martedì 10 gennaio 2017
L'obiettivo resta quello di bloccare le partenze dalle coste libiche, da dove s'imbarca il 90% dei migranti diretti verso la nostra penisola. Oggi si è insediato l'ambasciatore Perrone
Migranti, intesa Italia-Libia. Riapre l'ambasciata a Tripoli
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"C'è sempre una situazione di rischio, ma considerato il nostro ruolo particolare in Libia abbiamo deciso di fare questo investimento politico". Lo ha detto all'Ansa l'ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Perrone, che oggi si è insediato nella capitale libica dopo aver presentato le credenziali al premier Serraj. L'Italia è il primo Paese occidentale a riaprire la propria ambasciata dal 2014.

Riapre dopo due anni l’ambasciata italiana in Libia. La sede diplomatica a Tripoli, che sarà la prima rappresentanza straniera a tornare operativa, è il primo frutto del lavoro avviato da Palazzo Chigi per bloccare la principale base di partenza del traffico di esseri umani. Il ministro dell’Interno Marco Minniti, in missione a Tripoli, porta a casa anche un «progetto di memorandum d’intesa» tra i due governi, per il sostegno italiano alle istituzioni libiche: pattugliamento del mare, controllo dei confini meridionali libici, rimpatrio dalla Libia verso i paesi dell’Africa subsahariana dei migranti che non dovrebbero più riuscire a partire.

La notizia arriva alla conferenza congiunta tra i ministri dell’Interno italiano e degli Esteri libico, Mohammed Sayala. Minniti a Tripoli ha incontrato il premier libico Fayez al Serraj: dopo i viaggi in Tunisia ed a Malta, il ministro italiano si è recato nel Paese da cui parte quasi il 90% dei migranti che approdano sulle coste italiane. Ma il Governo Serraj, anche se appoggiato dall’Onu, non ha al momento il controllo del territorio, dilaniato dagli scontri tra milizie. Il contesto ideale per i trafficanti di esseri umani, che prosperano pressoché indisturbati. L’efficacia di un piano di contrasto all’immigrazione irregolare dovrà passare per il rafforzamento delle entità statali della Libia.

Grande soddisfazione del ministro degli Esteri Angelino Alfano: «È un importantissimo segnale di amicizia nei confronti di tutto il podallo polo libico ed è un segnale di forte fiducia nel processo di stabilizzazione di quel Paese». Non solo: «L’Italia può giocare un ruolo importante nell’imprimere un rafforzamento di intensità al dossier Mediterraneo», ha aggiunto Alfano, alla vigilia della sua prima missione a New York da titolare della Farnesina, per il debutto dell’Italia nel Consiglio di sicurezza dell’Onu come membro non permanente.

Il Viminale definisce dunque la missione di Minniti come «l’avvio di una nuova fase di cooperazione tra i due Paesi, soprattutto con riferimento al settore migratorio». L’Italia è infatti pronta ad assistere la Guardia costiera e la Marina libiche fornendo 10 motovedette. Non solo: sulle navi della missione Europea 'EunavforMed' a guida italiana si stanno addestrando scorso ottobre 78 addetti libici, mentre altri 500 si stanno formando a terra. L’obiettivo è arrivare entro l’estate ad un pattugliamento congiunto nelle acque libiche, come auspicato dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Tripoli però chiede anche sostegno per poter organizzare voli di rimpatrio dei migranti che, se si arrestano le partenze via mare, resterebbero ammassati nel Paese. Sono centinaia di migliaia, stipati in strutture in condizioni estremamente degradate. E un aiuto è stato sollecitato anche per la protezione dei confini meridionali: migliaia di chilometri di deserto attraversati dai disperati dell’Africa subsahariana. Un percorso organico ma complesso, che nell’estrema debolezza delle istituzioni libiche non si annuncia facile.

Intanto l’ambasciatore Giuseppe Perrone presenterà oggi le credenziali al governo. Per la Farnesina «l’ambasciatore designato è uno dei migliori conoscitori della regione e delle tematiche politiche del Mediterraneo». La nuova rappresentanza diplomatica, fa sapere il Viminale, costituirà «il centro di coordinamento principale» di tutti i progetti di collaborazione tra Italia e Libia che riguardano la lotta al «contrabbando in tutte le sue forme» e la protezione dei confini, con particolare riferimento ai confini sud del Paese africano. All’orizzonte, fa sapere la Farnesina, c’è anche la promozione di «opportunità di investimento, anche nel cruciale rinnovamento delle infrastrutture estrattive e nella cooperazione nel campo delle fonti energetiche rinnovabili e degli idrocarburi non convenzionali».

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