sabato 27 febbraio 2016
La Grecia "respinge" la visita del ministro austriaco.  L'Ue: lavoriamo con Atene, siamo pronti a tutto. Onu:«Evitare una crisi umanitaria».
Malepiante crescono. Le spinte eurodisgreganti (Giorgio Ferrari)
Migranti, l’Europa è alla rissa
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Il giorno dopo la difficile riunione dei ministri dell’Interno a Bruxelles, le tensioni sulla crisi migratoria restano alte. Anzitutto tra Austria e Grecia: Atene, dopo il richiamo del proprio ambasciatore a Vienna, ieri ha impedito una visita del ministro dell’Interno austriaco, Johanna Mikl-Leitner, nella capitale ellenica per spiegare la posizione del suo governo. Secondo fonti diplomatiche greche citate dalla stampa locale, per il governo di Atene la visita non ci sarà finché Vienna continuerà a prendere misure unilaterali. Resta l’irritazione per il vertice ristretto con i Paesi balcanici, organizzato dagli austriaci nella loro capitale mercoledì per impedire che i flussi oltrepassino il confine macedone. E ieri, del resto, i governi di Austria, Slo- venia, Macedonia, Serbia e Croazia hanno concordato di limitare il flusso di migranti a 580 al giorno per Paese. «Siamo obbligati a limitare il transito giornaliero attraverso i Balcani Occidentali secondo un numero che consenta il controllo di ogni singolo migrante secondo le regole di Schengen», recita un comunicato della polizia slovena inviato all’agenzia Reuters. Bruxelles intanto cerca disperatamente di ritrovare un minimo di coordinamento europeo. Ieri il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk ha annunciato un tour proprio nei paesi della rotta balcanica, da Vienna ad Atene, a partire dal 3 marzo. «Gli sviluppi degli ultimi giorni – ha detto anche il cancelliere tedesco Angela Merkel – mostrano che dobbiamo trovare un approccio europeo per risolvere la questione dei rifugiati e della sicurezza alle frontiere esterne». Preoccupazioni anche dal segretario generale dell’Onu Ban-Ki Moon, che, ha riferito un portavoce, ha chiesto ad Austria e Paesi balcanici di «agire nello spirito di condivisione delle responsabilità e di solidarietà». E crescono i timori, confermati anche a Bruxelles, per la possibilità che i flussi, vista la chiusura della Macedonia, si spostino verso l’Albania, e di qui verso l’Italia. Ieri il premier albanese Edi Rama ha assicurato che Tirana non aprirà le frontiera, aggiungendo però che «se ci sarà una condivisione del peso, saremo disposti a fare la nostra parte». Secondo la Commissione Europea, le autorità greche stimano a circa 25.000 i migranti tuttora sul territorio dell’Ellade. «La priorità della Commissione europea è evitare che ci sia una crisi umanitaria in Grecia» ha detto Natasha Bertaud, portavoce della Commissione Ue per l’Immigrazione. «Siamo pronti ad utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione». Atene sta a sua volta cercando di arginare i flussi. Allarme ha creato ieri inoltre la notizia, diffusa dal quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, secondo cui il 13% dei profughi giunti in Germania (143.000) sono 'scomparsi'. Secondo fonti citate dal giornale, tra le spiegazioni vi è quella che molti siano proseguiti verso nord (soprattutto in Svezia), o si siano dati all’illegalità. Certo è che la situazione migratoria ora sta allarmando anche la Russia: ieri il presidente Vladimir Putin ha chiesto all’Fsb (i servizi di sicurezza) di rafforzare il controllo sul flusso di rifugiati dall’Europa alla Russia. «Dobbiamo essere pronti a gestire il pericolo legato all’incontrollato aumento del flusso dei migranti in Europa» ha detto Konstantin Romodanovsky, capo dell’agenzia federale per l’Immigrazione.
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