mercoledì 20 gennaio 2016
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«Mia figlia sta meglio e ci rende felici col proprio ritrovato sorriso». Il giorno dopo è più sollevato, il padre della ragazzina di seconda media che si è lanciata dalla finestra di casa denunciando di essere vittima di presunti atti di bullismo da parte di compagni di scuola ed amici. «Puoi anche suicidarti» sarebbe una delle frasi più pesanti che le sono state indirizzate, da coetanei che probabilmente non si rendevano neppure conto di quello che chattavano.  I genitori, che si dicono «distrutti» per quanto accaduto, anche perché non ne sapevano niente, chiedono «giustizia e trasparenza», peraltro senza incolpare nessuno. E la giustizia, appunto, fa il suo corso, con le indagini che potrebbero allargarsi ai genitori dei compagni di classe e dei coetanei per il mancato controllo dei figli minori. Le utenze utilizzate da alcuni dei ragazzini, autori di frasi moleste, risultano infatti intestate ai loro genitori, i quali non avrebbero esercitato il necessario controllo. L’indagine è coordinata dalla Procura per i minori di Trieste. Due i gruppi di chat, rilevate dai devices utilizzati dalla dodicenne. In nessuno di questi sarebbero state riscontrate minacce fisiche, né altri elementi di pericolo, ma vi sarebbero presenti frasi scherzose ma, in alcuni casi, derisioni e prese in giro anche pesanti. Gli inquirenti avrebbero individuato alcuni ragazzi ai quali porre domande specifiche sulle espressioni usate. La preside dell’istituto ha incontrato di nuovo gli allievi. «Mi hanno manifestato il desiderio di far pervenire all’amica loro attestati di affetto e solidarietà. Nessuno ha lanciato accuse ma tutti si sono detti dispiaciuti per quanto accaduto, che li ha colpiti molto e addolorati». La scuola, peraltro, non ha adottato provvedimenti disciplinari, «anche perché siamo persuasi che le presunte comunicazioni moleste siano avvenute in un contesto extrascolastico». La preside ha infine annunciato di aver attivato «un progetto urgente di prevenzione del cyberbullismo, con la collaborazione dell’Ufficio scolastico regionale e del ministero dell’Istruzione », che - ha fatto sapere lo stesso ministro, Stefania Giannini - «si è già attivato per un supporto alla scuola. Nei prossimi giorni il nostro personale sarà a Pordenone per sostenere la comunità scolastica», frequentata dalla studentessa.
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