giovedì 23 gennaio 2020
Secondo vari testimoni il georgiano Vakhtang, 38 anni, ospite del Cpr sarebbe morto dopo il pestaggio compiuto da una decina di agenti
Un immigrato uscito da un centro di accoglienza

Un immigrato uscito da un centro di accoglienza - Archivio Ansa

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Un nuovo «caso Cucchi»? La vicenda di Vakhtang Enukidze, migrante georgiano di 38 anni ospite del Cpr di Gradisca d’Isonzo (Gorizia) e deceduto lo scorso 18 gennaio, evoca tristi pensieri.
Tanto più che l’analogia con la fine del geometra romano, morto dopo i pestaggi subiti in caserma ad opera di alcuni carabinieri, l’ha tirata esplicitamente in ballo Riccardo Magi, deputato radicale che il 19 e il 20 gennaio ha compiuto due visite nella struttura friulana e ha parlato con alcuni testimoni ricavandone una «versione concorde» sullo svolgimento dei fatti. Magi ne ha riferito ieri in una conferenza stampa alla Camera e lo scenario è inquietante: Vakhtang sarebbe stato «picchiato ripetutamente da circa 10 agenti nel Cpr, anche con un colpo d’avambraccio dietro la nuca e una ginocchiata nella schiena, trascinato per i piedi come un cane. Morto dopo essere stato riportato nel Centro, al termine di una notte d’agonia. Siamo potenzialmente di fronte al rischio di un nuovo caso Cucchi, di una persona che attraversa due strutture statali in cui dovrebbe essere tenuto sotto tutela e muore in condizioni misteriose».

Nella versione ufficiosa il georgiano sarebbe deceduto giorni dopo una rissa con un nordafricano, sedata dalle forze dell’ordine; per i presenti lo scontro si era però risolto senza lesioni gravi ai partecipanti. Invece – secondo le testimonianze raccolte dal deputato – dopo la colluttazione (avvenuta il 14 gennaio) l’uomo sarebbe stato trascinato via dagli agenti e condotto in carcere per un giorno e mezzo, riapparendo al Cpr in condizioni molto critiche: «Non si reggeva in piedi. Ha chiesto un intervento medico, poi non ha potuto più farlo perché non riusciva a parlare. Nella notte, ha riferito il compagno di stanza, aveva la bava alla bocca ed è caduto dal letto. La mattina era in stato di incoscienza e di lì a poche ore è morto».

Il deputato ha già riferito ai magistrati della procura di Gorizia, che hanno aperto un’inchiesta per omicidio volontario contro ignoti; «Il fatto preoccupante – ha aggiunto però – è che alcuni egiziani con cui ho parlato sono stati nel frattempo espulsi». Ieri si sarebbe dovuto svolgere l’autopsia sul corpo di Vakhtang, rimandata a lunedì per consentire la presenza di un consulente indicato dalla famiglia. La sorella Asmat Jokhadze in un’intervista ha dichiarato di aver sentito il congiunto per l’ultima volta venerdì scorso: «Mi ha detto che stava male, ma non mi ha detto il perché. Mi ha solo spiegato che prendeva dei farmaci che gli avevano dato. Eppure non aveva mai avuto problemi di salute, era forte, faceva l’imbianchino e giocava in una squadra di calcio a Chiatura, la nostra città».

Il giovane era venuto in Italia nel 2017, a Roma faceva lavoretti in nero ma durante un controllo era stato fermato perché clandestino e portato a Bari. Il console georgiano si trova a Gorizia per seguire le indagini e Il ministro degli Esteri della Georgia ha incontrato l’ambasciatore italiano a Tbilisi; del caso si sta interessando anche il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute, Mauro Palma. L’assessore alle Politiche dell’immigrazione del Friuli Venezia Giulia, Pierpaolo Roberti, ha ribadito «stima, gratitudine e fiducia nell’operato delle forze di Polizia, del questore e del prefetto».

È peraltro noto che la situazione del Cpr di Gradisca è da tempo esplosiva. Lo stesso Magi ha riferito che al suo arrivo «ho sentito urla provenire dall’interno, poi agenti in assetto antisommossa mi hanno fatto entrare. Ho avvertito una tensione palpabile, un poliziotto ha detto a un collega che c’era tanto sangue in giro».

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