. Interrogato in proposito, uno dei clienti dagli occhi a mandorla ha spiegato: «Facciamo le scorte di cibo perché temiamo che fra qualche giorno non ci facciano entrare più nei negozi, che ci costringano a casa in isolamento...».

In via Paolo Sarpi, invece, il cuore trafficatissimo della Chinatown milanese, i ristoranti sono deserti e ieri si riusciva a trovare addirittura il parcheggio. Anche bar, parrucchieri, manicure avevano le serrande giù. «Sono chiusi l’80-90% dei negozi della zona – dice Francesco Wu, referente dei commercianti – a causa del crollo del lavoro, ma anche come forma di solidarietà e di responsabilità: non vogliamo essere veicoli di un eventuale contagio».

Movida sospesa per coronavirus anche sui navigli milanesi

Movida sospesa per coronavirus anche sui navigli milanesi - Fotogramma

Nel più conosciuto e frequentato negozio di telefonia del quartiere gli addetti dietro al bancone continuano però ad aggiustare computer e smartphone “in un’ora”, ma prima di mettere le mani sugli apparecchi li disinfettano con degli spray.

Per le strade del centro di Milano – corso Vittorio Emanuele, Galleria, piazza Duomo, via Dante – girano sparuti grappoli di turisti perlopiù spaesati. “Movida” dimezzata domenica nella zona dei Navigli. Meno giovani del solito si sono ritrovati attorno ai tavoli dei locali e nei bar per l’aperitivo che precede la cena: gli esercenti e i ristoratori hanno denunciato almeno il 50% di incassi in meno nei primi due giorni delle restrizioni.

L’Assolombarda, che riunisce gli imprenditori del territorio, per dare risposte a chi deve gestire l’emergenza coronavirus nelle aziende e non sa come comportarsi, ha istituito una apposita “task-force”. Gli albergatori lamentano un 30% di cancellazioni delle prenotazioni. È già allarme nel settore. Riunione di urgenza di Federalberghi, ieri, per capire quali contromisure adottare per evitare il possibile tracollo, e iniziative di sostegno da chiedere al governo.

Niente viavai in corso Buenos Aires, scarse presenze nei negozi, con tram, bus e metropolitane semi deserti anche nelle ore di punta. Sul sagrato del Duomo nessuna coda di turisti per la visita del monumento più famoso della città che rimane chiuso al pubblico.

Un locale senza clienti

Un locale senza clienti - Fotogramma

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