lunedì 11 febbraio 2019
I naufraghi hanno contattato il servizio Alarm Phone, temevano di venire riportati nell'inferno libico, ma nell'area non c'erano Ong né altre navi pronte a intervenire. Interrotte le comunuiicazioni
Nuovo allarme: un centinaio di persone alla deriva. Riportati in Libia
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"Abbiamo perso contatto con il barcone e non siamo più in grado di comunicare con le persone a bordo. Le autorità italiane hanno ancora una volta rifiutato di assumersi responsabilità e hanno informato la Guardia costiera libica. Noi temiamo che i migranti siano ora ricondotti negli orribili campi di detenzione in Libia". Lo fa sapere Alarm Phone, il servizio telefonico per i migranti in difficoltà in mare, che in precedenza aveva ricevuto una chiamata da un'imbarcazione partita da al Khoms in Libia.

Secondo fonti della Guardia costiera Italiana "la Guardia costiera libica ha assunto il coordinamento delle operazioni di ricerca e soccorso, inviando in area un proprio mezzo. L'evento si è concluso con il salvataggio di circa 100 migranti".

I 150 migranti hanno detto di avere visto una nave "ma è in lontananza", hanno spiegato dall'organizzazione che raccoglie gli Sos. "Hanno anche visto un aereo sorvolarli, cerchiamo di sostenerli ma la situazione è molto tesa" perché temono “di essere riportati in Libia, cercano la libertà in Europa".

Dalle 15,30 il telefono satellitare da cui erano riusciti a dare l’allarme risulta fuori copertura o spento. Non c’è modo di sapere come stanno le persone a bordo, salpate presumibilmente domenica mentre in mare non c’è nessuna nave di soccorso.

Il centro di coordinamento dei soccorsi di Roma, come di consueto, ha spiegato ad Alarm Phone di avere inoltrato l’allarme al coordinamento della cosiddetta Guardia costiera libica, ma da Tripoli non arriva alcuna informazione circa la risposta dei guardacoste libici. Le uniche informazioni sono arrivate attraverso il coordinamento dei soccorsi di Roma che avrebbbe ricevuto aggiornamenti da Tripoli.

"Chiediamo l'immediato intervento degli assetti della Marina militare e della Guardia costiera italiane e maltesi". Lo afferma in una nota Mediterranea Saving Humans, la piattaforma delle associazioni italiane che con nave Mare Jonio si alterna nel Mediterraneo con le navi delle ong Proactiva Open Arms e Sea Watch. "Aver svuotato il mare delle navi della società civile non significa in alcun modo avere fermato le partenze, come in mala fede continua ad essere ripetuto dal governo italiano, impegnato soltanto nella sua guerra contro chi salva le vite umane.

Significa, invece, condannare a morte persone in fuga dall'inferno libico ed eliminare testimoni dei naufragi", sottolinea Mediterranea che invita le autorità italiane e maltesi a diramare "Sos ad ogni nave presente nell'area", senza che questo significhi “in alcun modo, come avvenuto nel recente passato, ordinare ai cargo commerciali di riportare le persone soccorse in Libia" perché "ciò configura una gravissima violazione di tutte le Convenzioni internazionali sui diritti umani e del diritto del mare".

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