martedì 21 aprile 2020
Lo sfogo della mamma di Aurora, 7 anni, affetta da una malattia rara
Mamma Rosetta con Aurora, 7 anni

Mamma Rosetta con Aurora, 7 anni - per concessione della famiglia

COMMENTA E CONDIVIDI

«Da quando sono entrate in vigore le restrizioni per il coronavirus, è come se mia figlia fosse stata dimenticata». Rosetta Musumeci, 32 anni, è mamma di Aurora, una bambina di 7 anni, disabile con una malattia rara, non ancora identificata: un ritardo nel camminare e parlare e poi anche un disturbo oppositivo provocatorio e dello spettro autistico. Insomma, una disabile grave. Mamma e figlia, insieme alla nonna Maria Grazia, vivono a Paternò, un centro in provincia di Catania, e da 5 anni Aurora frequenta l’Oasi di Troina, in provincia di Enna, il centro riabilitativo dove, qualche settimana fa, è scoppiato il focolaio del Covid-19, colpendo operatori e piccoli pazienti. L’ultimo ricovero prolungato lo scorso 13 febbraio, poi il 10 marzo Rosetta capisce che dentro il Centro la situazione sta diventando sempre più difficile e così firma le dimissioni volontarie. Da quella data la vita di sua figlia Aurora si svolge tra le quattro mura domestiche, un modesto appartamento in affitto a Paternò. È qui che vivono in tre: la mamma Rosetta e la nonna Maria Grazia hanno deciso di dedicarsi giorno e notte alla piccola. Le restrizioni imposte per arginare il contagio del coronavirus hanno “recluso” a casa la bambina.

Una vita da “reclusa”

«Prima dell’emergenza, durante la settimana Aurora era impegnatissima in diverse terapie riabilitative, tutte a pagamento: 5 giorni tra Adrano e Paternò e poi le sedute col logopedista privato e anche alcune lezioni di danza», spiega Rosetta. Un percorso necessario per disabili gravi come Aurora, che da 15 giorni, però, si è interrotto: centri chiusi e stop agli operatori domiciliari a pagamento. «Mi sono accorta che mia figlia ha fatto passi indietro nel cammino di recupero – racconta Rosetta – vivendo a casa e senza possibilità di riabilitazione. Mi sono state proposte le video lezioni, ma può una bambina come Aurora seguirle?». Rosetta, in questi giorni, non si è arresa: ha chiesto finanche aiuto al sindaco di Paternò, affinché qualcuno potesse aiutarla a garantire la riabilitazione alla figlia. «Ho chiesto un’autorizzazione eccezionale che possa consentire agli operatori di raggiungere casa nostra», spiega la giovane mamma, consapevole che questo tempo d’emergenza durerà ancora settimane. Alle difficoltà per Aurora si sommano anche quelle economiche per andare avanti. Il Comune le ha dato sostegno con due pacchi spesa e un buono di 20 euro per i farmaci. Rosetta, intanto, per seguire la figlia si è dimessa dal call center dove lavorava. Le uniche fonti di reddito sono l’indennità di accompagnamento per Aurora (poco più di 500 euro al mese) e il Reddito di cittadinanza della nonna.

«Non dimenticate i nostri figli»

Difficoltà su difficoltà, ma la priorità per Rosetta è sua figlia: «Non possiamo più permettere che per disabili gravi come Aurora vengano interrotte le terapie di riabilitazione, perché così si rischia di vanificare quanto conquistato con sacrifici negli anni. Capisco il momento di emergenza legato al coronavirus, ma non possono dimenticare i nostri figli disabili, costretti anche loro a casa, senza poter più seguire nessun percorso riabilitativo. Il mio è un appello accorato anche di tantissimi genitori nelle mie stesse condizioni: chi di dovere ci aiuti». Il grido d’aiuto di una mamma che non si arrende.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI