martedì 18 febbraio 2020
Nel mondo muore una donna incinta o un bambino ogni 11 secondi. L'impegno dell'ong in Afghanistan, Yemen, Iraq, Libano, Repubblica Centrafricana e Lesbo. Il 45596 per la campagna "Nati in emergenza"
«Ogni 2 minuti salviamo un neonato in aree a rischio»
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Per arrivare agli ospedali di Medici Senza Frontiere spesso camminano per ore, vengono trasportate a braccia o su brandine, distese sui sedili di un'auto o nel cassone di un camion, lungo strade dissestate. Sono le donne che a centinaia bussano ogni giorno alle porte degli ospedali gestiti da Medici Senza Frontiere, spesso gli unici presidi sanitari in grado di garantire standard medici di livello. Viaggi della speranza di madri che arrivano senza analisi, esami, monitoraggi, costringendo i medici a veri e propri miracoli per salvare la vita delle mamme e far nascere più di 800 bambini al giorno.

MSF

Uno di questi medici "di frontiera" è Giorgia Sciotti, giovane ginecologa di Msf, rientrata da qualche settimana dalla sua seconda missione in Afghanistan. «Vediamo donne che arrivano per un parto di emergenza senza mai aver fatto un’ecografia durante tutta la gravidanza. Non sappiamo se il bambino sia vivo o meno - racconta la dottoressa Sciotti - in che posizione si trovi, e nemmeno della possibile presenza di gemelli. Abbiamo pochi minuti per raccogliere tutte le informazioni e capire cosa fare». Decisioni difficili, da affrontare prima che le situazioni degenerino. Che l'equipe di Msf prende ogni due minuti, centinaia di migliaia di volte l'anno. Nel 2018 sono stati 309 mila 500 i parti assistiti dai medici della ong.

La situazione drammatica dei reparti materno-infantili sui fronti di guerra è raccontata in modo diretto e drammatico nel docufilm Alla mia piccola Sama, il documentario nominato agli Oscar dei registi Edward Watts e Waad al Kateab, giornalista che ha raccontato, da cittadina di Aleppo, l'assedio della sua città da parte delle truppe di Assad sostenute dall'aviazione russa. Il documentario, premiato ai BAFTA, ha ottenuto il maggior numero di riconoscimenti nei principali festival di tutto il mondo ed è distribuito da Wanted Cinema con il patrocino di Amnesty International Italia e la collaborazione di MSF, e nella versione italiana è doppiato da Jasmine Trinca.

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Particolarmente difficile l'impegno di Msf in sei strutture in aree a rischio a causa di conflitti armati, estrema povertà, o in campi profughi. Come l’ospedale di Khost in Afghanistan, che con 2 mila bambini nati ogni mese è il più prolifico dei centri di Msf. Poi c'è quello di Castor, a Bangui, in Repubblica Centrafricana, uno dei paesi con la mortalità infantile più alta. Quello di Mocha in Yemen, costruito nel 2018 vicino alla linea del fronte per curare feriti di guerra e assistere i parti in emergenza. Problematica la situazione anche alla maternità di Mosul Ovest in Iraq, aperta nel 2017 per far fronte alla fuga di molti medici e paramedici. Sovraffollamento e precarietà dei servizi rendono difficile anche la gestione del centro di salute materno-infantile nel campo rifugiati di Shatila in Libano, dove siriani, palestinesi, libanesi e altre comunità vivono in condizioni drammatiche. Condizioni analoghe nella clinica pediatrica fuori dal campo per migranti e rifugiati di Moria, sull’isola di Lesbo, dove donne e bambini vivono in uno stato di emergenza cronica e in un ciclo continuo di sofferenza umana.

«A volte le donne raggiungono un nostro ospedale dopo aver già partorito e in shock emorragico», è la testimonianza di Ileana Boneschi, ostetrica di Msf che ha lavorato in Iraq e Afghanistan. «Mentre cominciamo la corsa frenetica alla ricerca del sangue, ci capita di vedere che il cordone ombelicale è stato tagliato con pezzi di lamiera o vetro, con il rischio consistente di infezione da tetano. E così, a poche ore dalla nascita, un neonato può già combattere per la vita», racconta Ileana Boneschi.

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L'attività di queste equipe mediche è vitale. «Nel mondo ogni 11 secondi muoiono una donna incinta o un neonato. La stragrande maggioranza di queste morti - dichiara la dottoressa Sara Rigon - avvengono nei paesi in cui operiamo. Qui le donne crescono con i racconti o ricordi di zie, sorelle, cugine o madri, morte durante il parto. L'arrivo nei nostri ospedali è sempre un momento carico di dolore e preoccupazione, ma anche distensione nel potersi affidare a qualcuno che le accompagnerà in un momento così critico. Assistere alla gioia di una mamma che ancora esausta e dolorante stringe a sé il suo bambino è indescrivibile; salvaguardare la sua salute e benessere è un privilegio».

«Il primo giorno di missione a Khost in Afghanistan sono entrata in sala parto e dopo 4 minuti erano già nati 2 bambini. Mi è capitato di lavorare due notti consecutive in sala operatoria. C’è chi guida per più di 2 ore pur di venire da noi. “Veniamo da MSF per non morire”, mi hanno detto tanti pazienti. Come una donna che aveva alle spalle 4 gravidanze finite male. Questa volta ce l’ha fatta, ha dato alla luce il primo bambino nato del 2020 a Khost», afferma Anna Maria Mizzi, anestesista di Msf. «Ci sono pazienti che ricorderai per sempre. Come quella mamma che ha chiamato suo figlio Decision perché nonostante tutte le difficoltà quel bambino aveva scelto di nascere», racconta Christine Tasnier, ostetrica di Msf.

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Diversi i motivi per cui si nasce in emergenza: conflitti armati, che limitano gli spostamenti delle persone timorose di diventare bersaglio di attacchi aerei e combattimenti, sistemi sanitari fragili o del tutto assenti, che costringono le donne incinte a partorire in casa, con ostetriche non adeguatamente formate. Qui l’intervento indipendente di Msf fa la differenza. E bastano solo 10 euro per garantire un parto sicuro con un’assistenza qualificata. Fino al al 7 marzo, si possono donare 2 euro con SMS da rete mobile, 5 o 10 euro con chiamata da rete fissa al numero 45596, per garantire un parto sicuro e cure pediatriche in Afghanistan, Iraq, Yemen, Libano, Repubblica Centrafricana e Grecia. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari Wind Tre, TIM, Vodafone, PosteMobile, Iliad, Coop Voce, Tiscali. Sarà di 5 euro per le chiamate da rete fissa TWT, Convergenze, PosteMobile e di 5 e 10 euro da rete fissa TIM, Vodafone, Wind Tre, Fastweb e Tiscali.


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