martedì 26 maggio 2015
La Commisione studia una formula che non scontenti i Paesi più preoccupati dalla redistribuzione. Oggi la decisione. L'Italia avrà 30 giorni per organizzarsi. Base Frontex in Sicilia. Si rafforza Triton.
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Sono ormai praticamente pronti i dettagli del piano di ricollocamento d’emergenza dei rifugiati presenti in Italia e Grecia. Oggi la Commissione Europea confermerà le cifre circolate in questi giorni. E l’Italia avrà un mese di tempo per predisporre il proprio piano di emergenza per l’accoglienza dei migranti. Il tutto mentre Frontex, l’agenzia delle frontiere Ue, annuncia un netto ampliamento della sua missione nel Mediterraneo, Triton, in linea con le richieste italiane: il campo d’azione si estende dalle attuali 30 miglia dalle coste italiane a 138, mentre i fondi vengono aumentati di 26,25 milioni di euro per Triton e Poseidon (l’analoga missione in acque greche). Frontex, inoltre, avrà una sede in Sicilia per meglio coordinare Triton, cui in totale partecipano ormai 26 Paesi su 28. Fonti comunitarie ieri ribadivano che si va verso un ricollocamento da Italia e Grecia di 40mila migranti, il 60% dal Belpaese (24mila persone), anche se la conferma definitiva arriverà solo oggi. Così come sembra confermarsi che si tratterà sostanzialmente di eritrei e siriani, quelli cioè che rispondono al requisito di almeno 75% di domande d’asilo accolte. Ieri fonti Ue si affannavano a sottolineare che Bruxelles «non ha mai parlato di quote», segno che si vogliono stemperare le polemiche suscitate soprattutto da Paesi come Francia, Spagna, Polonia. E le stesse fonti hanno anche precisato che «mai la Commissione ha parlato di retroattività »: i ricollocamenti, insomma, riguarderanno solo il futuro, non i rifugiati già presenti ora sul territorio nazionale. Soprattutto, in base alla bozza di testo legislativo approntato dalla Commissione, l’Italia e la Grecia avranno un mese per preparare una roadmap per l’accoglienza dei migranti, di cui fanno parte integrante gli hotspot, centri di identificazione con l’ausilio di funzionari dell’Easo (l’ufficio Ue per l’asilo) e Frontex. L’Italia dovrà presentare ogni tre mesi un rapporto sull’attuazione delle misure di identificazione e, se non saranno adeguate, gli Stati destinatari potranno rifiutare di accogliere i rifugiati ricollocati. Il rifiuto, inoltre, potrà esser motivato anche se vi sono fondate ragioni di sicurezza nazionale. Le misure di ripartizione, insomma, sembrano ridimensionarsi, non a caso l’Alto rappresentante per la politica estera Ue Federica Mogherini ha ammesso che la proposta della Commissione «non è perfetta», salvo sottolineare che comunque «è una rivoluzione rispetto a quello che c’è oggi». Da vedere come la penseranno gli Stati membri, che dovranno decidere a maggioranza e che affronteranno la questione a livello di ministri dell’Interno il 16 giugno a Lussemburgo. Positivo anche il premier Matteo Renzi. Sull’emergenza immigrazione, ha detto a Ballarò, «sono molto ottimista, ma finché non si interviene in Africa, anche se ti dividi in parte le quote è un palliativo, non è una soluzione. È importante come messaggio ». Secondo Renzi, «la vera strategia è bloccare i flussi di partenza in Africa, investire in Africa e investire sulla cooperazione internazionale Nei prossimi mesi – ha aggiunto – l’Italia si toglierà qualche soddisfazione, farà cose che non son mai state fatte prima: tornare a investire sulla cooperazione internazionale, in particolar modo in Africa». Di immigrazione ha parlato ieri anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in visita a Dublino e poi a Bruxelles. L’Europa, ha detto, deve riconoscere «il suo deficit nella forza lavoro», legato a «bassa crescita demografica e una transizione demografica ad un continente di vecchi». Dunque, «se vuole mantenere il suo dinamismo, l’Europa deve fare di più perché ha bisogno di migranti».
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