lunedì 14 ottobre 2013
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«Stiamo lavorando agli ultimi dettagli. Fra oggi e martedì dovrebbe essere tutto pronto. Sarà un’iniziativa tutta italiana che si aggiungerà a quelle già messe in campo a livello europeo, come Frontex». Sarà un fine settimana intenso per il ministro della Difesa Mario Mauro impegnato, con lo stato maggiore della Difesa, nel mettere a punto la «missione militare umanitaria» annunciata in serata dal premier Enrico Letta. Raggiunto al telefono da Avvenire, Mauro spiega la ratio politica alla base della decisione: «Il Consiglio Ue del 24-25 ottobre si avvicina e vogliamo far capire chiaramente all’Europa che intendiamo avere voce in capitolo: non vogliamo disimpegnarci, ma impegnarci di più. Così potremo chiedere alla Ue di fare lo stesso».Come sarà strutturata la missione?Puntiamo a triplicare la nostra presenza, in termini di uomini e mezzi, nell’area sud del Mediterraneo, per una missione militare-umanitaria con lo scopo di contenere la crisi attuale dovuta in parte alla situazione di "non Stato" in cui si trova la Libia.Quanti mezzi abbiamo ora in mare?Stiamo facendo fronte alle esigenze con tre navi della Marina militare: Libra, con equipaggio di 80 uomini; Cassiopea, 80 uomini; nave Espero, 250 uomini. Queste navi fanno il pattugliamento utizzando a supporto 2 elicotteri, a bordo delle navi stesse, e altri 2 della base di Catania. A ciò si aggiungono le dotazioni della Capitaneria di porto di Lampedusa, 4 motovedette, e della Guardia di Finanza: 2 navi e un altro paio di elicotteri. Inoltre, la Marina garantisce già la vigilanza di 2 aerei P-180 con tecnologia per la visione notturna. Infine, rafforzeremo il Dism, una "cabina di regia radar" vicino Roma, per monitorare i movimenti di imbarcazioni. grandi e piccole, nel Mediterraneo.Come sarà triplicato tale spiegamento di mezzi?Lo stiamo studiando. Potrebbero essere messe in campo più imbarcazioni, oppure di stazza maggiore. Serve un’azione imponente per evitare i naufragi in alto mare.Un’azione che si svolgerà dunque anche in acque internazionali?In caso di salvataggi, ciò avviene già, d’intesa con le altre nazioni interessate, come è appena avvenuto l’altro ieri sotto il monitoraggio delle autorità maltesi. La legge del mare è improntata alla suprema condivisione del bisogno di chi è in difficoltà: se qualcuno è in pericolo, accorre chi è più capace e chi è più vicino.«Sarà costoso», ha anticipato il premier. Avete stimato quanto?Ancora non con esattezza, ma si sta ragionando per far sì che non sia un costo eccessivo e si possano prevedere le doverose coperture. Il problema non è quanto costa: è necessario farlo, per affrontare l’emergenza umanitaria in atto.
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