venerdì 2 agosto 2013
Il sindaco Virginio Merola: «Intitolare delle vie della città a chi ha perso la vita quel giorno è un gesto di nuovo vitale, trasforma la memoria in un percorso fisico». Sul palco davanti alla stazione la presidente della Camera, Laura Boldrini, e il presidente dell'associazione delle vittime, Paolo Bolognesi.
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La Bologna che da 33 anni ricorda senza «chiudersi nella rassegnazione» l'esplosione che strappò 85 vite e ferì altre 200 persone, questa volta aggiunge «pezzi di città: quest'anno non c'è solo la strada che percorriamo per andare in stazione, ma tante strade, ciascuna intitolata a una delle vittime». Lo ha gridato, dal palco allestito in Piazza Medaglie d'Oro, il sindaco di Bologna, Virginio Merola nel suo intervento per l'anniversario della Strage che, il 2 agosto del 1980, insanguinò il capoluogo emiliano.«Intitolare delle vie della città a chi ha perso la vita quel giorno di trentatré anni fa - ha scandito - è un gesto di nuovo vitale, trasforma la memoria in un percorso fisico, in un luogo di vita, una strada, una vena della città, un posto dove ci si incontra e si vive. Da una lapide - ha aggiunto - a tante strade, una strada per ciascuno dei nostri morti, perché ciascuno dei vivi lo onori con i propri passi e quella via diventi parte della loro vita di ogni giorno».Di fronte a una piazza gremita, oltre al primo cittadino di Bologna, hanno parlato anche il presidente della Camera, Laura Boldrini e Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione delle vittime della strage, che ha ricordato come la verità raggiunta finora sulla strage di Bologna, con la condanna di Mambro, Fioravanti eCiavardini sia parziale: «Mancano mandanti e ispiratori politici. Oggi si può e si deve fare di più. La  verità sulle stragi che hanno insanguinato il nostro Paese è a portata di mano». I materiali raccolti nell'ambito dei processi per le stragi di piazza Fontana, Brescia, Italicus e Bologna - ha aggiunto Bolognesi - consentono di ricostruire la nascita e lo sviluppo della strategia della tensione.  Quella di una «attenta lettura di tutte le sentenze definitive pronunziate sinora in  materia di stragi» è, non a caso, la via indicata nell'esposto in cui la associazione ha chiesto alla Procura di Bologna di indagare sui mandanti.Esposto confluito nell'inchiesta bis ancora aperta a Bologna, e sul cui contenuto i magistrati hanno avviato accertamenti.  Per Bolognesi tutte le carte dei processi «indicano univocamente negli ordinovisti veneti i responsabili di tutte le stragi dal 1969 in poi e nei servizi segreti le strutture che hanno offerto loro sistematicamente protezione». Ma Bolognesi non si è risparmiato una stoccata ai magistrati che negli anni hanno seguito le indagini. «Dopo le condanne definitive del 1995 e del 2007, non vi è più stato nessun sussulto da parte della Procura di Bologna, nessun tentativo di leggere il loro disegno politico», ha detto riferendosi ai mandanti. Il presidente ha invitato chi indaga a evitare di farsi «prendere in giro da acchiappa-fantasmi che sembrano perseguire il solo scopo del depistaggio della memoria e di sollecitare da parte della opinione pubblica un'assoluzione mediatica degli esecutori materiali della strage già condannati». Un riferimento abbastanza chiaro alla cosiddetta pista palestinese che sta alla base di uno dei filoni dell'inchiesta bis. E ha detto di aspettarsi, che «la Magistratura non mancherà di sgombrare il campo dai cosiddetti depistaggi, di cui gli esiti parziali della Commissione Mitrokhin sono uno degli esempi, ed approfondisca tutto ciò che è utile e necessario dalla rilettura generale del fenomeno terroristico che abbiamo proposto».Il messaggio di Napolitano e Grasso«A trentatrè anni dalla strage che sconvolse la città di Bologna e l'Italia intera, rivolgo il mio pensiero deferente e partecipe ai famigliari delle ottantacinque vittime e ai tanti feriti di quel barbaro attentato terroristico». Lo scrive il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel messaggio inviato a Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna. «Il meditato ricordo di quegli anni che hanno insanguinato il Paese -prosegue il Capo dello Stato- non solo costituisce un doveroso e commosso omaggio alle vittime, ma è volto a diffondere e condividere con le giovani generazioni, che non hanno vissuto quelle vicende, consapevolezza storica, sensibilità civica, convinta mobilitazione a tutela dei principi democratici sanciti dalla nostra Costituzione».«Rinnovo pertanto -afferma Napolitano- il mio apprezzamento per l'impegno profuso dall'Associazione da lei presieduta nel promuovere e coltivare una riflessione collettiva su quel periodo sofferto della nostra storia e nell'adoperarsi affinchè venga fatta piena luce sugli aspetti del feroce atto terroristico, non ancora chiariti nonostante la lunga, ma non ancora conclusa, serie di investigazioni e processi».Al Capo dello Stato si è unito il presidente del Senato, Pietro Grasso: «Ricordare è indispensabile - scrive in un messaggio inviato a Paolo Bolognesi - affinchè si continui a lottare contro l'oblio e contro il terrorismo e Affinchè si prosegua nella ricerca instancabile della verità storica e processuale».14mila firme per istituire il reato di depistaggioL'appello lanciato nei giorni scorsi dall'Unione dei familiari delle vittime per stragi su Change.org per chiedere ai presidenti di Senato e Camera di calendarizzare «il prima possibile» la votazione della proposta di legge per istituire il reato di depistaggio ha raccolto oltre 14mila adesioni. Una proposta che vede il parare favorevole del governo secondo quanto riferito dal ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio. L'iniziativa sul reato di depistaggio «credo che non possa che essere vista - ha detto il ministro - con favore e adesione dal governo», condividendo l'idea che chi devia di proposito le indagini «compie un reato specifico».
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