lunedì 16 luglio 2018
Cure psicologiche e sanitarie in attesa di essere smistati nei Paesi che hanno offerto disponibilità. Molti sono sfiniti dalla detenzione in Libia, disidratati e ustionati. un profugo è grave
112 minori soli tra i 450 sbarcati. La Ue a Salvini: la Libia non è sicura
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È arrivata nella tarda serata di domenica dal Viminale l'autorizzazione per lo sbarco a Pozzallo di tutti i migranti ancora presenti a bordo della nave della Gdf e di quella inglese di Frontex che erano ferme da sabato in rada. In questo modo tutti i circa 450 profughi sono potuti scendere a terra, in attesa di essere smistati nei Paesi della Ue che hanno dato la loro disponibilità ad accoglierne una parte.

"E' una vittoria politica", ha commentato il ministro dell'interno, Matteo Salvini. Fino alla decisione del Viminale, il pattugliatore della Finanza Monte Sperone e la Protector di Frontex erano rimasti ormeggiati nelle acque di Pozzallo. Il permesso di sbarcare era stato concesso solo ad alcune donne e bambini, insieme a chi aveva bisogno di assistenza medica e ad alcuni uomini, per evitare che le famiglie venissero divise.

Una decisione, quella di far scendere donne e bambini, presa dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nelle ore in cui raccoglieva la disponibilità di Spagna e Portogallo, dopo quella di Francia e Malta, ad accogliere ciascuno 50 migranti.

Tra i 43 donne e 14 minori portati in salvo a terra ci sono due donne incinte, una delle quali con problemi cardiaci, sbarcata su una barella, l'altra con gravissimi problemi di denutrizione e i loro due bambini.

Una equipe composta da una psicologa, un'assistente sociale e un mediatore culturale è da lunedì mattina al lavoro nell'hot spot di Pozzallo per dare aiuto e sostegno ai 112 minori non accompagnati arrivati domenica (su un totale di 128). Le ragazze soprattutto hanno raccontato agli operatori di esser rimaste chiuse per 14 mesi in luoghi di prigionia senza poter uscire. Non a caso quasi tutte hanno difficoltà a camminare. Hanno vissuto in difficili condizioni igienico-sanitarie e hanno chiesto di fare esami per accertarsi se hanno "contratto malattie".

Un ragazzino di 15 anni ha raccontato che il padre è morto durante la traversata del deserto. Altri ragazzini come lui sono stati soccorsi perché denutriti e molto magri, secondo il resoconto della portavoce di Save the Children.

Destano preoccupazione in particolare le condizioni di uno dei migranti sbarcati a Pozzallo: ricoverato all'ospedale di Modica, è affetto da polmonite e presenta una forma seria di anemia. A confermarlo il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, che è anche primario dell'ospedale di Modica. Diversi i casi di scabbia trattati nell'hotspot. I medici dell'Asp 7 di Ragusa prima di dare il via
libera ai trasferimenti nei vari Paesi europei devono verificare le condizioni di salute dei migranti. Difficile che oggi possano essere
trasferiti contingenti di migranti perché quasi il 90% ha la scabbia. Molte persone sono deperite ed hanno bisogno di riprendersi sul piano fisico prima di mettersi di nuovo in viaggio, dicono i sanitari. I lunghi giorni di permanenza in mare dopo mesi e mesi passati nei luoghi di prigionia libici hanno debilitato molto soprattutto le donne e i minori.

Ci sarebbero anche 4 somali morti in mare prima del salvataggio delle navi militari, ma questo punto è ancora in fase di verifica da parte degli inquirenti, che stanno continuando gli interrogatori per risalire ai presunti scafisti che pilotavano il barcone in navigazione nel canale di Sicilia

La «vecchia» Europa e l'Europa di Visegrad

La 'vecchia' Europa, dunque, appoggia l'Italia sui migranti, mentre i paesi di Visegrad, alleati in teoria della linea dura sugli sbarchi propugnata da Matteo Salvini, la accusano di "aprire la strada per l'inferno". Il premier Giuseppe Conte, dopo il sì di Malta e Francia, è riuscito ad incassare anche la solidarietà del Paese che più conta in Europa: la Germania. Che indubbiamente ha dato la linea: poche ore dopo sono arrivate anche le adesioni di Spagna, Portogallo, tutti pronti ad accogliere 50 dei 450 migranti sbarcati a Pozzallo. Irlanda ricollocherà 20 migranti.


Ma contro la linea italiana, oltre al silenzio dell'Austria, si sono scagliati i Paesi dell'Est, in primis Ungheria e Repubblica Ceca. "Ho ricevuto la lettera del premier italiano Conte in cui chiede all'Ue di occuparsi di una parte delle 450 persone ora in mare - ha scritto su Twitter il premier ceco Andrej Babis -. Un tale approccio è la strada per l'inferno".

La Commissione Europea "accoglie con favore il fatto che entrambe le navi, la Protector e la Monte Sperone, hanno potuto sbarcare a Pozzallo, alle due di mattina. Questo è stato possibile grazie ai sei Stati membri che hanno acconsentito ad accogliere una parte dei 445 migranti a bordo: Italia, Francia, Germania, Malta, Spagna e Portogallo. L'Italia chiede da tempo una
cooperazione regionale negli sbarchi e ha ragione a farlo". Lo ha dichiarato il portavoce capo della Commissione Europea Margaritis Schinas, durante il briefing con la stampa a Bruxelles. "La Commissione, tuttavia, ritiene che soluzioni ad hoc come questa non siano sostenibili nel lungo termine e chiede una spinta rinnovata per arrivare a soluzioni europee concordate, sulla base delle conclusioni del Consiglio Europeo di giugno", conclude.

La Ue a Salvini: la Libia non è un Paese sicuro

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini, dopo aver definito 'una vittoria politica' gli sbarchi a Pozzallo della notte e la decisione di vari Paesi Ue di accogliere un certo numero di persone, si è rivolto a Bruxelles per chiedere di "cambiare la normativa e rendere i porti libici porti sicuri: c'è questa ipocrisia di fondo in Europa, in base alla quale si danno soldi ai libici, si forniscono le moto vedette e si addestra la Guardia costiera, ma poi si ritiene la Libia un porto non sicuro", dice Salvini da Mosca.

La replica della Commissione arriva a stretto giro. "Nessuna operazione europea e nessuna imbarcazione europea" riporta i migranti salvati in mare in Libia, perché "non consideriamo che la Libia sia un paese sicuro", risponde la portavoce dell'esecutivo Ue, Natasha Bertaud. Al 'no' dell'Europa controreplica di nuovo Salvini, che accusa "l'Unione Europea di voler continuare ad agevolare lo sporco lavoro degli scafisti. Non lo farà in mio nome, o si cambia o saremo costretti a muoverci da soli", minaccia il vicepremier su Twitter.

Ma l'impossibilità di considerare sicuri i porti libici, replica ancora l'alto commissario Ue Federica Mogherini, non è di natura politica, ma giuridica. "La decisione rispetto al fatto che i porti libici non siano porti sicuri è una decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo, quindi è una valutazione puramente giuridica sulla quale non c'è una decisione politica da prendere", dice Mogherini.

La sentenza in questione, spiegano fonti Ue, è del febbraio del 2012. La Corte aveva stabilito che il respingimento verso Tripoli di 24 persone, appartenenti ad un gruppo di circa 200 persone, molti somali e eritrei, operato dalle navi militari italiane, aveva violato l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani (tortura e trattamento inumano) perché la Libia non offriva alcuna garanzia di trattamento secondo gli standard internazionali dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Non è quindi la Commissione che può decidere se la Libia sia o meno un paese sicuro, spiegano le stesse fonti replicando indirettamente alla richiesta di Salvini, ma è una sentenza, un atto giuridico che stabilisce che non lo è.

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