Non può essere un piccolo gruppo di mafiosi a inquinare questo luogo, questa terra».
Un fortissimo applauso accompagna queste parole di don Luigi Ciotti. Applauso convinto, quasi di liberazione. Il luogo è simbolico. Siamo nel Mof, il grande mercato ortofrutticolo di Fondi, finito in tante inchieste di mafia.
«Qui si sono messi insieme "casalesi" e "corleonesi", il massimo», sottolinea ancora il presidente di Libera. Storie di agromafie, traffici di droga e di armi. Che hanno coinvolto anche politici locali. Ma oggi è un’altra storia ad andare in scena. Qui, nel grande salone delle conferenze del Mof, si svolge l’annuale Convegno pastorale diocesano sul tema "On the road. La Chiesa ascolta la strada". Mai successo. Un’iniziativa fortemente voluta dall’arcivescovo di Gaeta Luigi Vari, che ha chiamato don Luigi a introdurre la prima delle tre giornate. E proprio qui, in questo luogo simbolico.
«I simboli sono importanti e per questo lo abbiamo scelto», ci spiega prima dell’incontro. «Qualcuno si è sorpreso - dice poi nella sua introduzione - ma è il frutto dell’ascolto. E del desiderio di fare qualcosa per cambiare questa nostra terra. Una Chiesa più significativa e più bella. Ricordando che non si salva questa terra coi miracoli ma con la responsabilità». La sala gremita di oltre seicento persone, tante anche in piedi, ascolta il vescovo e don Luigi per quasi due ore. Tanti applausi, ma i più forti quando il fondatore del Gruppo Abele e di Libera, dopo aver parlato dell’impegno sulla strada, arriva a parlare di mafia. Applausi tutti in piedi mentre c’è chi grida «Grazie!». «Chi l’avrebbe detto fino a pochi anni fa, venire a parlare qui al mercato di Fondi. Davvero anche questa terra sta cambiando», riflette don Luigi alla fine dell’incontro. E anche il vescovo Luigi è molto soddisfatto. «È andata veramente molto bene. Un ottimo incontro. Anche così ci si riappropria del nostro territorio. È quello che volevamo e ha funzionato. E poi quell’applauso quando don Luigi ha parlato di Fondi mi ha sorpreso positivamente. È stato molto esplicito». Nel suo lungo intervento don Ciotti cita più volte le mafie e i suoi affari. «L’eroina - denuncia - è tornata al massimo negli ultimi due anni». E incita alla «lotta contro i trafficanti di morte». Invita a «impegnarsi per chi non è libero» ed elenca «i ricatti e lo sfruttamento delle mafia, il lavoro nero, la tratta, la prostituzione». «La vita - è il suo appello - ci affida l’impegno di usare la nostra libertà per chi libero non è». Rifiutando etichette. «Quando mi chiamano prete antimafia dico che il prete è prete. Non siamo categorie». E sono tanti i sacerdoti ad ascoltarlo e più tardi a commentate positivamente queste parole. Davvero, come torna a ripetere don Luigi, «una Chiesa che guarda verso il Cielo senza distrarsi dalle nostre responsabilità sulla Terra, sulla strada». Perchè farlo? «Perchè Dio possa regnare tra noi. Io dò solo una piccola mano a Dio. Lui fissa gli appuntamenti per noi. E noi siamo chiamati ad amare». E se serve a denunciare. «Il nostro dovere è alzare la voce, prestare la nostra voce, contro indifferenza e rassegnazione». Anche contro le mafie. «Non tocca solo alla magistratura e alle forze dell’ordine. Anche noi dobbiamo scegliere». Cita don Luigi Sturzo che già nei primi anni del ’900 lanciava l’allarme su una mafia che stava «risalendo la Penisola». Lo sanno bene i cittadini di Fondi. «Questo luogo ci invita a riflettere. La lotta alla corruzione e alle mafie ha bisogno del noi». L’applauso che segue queste parole «è davvero molto esplicito» ripete il vescovo Luigi.
Don Luigi Cotti e il vescovo Luigi Vari insieme per il convegno che si svolge nella piazza ortofrutticola a lungo condizionata dall'alleanza tra clan corleonesi e casalesi.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: