giovedì 1 settembre 2022
Il presidente del Movimento cristiano lavoratori, Antonio Di Matteo: società disgregata e in guerra, ma il nostro sguardo resta rivolto a un futuro di pace
Il presidente di Mcl, Antonio Di Matteo

Il presidente di Mcl, Antonio Di Matteo - Mcl

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A 50 anni dalla fondazione, il Movimento cristiano lavoratori riparte dalle proprie origini e lo fa pregando, con un percorso formativo e spirituale per i quadri dirigenti che si apre oggi e si concluderà sabato ad Assisi. Parteciperanno Monsignor Francesco Antonio Soddu, vescovo di Terni-Narni-Amelia, padre Enzo Fortunato, il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, monsignor Luigi Renna, presidente della Commissione per Problemi sociali e Lavoro, Giustizia e Pace e Salvaguardia del Creato della Conferenza Episcopale Italiana e Arcivescovo di Catania, don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio Nazionale Problemi Sociali, Lavoro e Salvaguardia del Creato della Cei.

Sabato mattina nella Basilica Superiore di San Francesco si terrà la concelebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Matteo Maria Zuppi Presidente Cei e Arcivescovo di Bologna. Oggi, aprendo l’incontro, il presidente Antonio Di Matteo rifletterà sull’importanza della preghiera, fornendo una attualizzazione del modo di interpretare il magistero sociale della Chiesa da parte del Terzo settore.

Presidente Di Matteo, a cosa serve pregare per la pace?
In una società disgregata e in guerra, come quella europea di questi anni, separarci da Cristo, fors’anche per un legittimo scoramento esistenziale, porta solo a un peggioramento delle condizioni di tutti. Questa è una delle fasi più difficili del Dopoguerra, perché siamo in guerra: non siamo sotto le bombe ma viviamo le conseguenze indirette del conflitto ucraino e quelle dirette della pandemia che ha appena allentato la sua morsa. E siamo ostaggi di guerre economico-finanziarie che si ripetono senza sosta dagli anni Ottanta e che condizionano il nostro modo di vivere, creano povertà materiale e spirituale, masse impoverite e persone sole. Essere senza Dio è l’estrema povertà, significa essere vittime per sempre.

Ma quant’è efficace la preghiera per sottrarci a questa condizione?
Ci pare poco efficace perché la cultura dominante è fondata sul materialismo: noi oggi facciamo fatica a concepire l’esistenza di ciò che non vediamo e tocchiamo. Eppure ogni giorno facciamo esperienza di sentimenti e di stati di felicità che non si vedono e non si toccano. Il cristiano ricerca questa felicità nella fede e non è un percorso facile. L’evangelista Luca si chiede e ci chiede: "Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". L’unico modo per tenerla viva è pregare credendoci e farlo con chi crede.

Difficile credere nella pace, ora...
Abbiamo avuto decenni di pace e non ne abbiamo fatto tesoro. La preghiera oggi è diretta a toccare i cuori dei potenti e quelli dei popoli. Il dato politico è chiaro: un popolo è stato aggredito. Si possono trovare molte argomentazioni sulla genesi di quel conflitto ma la prima scelta è la pace, poi si negozia e si risolve. Noi preghiamo perché la scintilla della pace incendi i cuori che ora sono ghiacciati dall’egoismo e dalla paura. Bisogna fermare la guerra mondiale a pezzi, come ci esorta papa Francesco. Non è la prima esperienza del genere che facciamo, come Mcl.

In che senso?
Abbiamo pregato e realizzato opere di pace in Bosnia, nella repubblica di Moldova, in Terra Santa. La preghiera si accompagna all’impegno sociale: a Sarajevo abbiamo realizzato un centro per il dialogo interreligioso, a Leopoli collaboriamo con un sindacato cattolico di rito bizantino, a Gerusalemme abbiamo costruito case per giovani coppie... preghiamo e lavoriamo, come fanno tanti altri nel mondo cattolico. Questa preghiera lascia frutti, piccoli ma tanti, che fanno massa e cambiano la storia. Perciò nell’approssimarsi del 50° della fondazione vogliamo riaffermare la nostra identità di movimento ecclesiale, sociale e popolare con il pellegrinaggio ad Assisi. I tre giorni nella Terra di Francesco, con la convocazione dei dirigenti nazionali e territoriali del Mcl, confermeranno la nostra appartenenza alla Chiesa e le ragioni del nostro impegno di testimonianza evangelica organizzata nel mondo del lavoro, nel solco del Magistero di Papa Francesco, concentrandoci sulle grandi urgenze della pace e della custodia del Creato. Come abbiamo fatto dieci anni fa, con un pellegrinaggio in Terra Santa.

Quanto è forte la pressione della guerra sul Movimento?
L’incontro arriva in un momento estremamente delicato sotto il profilo economico, sociale e politico in Italia e nel mondo. Da persone aperte alla speranza, però, animate dallo spirito di servizio cui sempre il Santo Padre ci richiama, vogliamo offrire la nostra preghiera e il nostro operare alla domanda di pace e giustizia per l’umanità. Siamo preoccupati per la ripresa autunnale e perché la politica sembra avere scarsa attenzione per le potenzialità del Terzo settore, come ha evidenziato anche il cardinale Zuppi a Rimini. La preghiera ci aiuterà a superare le pressioni del contingente. Il nostro sguardo è rivolto al futuro: fedeli alla nostra storia, che fu aperta da un’intuizione di Paolo VI, vogliamo essere pronti a interpretare il ruolo di corpi intermedi nel Terzo Millennio.

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