venerdì 20 maggio 2016
​Va avanti a Bruxelles il progetto di Roma di un "Migration Compact", ovvero il coinvolgimento e il sostegno dei Paesi di origine e di transito del flusso migratorio.
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Migranti, missione italiana in Niger
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Avanza a Bruxelles, sia pure a fatica, la proposta italiana di un Migration Compact, mentre l’Italia accende i riflettori sul Niger, un autentico crocevia delle rotte migratorie. Ieri ne ha parlato a Bruxelles il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che ha avuto una riunione ristretta, subito prima del Consiglio Affari Interni, con Francia, Germania, Paesi Bassi (attuale presidente di turno Ue), Slovacchia (presidente dal primo luglio) e Lussemburgo. La strategia italiana punta a coinvolgere i Paesi di origine e di transito in Africa, anche con investimenti in infrastrutture e formazione del personale. Sul Migration Compact, ha detto Alfano, «abbiamo avuto grandissimo sostegno da tutti». Secondo il ministro, «anche il commissario europeo alla Migrazione Dimitris Avramopoulos così come il collega tedesco (Thomas De Maizière) e francese (Bernard Cazeneuve) hanno dato sostegno a quello che viene ritenuto per la prima volta un piano organico di approccio». L’obiettivo di Roma è un formale sostegno del Migration Compact al Consiglio Europeo del 27 e 28 giugno.

Berlino, a dire il vero, continua a fare resistenze sul fronte dei finanziamenti. L’Italia sta lavorando a nuove proposte, dopo che è stata bocciata l’idea di Eurobond per finanziare gli aiuti all’Africa, tra le ipotesi un prelievo sui biglietti aerei o sui visti d’ingresso, lo sapremo nelle prossime settimane. Ieri Alfano ha affermato di aver registrato «disponibilità a finanziare il nostro piano molto operativamente», ma ancora non è chiaro come. Fonti tedesche ieri spiegavano che Berlino insiste che si usino fondi già presenti nel bilancio comunitario, che non sono per ora tantissimi. A luglio scorso l’Ue ha destinato all’Africa occidentale 1,15 miliardi di euro. Inoltre al vertice della Valletta con l’Unione Africana, lo scorso novembre, è stato lanciato un Fondo fiduciario per l’Africa con contributi nazionali volontari che a regime (ma siamo ancora lontani) dovrebbe raggiungere in totale 1,8 miliardi di euro. Servirebbe molto di più.L’Italia, intanto, va avanti, Alfano ieri ha annunciato che, anche nell’ottica del Migration Compact, sarà la prossima settimana in Niger una delegazione italiana guidata dal sottosegretario all’Interno Domenico Manzione. «Do il benvenuto all’iniziativa del ministro Alfano – ha dichiarato ieri Avramopoulos – ed ha il nostro pieno sostegno. Il ministro dell’Interno (in realtà va il sottosegretario, ndr) andando in Niger va come Italia ma allo stesso tempo anche come un ministro europeo che allinea pienamente la sua politica a quella europea». Il Niger, situato tra la Nigeria e la Libia, è davvero un crocevia della migrazione: nel 2015 sono passati per il paese, uno dei più poveri del pianeta, 120.000 migranti irregolari, per quest’anno le stime del governo sono di 160.000. Il Paese ospita inoltre 319.000 profughi soprattutto dal nord della Nigeria dove imperversano i terroristi islamisti di Boko Haram. Lo scorso anno, proprio su impulso italiano, è stato lanciato in Niger un progetto pilota che coinvolge l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) e l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur). Al momento consiste nel dare un sostegno alla formazione del personale nigerino, ma soprattutto (l’Oim) informare i migranti della pericolosità di affidarsi a trafficanti e aiutare il ritorno in patria, e individuare (l’Acnur) persone bisognose di protezione internazionale, che potrebbero aspirare a trovare rifugio in Europa. Per ora è una realtà contenuta, ma l’obiettivo dell’Italia è quello di ampliarla fortemente. Anche creando in Niger vasti centri di accoglienza per i migranti irregolari per sottrarli ai trafficanti e ai viaggi pericolosissimi vero l’Europa. La contropartita sarebbe, un po’ sul modello dell’accordo con la Turchia, oltre naturalmente a fondi e personale, l’offerta di reinsediare in Europa una grossa fretta almeno di quanti hanno diritto a protezione. L’idea italiana è poi di estendere la cooperazione al Senegal e alla Nigeria (qui più in chiave di centri di informazione). In realtà l’Italia è sì in prima fila sul fronte del Niger, ma non è sola. A inizio maggio si sono recati in visita nel Paese africano, in tandem, i ministri degli Esteri di Germania e Francia, Frank-Walter Steinmeier e Jean-Marc Ayrault. È stata l’occasione per il loro omologo nigerino Ibrahim Yacoubou di chiedere l’aiuto dell’Europa, anche sul fronte dei soldi: «il Niger – ha dichiarato – ha bisogno di un miliardo di euro per combattere la migrazione irregolare». Soldi non facili da trovare, soprattutto se Berlino insiste nella sua posizione.

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