mercoledì 30 marzo 2016
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Dopo l’accordo Ue-Turchia e la chiusura della rotta balcanica sono diminuiti gli sbarchi in Grecia ma si teme una nuova ondata nella rotta centrale del Mediterraneo: dalla Libia a Lampedusa. Ieri 1.569 persone soccorse scontro sugli arrivi e sugli sbarchi dei migranti. Dopo l’accordo Ue Turchia, entrato in vigore in Grecia dallo scorso 20 marzo, per Bruxelles i numeri sono diminuiti. Ma non tutti la pensano allo stesso modo. La chiusura della rotta balcanica e il cul de sac creato dalle nuove procedure (che prevedono il controllo ad uno ad uno dei circa 50mila migranti attualmente presenti sul territorio greco) hanno di fatto spostato le rotte dei flussi migratori. E in Italia si teme la nuova ondata della Central Mediterranean Route, quella cioé che parte dalle coste della Libia e della Tunisia e si riversa sulle nostre isole. Lo dicono i numeri. Da inizio anno, conferma il Viminale, sono già 16.000 i migranti sbar-È cati sulle nostre coste, il 58% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nei primi 3 mesi del 2015, infatti, le persone complessivamente sbarcate in Italia erano 10.165. Ad oggi, nel sistema di accoglienza distribuito sul territorio sono ospitati circa 108mila migranti e circa 10mila minori. Dopo i 730 sbarcati a Pozzallo, ieri mattina – tra loro 111 donne e 59 bambini – nella stessa giornata la Guardia costiera, in 11 diverse operazioni, ha tratto in salvo altre 1.569 persone. Si tratta di 1.262 uomini, 274 donne e 33 bambini. Il bel tempo e la chiusura della rotta balcanica sembrano così spostare l’attenzione sul Mediterraneo dei migranti che fuggono dalla guerra, dalle catastrofi ambientali e dalle persecuzioni religiose e razziali. La rotta dei disperati, quella più pericolosa, che parte dalla costa della Libia e arriva a Lampedusa. Battuta soprattutto da eritrei, somali, nigeriani e afghani. In realtà già il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian, settimana scorsa aveva avvisato: circa 800.000 migranti sono pronti a partire dalla Libia per raggiungere l’Europa. Ma la Commissione europea getta acqua sul fuoco. «Al momento non c’è ancora un aumento significativo dei numeri degli arrivi in Italia» fanno sapere da Bruxelles, confermando d’altro canto la diminuzione degli sbarchi in Grecia, passati da 2.000 al giorno (prima del 20 marzo) agli attuali «meno di 1.000 a settimana ». «Secondo le ultime informazioni dell’Agenzia Frontex, non c’è niente che faccia pensare a un aumento significativo dei flussi di migranti lungo la rotta dalla Libia verso l’Italia» ha affermato ieri la portavoce della Commissione europea per la Politica comune d’immigrazione e asilo, Natasha Bertaud. «Siamo sempre stati coscienti della frammentazione delle rotte – ha aggiunto Bertaud – e proprio per questo c’è un programma di ricollocamento dei profughi dall’Italia verso gli altri Stati membri». Intanto il presidente del consiglio europeo, Donald Tusk mette in guardia: dopo l’accordo Ue-Turchia, ora bisognerà concentrarsi sulle possibili rotte alternative, «inclusa quella del Mediterraneo centrale ». «Ho fiducia che si faranno progressi nella messa in pratica del piano turco, d’accordo con le nostre regole. È un fatto cruciale per risolvere la crisi umanitaria in Grecia. Non dobbiamo però dimenticare – ha detto Tusk a conclusione dell’incontro con il premier del Montenegro, Milo Dukanovic a Bruxelles – che abbiamo ancora lavoro da fare sulle altre rotte migratorie in Europa, compresa quella del Mediterraneo centrale. È su questo che ci dovremo concentrare». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’Ue: non ci risulta un incremento di flussi dalla Libia verso l’Italia Ma Tusk: attenti alla nuova rotta
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