sabato 20 agosto 2022
Il presidente di Comunione e liberazione: per Cl è un periodo delicato ma di grande rinnovamento. La Chiesa sta conducendo noi e gli altri movimenti a una maturazione, e siamo grati di questo
Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Comunione e liberazione

Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Comunione e liberazione - Archivio

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Professor Davide Prosperi, che ci fa un chimico, esperto in nanobiologia, alla presidenza di un movimento religioso come CL? E mi permetta la curiosità: come fa un chimico a credere in Dio?
La risposta può apparire banale: è capitato così. Ho semplicemente dato la mia disponibilità quando mi è stata chiesta, nella gratitudine per il dono dell’incontro con il movimento. Considero del resto questa responsabilità un servizio alla Chiesa. Sono chimico e biologo, è vero, sono laico, sposato e ho quattro figli. Il chimico osserva la realtà nelle sue profondità microscopiche, meravigliandosi di continuo della perfezione con cui gli elementi sono razionalmente in rapporto tra loro. L’esperienza di tale razionalità e al tempo stesso del mistero che la governa mi porta a rovesciare la sua domanda: come può un chimico non credere in Dio? Poi, certo, un conto è credere all’esistenza di un ente superiore, un altro incontrare una realtà umana in cui la presenza di Dio è un’esperienza viva…

Una passione per l’uomo: non è solo il tema della manifestazione di quest’anno, ma il filo rosso di un movimento. Lo stesso Meeting racconta una fede intrisa di corpo e storia, di emozioni e pensiero, esperienze e idee, attraverso il comportamento che meglio le sintetizza, cioè l’amicizia. Lei non crede che viviamo un tempo in cui è difficile fare sintesi di queste dimensioni dell’umano?
«Il cristianesimo non è nato per fondare una religione, è nato come passione per l’uomo!»: il titolo è tratto da questa frase, pronunciata da don Giussani proprio al Meeting nel 1985. Noi la passione di Dio per l’uomo l’abbiamo conosciuta nell’amicizia con don Giussani e oggi la viviamo nella compagnia originata da quell’amicizia dentro la Chiesa. Cosa ha originato tutto ciò? Il desiderio di guardare gli altri come siamo stati guardati noi, di sperimentare continuamente l’amore di Dio su di noi. Meeting del resto significa incontro: «la parola "incontro" indica la modalità originale con cui la proposta che Dio fa di sé, in Cristo, diventa persuasiva e operativa per l’uomo. Un incontro resta funzione della partecipazione dell’uomo al disegno totale» (don Giussani, Meeting 1983). L’uomo ha sì diverse dimensioni, come lei dice, ma esse tendono sempre strutturalmente all’unità, domandano una "totalità". Il tentativo del Meeting è di offrire anche, anzi soprattutto in tempi difficili, un luogo di amicizia per condividere questa tensione.

Uno dei momenti più interessanti sarà la lettura del pensiero di Giussani a cent’anni dalla sua nascita. Secondo Lei fu più un teologo o un pedagogo?
Don Giussani è stato molte cose ma è stato soprattutto un educatore. Nel senso più alto del termine: un uomo che incontrando gli altri uomini li ha aiutati (e ancora li aiuta attraverso la storia che ha generato) a crescere verso il loro Destino. Nessuno per lui era estraneo e non imponeva mai una sua visione: cercava di provocare il cuore dell’altro per aprirgli uno spiraglio per la "strada bella", in rapporto con tutto. Se dovessi definire il carisma ricevuto da Giussani direi che è il carisma dell’umano: ha guardato all’uomo intero, valorizzandone fino in fondo la domanda di infinito (infatti amava Leopardi!), ma anche l’apertura all’evento della grazia di Cristo che ci raggiunge attraverso qualcuno che ci colpisce e ci affascina, generando appunto un movimento.

Quest’Italia ha bisogno di buoni maestri?
L’uomo ha sempre bisogno di persone che sappiano tenere alto il desiderio del cuore. Questo è stato don Giussani per tanti di noi: come altri nella storia della Chiesa, si è reso affascinante in quanto testimone dell’iniziativa del vero e unico Maestro. Il paragone con una presenza così porta a cercare persone, anzi amici, che sanno indicarti la strada per "vivere con pienezza". Questa tensione ideale trasforma anche il modo di guardare tutto quello che si ha.

Crede che la gente voglia ancora imparare qualcosa e metterlo in pratica o che ci basti vivere da spettatori della tv e dei social network?
Nessuno vuole essere spettatore della propria vita. Ognuno desidera rapporti che prendano sul serio il bisogno di felicità, fare esperienza di un bene. Certo, questo desiderio oggi è annichilito, ridotto. Spesso siamo definiti dal terrore del fallimento, come se il nostro destino dipendesse solo da noi. Papa Francesco ai giovani ha detto: «Lo schermo facilmente diventa uno specchio, dove credi di stare di fronte al mondo, ma in realtà sei solo, in un mondo virtuale pieno di apparenze. Che bello invece stare con gli altri, scoprire la novità dell’altro». Dobbiamo tutti aiutarci a riportare Dio negli schermi della nostra vita. Una vita senza Dio è una vita senza futuro.

Un’ultima ed inevitabile domanda: cosa succederà a Comunione e Liberazione nei prossimi mesi?
Per CL è un periodo delicato ma di grande rinnovamento. Per noi è entusiasmante, ve ne renderete conto al Meeting. La Chiesa sta conducendo noi e tutti gli altri movimenti a una maturazione, e siamo grati di questo. Poi la nostra gratitudine verso il Papa è ancora maggiore per l’Udienza che ha concesso a CL in San Pietro il 15 ottobre, proprio la data della nascita di don Giussani di cui festeggiamo quest’anno il centenario. Sarà un passaggio fondamentale del nostro cammino e auspico una grande partecipazione: per riaffermare la nostra sequela a Cristo nella Chiesa e rinnovare il contributo di fede e di costruzione del bene comune che abbiamo da dare alla Chiesa stessa e al mondo. Esistiamo solo per questo.

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