domenica 3 aprile 2016
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BOLZANO arrivata in Trentino Alto Adige come un amaro pesce d’aprile la doppia intervista in cui i ministri austriaci annunciano «controlli serrati al Passo del Brennero, anche con l’utilizzo di soldati». Un giro di vite «in vista dell’intensificazione degli arrivi sulla rotta mediterranea dopo l’accordo con la Turchia», ha spiegato il responsabile della Difesa Peter Dosozil, al fine di «garantire stabilità e sicurezza», come ribadisce il ministro degli interni Johanna Mikl-Leitner. A Trento e Bolzano preoccupa non poco questa linea dura dai tempi anticipati rispetto alle dichiarazioni più attendiste degli ultimi mesi, che avevano fatto sperare anche i governi locali per una più ragionata Grenzmanagement. Su questa cosiddetta 'gestione dei problemi di confine', infatti, tre giorni fa si erano espressi con fiducia chiedendo collaborazione al governo austriaco - i tre governatori riuniti a San Michele all’Adige per la loro Giunta eurore-È gionale: il presidente trentino Ugo Rossi (che guida questo Gect tirolese), l’altoatesino Arno Kompatscher e il presidente del Land austriaco del Tirolo Günther Platter. Quella dei ministri austriaci appare ora come una nota stonata rispetto alla mozione per una 'gestione condivisa' che i tre parlamentini dell’Euregio tirolese hanno elaborato (l’approvazione è fissata per il 21 aprile) martedì in un incontro convocato simbolicamente proprio al Passo del Brennero: «Anche noi comprendiamo l’impatto del fenomeno migratorio – ha detto ieri Bruno Dorigatti, presidente del Consiglio provinciale di Trento – tanto che nella mozione del Dreier Landtag (il parlamentino regionale, ndr) parliamo dell’esigenza di un progetto comune e durevole di tutti gli Stati europei per tenere sotto controlli i flussi dei profughi, ma sono convinto che con reticolati e forze armate si fa tornare indietro il processo che stiamo costruendo. È giusto ridistribuire in modo equilibrato l’arrivo dei profughi, ma è solo nel confronto solidale fra governi che si trovano le risposte». Mentre il mese di marzo ha visto diminuire gli arrivi al Passo - come informa Christina Tinkhauser, la responsabile zonale della Wipptal per l’area sociale - e gli operatori di 'Volontarius' restano in attesa delle novità finora solo annunciate, il dibattito politico si surriscalda: oggi al Brennero ci sarà una manifestazione di simbolico 'passaggio al Brennero' dei centri sociali triveneti, mentre ieri a Bolzano c’è stata una protesta promossa da Forza Nuova contro l’accoglienza ai profughi. La preoccupazione del vescovo Ivo Muser per il ritorno degli steccati di confine («la distinzione fra locali e forestieri non di rado costruisce steccati anche nelle nostre menti e nei nostri cuori», ha detto a Pasqua) è rilanciata dalla Caritas altoatesina. «L’impiego dell’esercito e la sua concentrazione in luoghi di un confine che non dovrebbe più esistere – spiega il direttore della Caritas di Bolzano-Bressanone Paolo Valente, a proposito dell’annuncio austriaco – rappresenta un simbolo dell’inadeguatezza della nostra reazione e delle politiche socioeconomiche di fronte a quest’emergenza. Fra l’altro chiudendo la barriera al Brennero, il problema sarà solo spostato in un altro valico». È quello che già registrano i suoi colleghi della Caritas austriaca, molto impegnati fino a poco tempo fa sulla frontiera slovena affollata da 45 mila profughi. In sintonia con Bolzano il presidente della Caritas austriaca don Michael Landau ha detto che «non possiamo pensare di trasmettere ai profughi i nostri valori europei se prendiamo congedo, un pezzo alla volta, dai nostri diritti fondamentali e se neghiamo la protezione a coloro che si trovano in pericolo». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’allarme All’avvio dei trasferimenti previsti dall’accordo Europa-Turchia e temendo nuovi arrivi dalla rotta del Mediterraneo, gli austriaci chiudono le frontiere. Intanto in Puglia proseguono le espulsioni dei migranti economici MURI Un militare austriaco costruisce una barriera al confine con la Slovenia (Epa)
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