venerdì 24 agosto 2012
COMMENTA E CONDIVIDI
​Bruno De Vita è il patron di Tele Ambiente, emittente del Centro Italia. È stato tra i pochissimi impresari televisivi a denunciare già anni fa i meccanismi di "telecamorra", dando il via a una serie di inchieste della magistratura. Dopo dieci anni di "blackout" Tele Ambiente è tornata a trasmettere in Campania.Un mese fa è stato danneggiato il ripetitore di "Julie Italia" sul Monte Faito. A voi cosa è accaduto?Per due volte siamo stati silenziati con il furto dei trasmettitori. Tanto che a un certo punto abbiamo smesso di andare in onda in Campania, dove siamo tornati dopo dieci anni grazie al digitale terrestre. Purtroppo si tratta di un fenomeno complesso. Peraltro i clan hanno usato il giro di emittenti locali per costruire personaggi, nel caso dei neomelodici, su cui lucrare e consolidare la cultura camorristica. Tutto questo è avvenuto per anni all’interno di un sistema di mercato malavitoso. Peraltro le televisioni venivano usate come mezzo di comunicazione occulto, per mandare messaggi in carcere o per comunicare con i latitanti.Come funziona "telecamorra"?Uno dei sistemi più diffusi era l’occupazione della frequenza. Per esempio avviavi un canale su Napoli, poco dopo il segnale veniva occupato abusivamente da un’altra emittente, oppure la frequenza veniva accecata da interferenze appositamente create. Questa operazione mandava in crisi l’azienda: senza visibilità si perdeva pubblicità e senza pubblicità si finisce sul lastrico. Due le vie d’uscita: immancabilmente arrivava in ufficio un "amico" che ti proponeva di vendergli la frequenza a prezzo stracciato, oppure veniva proposto il pagamento di una specie di riscatto per riavere libero il proprio canale.E nessuno si accorgeva di nulla?Se certe cose accadono è per assenza di controlli da parte di chi è preposto. Altre volte succedeva che dopo aver presentato denuncia, il Ministero delle Telecomunicazioni inviava i suoi funzionari a verificare. Stranamente, nello stesso giorno delle ispezioni le interferenze cessavano, come se qualcuno sapesse per tempo dell’imminente arrivo degli ispettori.È una specialità partenopea?Ad essere onesti il fenomeno è comune ad altre zone d’Italia, in Sicilia come in alcune regioni del Centro. La differenza campana è nei metodi, espliciti e plateali, mentre altrove i meccanismi sono più subdoli. Io stesso ho dovuto affrontare guai in parecchie Regioni per non aver accettato né i sistemi malavitosi, né la corruttela dei funzionari pubblici.La nuova tecnologia ha modificato i "rapporti di forza" nella guerra per le tv locali?Il digitale terrestre ha scombussolato tutto. In campo non ci sono più soggetti piccoli e questo ha emarginato i clan che puntavano sulle "azioni di disturbo". Semmai i boss diventano essi stessi, magari attraverso prestanome, impresari televisivi.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: