Tanti migranti hanno dato il loro aiuto
alle popolazioni terremotate. Lo fa notare monsignor
Gian Carlo Perego,
direttore di
Migrantes. "Anche il terremoto - osserva - ha mostrato il volto di un'Italia diversa, sempre più
europea, multietnica con la presenza di persone provenienti
soprattutto dalla comunità europea, ma anche da altri paesi del mondo".
Tra i morti, i feriti e i dispersi si contano anche
almeno 16 vittime tra gli stranieri migranti (10 rumeni, 3 inglesi, 1 canadese, 1
spagnolo, 1 salvadoregno), 16 immigrati ancora dispersi e 5 feriti in ospedale.
"Il peso più grande delle morti - osserva - si conta nella
comunità
rumena. Una presenza, quella rumena, diffusa in tutto il territorio del sisma, con oltre 8.000 persone".
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Tra i morti migranti ci sono spose, madri, badanti,
lavoratori e lavoratrici in agricoltura e stagionali nelle
coltivazioni di fragole e lamponi, anche dei ragazzi e degli studenti
rappresentanti di uno spaccato del nostro Paese che vede ormai 400mila famiglie miste, 2 milioni e trecentomila lavoratori, oltre 1 milione e duecentomila minori, 800mila studenti stranieri nelle scuole, come ha ricordato il recente XXV Rapporto immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes", sottolinea Perego.
Quindi,
la solidarietà degli immigrati nei confronti delle popolazioni
colpite dal terremoto: "Accanto ai terremotati, come hanno dimostrato
diverse testimonianze, sono corsi anche molti immigrati e anche
richiedenti asilo e rifugiati , cristiani e islamici, che hanno dato
il loro contributo al salvataggio delle persone, alla donazione del
sangue per i feriti, all'ospitalità: un altro tassello del
volontariato in un'Italia diversa".
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Vicini ai terremotati si sono
dimostrate subito le comunità dei cinesi a Prato e in Italia,
come
anche le comunità di emigranti italiani in Svizzera, Germania e in
Canada che hanno promosso una raccolta fondi a favore dei terremotati.
Anche il terremoto segnala per le nostre città e paesi un cammino di
integrazione che non può che ripartire da una condivisa cultura
dell'incontro e del dono", conclude Perego.