venerdì 27 maggio 2022
L'Admo compie 30 anni e fa il punto della situazione in Italia
Donazione di midollo, ancora poche disponibilità
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L’Admo (Associazione donatori midollo osseo) compie 30 anni e, per l’occasione, ha organizzato un evento speciale per raccontare la sua attività e fare il punto sull’attuale condizione del trapianto di midollo osseo in Italia.

L’Associazione è nata con l’obiettivo di informare i cittadini sulla possibilità di combattere, attraverso la donazione e il trapianto di midollo osseo, le leucemie, i linfomi, il mieloma e altre patologie del sangue. Per coloro che non hanno un donatore consanguineo, infatti, la speranza di trovare un midollo compatibile per il trapianto è legata all’esistenza del maggior numero possibile di donatori volontari tipizzati, ovvero di coloro di cui sono già note le caratteristiche genetiche. La compatibilità tra paziente e donatore si verifica una volta su quattro nell’ambito familiare (fratelli e sorelle), ma diventa molto rara (1:100.000) tra individui non consanguinei. Per questo motivo, è importantissimo aumentare il numero dei potenziali donatori da iscrivere all’Ibmdr (Registro italiano donatori midollo osseo) così da aumentare sensibilmente le possibilità di cura per questi pazienti.

Ma come avviene la donazione? Dopo aver contattato l’Associazione, verrà eseguita l’analisi di un campione di sangue o di saliva dal quale si ricaverà il profilo del donatore. Se il profilo tipizzato coincide con quello di un potenziale ricevente, si verrà contattati per continuare il percorso che porterà alla donazione del midollo osseo. «La donazione non è dolorosa ­–­ ha spiegato Nicoletta Sacchi, direttore dell’Ibdmr – nel 90% dei casi avviene da sangue periferico. Nei cinque giorni precedenti al prelievo, viene somministrato un farmaco sottocutaneo con un’iniezione. Questo farmaco permette alle cellule, normalmente presenti nel midollo osseo, di riversarsi nel torrente circolatorio, cosa che può provocare qualche fastidio: dal mal di testa alla spossatezza e dolenzia tipiche dell’influenza. Effetti che, comunque, durano circa cinque giorni».

A volte, capita anche che dopo essersi registrati non si risponda alla chiamata. «È un peccato- ha proseguito Sacchi - spesso i ragazzi si iscrivono sull’onda dell’entusiasmo o magari perché c’è l’appello per un particolare paziente (che ci mette la faccia). Bisogna, però, comprendere che ci si iscrive per tutti i pazienti. La compatibilità è talmente rara che farlo solo per una persona, è inutile. Probabilmente non verranno chiamati mai o, magari, già dopo un anno ma, intanto, si sono "dimenticati". Ma quando il loro gemello genetico aspetta dall’altra parte, tirarsi indietro vuol dire negargli la cura, negargli la vita».

Altri problemi riguardano la pesante burocrazia che ha investito il Terzo settore. « Come associazione di volontariato – ha raccontato Rita Malavolta, presidente nazionale Admo ­­- stiamo vivendo un momento storico che è quello della riforma del Terzo settore che ci impone dei cambiamenti difficili e molto faticosi. Purtroppo, con questa riforma, chi non ha il supporto di una rete a livello nazionale è destinato a sparire: per i costi, per tutte le attività burocratiche ma anche per tutto quello che siamo impegnati a fare. Non siamo più, purtroppo, associazioni di volontariato, ma delle vere e proprie aziende che devono fare i conti con la burocrazia che sta alla base del nostro Paese». A rispondere a questo appello, il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri che ha raccontato di come assieme al Centro nazionale tumori si stiano portando avanti diversi progetti, oltre che gettare le basi per migliorare tutto ciò che è formazione e Ricerca. «Perché a seguito del Covid – ha spiegato Sileri - è stato accelerato quel processo di restyling del nostro Sistema sanitario nazionale che era già iniziato aumentando il Fondo sanitario con il primo governo Conte. E ora, con questo governo, il Fondo raggiungerà i 128 mld di euro nel 2024 (a cui si aggiungeranno tutti i finanziamenti del Pnrr). Significa poter avere la possibilità di migliorare tutti quei processi che ad oggi sono rimasti frenati, portandoci a dei livelli più elevati». Bisogna, però, coinvolgere di più l’Industria con le partnership universitarie e ospedaliere. Si vince solo se si fa squadra.

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