venerdì 30 ottobre 2020
Il 20 giugno era stato eletto per succedere a Carlo Costalli, che si faceva da parte dopo 19 anni. Ora le improvvise dimissioni: «Passo indietro per favorire un percorso di pacificazione».
Domenico Delle Foglie

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Quattro mesi da «traghettatore», come si definisce. E ora le dimissioni, improvvise e inattese dopo un tempo così breve. Domenico Delle Foglie da ieri non è più presidente del Movimento cristiano lavoratori (Mcl): ha lasciato per agevolare il «percorso di pacificazione» nell’associazione che il 20 giugno aveva cambiato guida eleggendo il giornalista già vicedirettore di Avvenire e direttore dell’agenzia Sir al posto di Carlo Costalli dopo una presidenza durata 19 anni. Un passaggio sofferto, dopo il quale il nuovo presidente aveva intrapreso un cammino di riforme, come documentato nella pagiona periodica curata da Mcl su Avvenire per informare sulla vita associativa. «Ho preso atto con grande piacere e sollievo – ha dichiarato Delle Foglie – dell'avvio di un percorso di pacificazione fra le due componenti che si sono divise all'atto della mia elezione. Da qui la mia decisione di fare un passo indietro per favorire questo percorso. Ritengo, infatti, conclusa la mia funzione di traghettatore in una fase complessa della vita associativa, dopo le traumatiche dimissioni di Carlo Costalli».
La riflessione di Delle Foglie all’atto di lasciare la guida di Mcl si volge al futuro dell’esperienza associativa: «Spero, nel brevissimo periodo in cui ho rappresentato il Movimento – si legge nella lettera di dimissioni – di averne rispettato e valorizzato l'identità ecclesiale e sociale, con un occhio di riguardo alla testimonianza dei valori della Dottrina sociale cristiana. Auguro sin da ora al prossimo presidente di far progredire la presenza del Movimento nel cuore della Chiesa e della società italiana. Infine, invito tutti i soci e gli assistenti ecclesiastici incardinati nei territori e che costruiscono giorno per giorno il Movimento e i suoi Servizi, ad avere fiducia nel futuro. A tutti loro va la mia più profonda gratitudine».

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