lunedì 19 dicembre 2016
Gli atenei italiani compiono decisi passi in avanti e si riduce il divario tra Nord e Sud. Il presidente dell'Anvur Graziosi: «Il sistema sta convergendo verso uno standard comune e più elevato»
Migliora la qualità della ricerca
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Aumenta la qualità del sistema e diminuisce la distanza tra i territori. Sono le due principali evidenze dell'analisi della qualità della ricerca scientifica delle università italiane, realizzata dall'Anvur, l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, che ieri ha diffuso i primi dati relativi al periodo tra il 2011 e il 2014. La seconda edizione della Valutazione della qualità della ricerca (Vqr) è stata realizzata nell'arco di 18 mesi, da parte di un team di 450 super esperti, con il contributo di 14mila tra professori e ricercatori, che hanno valutato oltre 118mila lavori (articoli, monografie, saggi, brevetti, manufatti....) realizzati da circa 65mila tra docenti e ricercatori di 132 strutture tra università, enti di ricerca e consorzi interuniversitari.

In palio un “premio” da 1,4 miliardi

Sulla base dei voti conseguiti dai prodotti oggetto di valutazione, l'Anvur ha stilato una sorta di classifica delle università italiane, in base alla quale sarà distribuita la parte premiale del Fondo di finanziamento ordinario per il 2016, pari a 1,4 miliardi di euro. Rispetto alla rilevazione precedente, relativa al periodo 2004-2010, gli atenei si sono complessivamente avvicinati in termini di qualità della ricerca e anche la distanza tra le università del Nord e quelle del Sud è andata (in parte) riducendosi.

Toscana ai primi posti

Nelle prime tre posizioni della graduatoria ci sono altrettante università toscane. La prima in assoluto è l'Imt di Lucca, seguita da due atenei pisani: la Scuola superiore sant'Anna e la Normale. Quest'ultima ha realizzato un guadagno del 20% rispetto alla precedente rilevazione. Al quarto posto si trova il Sissa di Trieste, mentre al quinto lo Iuss di Pavia. In coda troviamo l'università di Messina, 66esima, ma con un guadagno del 17% rispetto alla precedente Vqr. Anche Catania, Palermo e Cagliari hanno fatto segnare un deciso valzo in avanti, con rispettivamente un +10%, +9% e +4%.

«La valutazione spinge a migliorare»

«Si vede con chiarezza che l’esistenza stessa della Vqr, quindi il sapere a priori che il lavoro di ricerca sarà valutato, ha orientato l’azione delle università: rispetto alla prima Vqr, conclusa nel 2013 che considerava i lavori scientifici realizzati nel periodo 2004-2010, c’è una convergenza – commenta Andrea Graziosi, presidente Anvur - La prima valutazione aveva fotografato la ricerca universitaria dopo un periodo di oltre vent’anni senza un sistema di valutazione comune, con il risultato che ogni ateneo aveva seguito regole proprie e il sistema si era mosso in ordine sparso, con profonde differenze. Oggi, invece, vediamo che le differenze tra atenei si riducono e tutto ci fa pensare che la qualità media del lavoro delle università si sia innalzata. Si può, dunque, ipotizzare che gli esercizi di valutazione abbiano raggiunto uno degli obiettivi che si erano prefissati: favorire una convergenza verso uno standard comune e più elevato della qualità della ricerca. Certamente, si tratta solo di un primo passo in un percorso lungo e complesso ma, per semplificare, possiamo dire che la macchina è stata messa in moto, come dimostra anche il miglioramento nella qualità del reclutamento della docenza».

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