martedì 29 marzo 2016
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ROMA «Sui marò vedo un clima di scarso interesse, se non di censura, da parte del governo. Ma soprattutto - dice Mario Mauro - mi farebbe piacere sentire dal presidente del Consiglio parole convinte sulla loro innocenza». Sa bene il senatore dei Popolari per l’Italia, da ex ministro della Difesa, che l’accusa mossa ai predecessori è di aver fatto poco. «Ma la scelta dell’arbitrato, che doveva servire ad accelerare, ha fatto passare altri due anni senza cambiamenti sostanziali». Una scelta sbagliata? Se doveva essere una strategia per accelerare la risoluzione del caso dobbiamo dire con franchezza che ha completamente fallito il suo obiettivo, visto che sotto il governo Renzi è passato un tempo equivalente a quello trascorso sotto i governi Monti e Letta. Inoltre il collegio arbitrale si è preso altri 2 anni per decidere. Resta quindi solo la speranza che la scelta porti una soluzione positiva. Col governo Renzi era entrato in carica il nuovo capo del governo Narendra Modi, ma ciò non ha cambiato l’atteggiamento indiano. Quel che è cambiato, invece, è il silenzio in qualche modo imposto sul caso, specie ai canali Rai. Anche voi chiedevate prudenza comunicativa. Prudenza è non dare notizie allarmanti, qui è diverso, semplicemente non si danno notizie. Credo invece che sarebbe auspicabile, ora, l’introduzione di una comunicazione parlamentare. La permanenza in Italia di Latorre per malattia e l’accettazione della giurisdizione arbitrale non sono passi avanti, con l’India? Gli indiani dicono che il caso non è più italo-indiano, ma di fatto così escludono solo ogni composizione più breve attraverso un’intesa. Avevamo considerato l’ipotesi dell’arbitrato, ma l’avevamo scartata. E si sta purtroppo verificando quel che temevamo. La commissione d’inchiesta col caso aperto non è azzardata? Non si tratta di fare le pulci a questo governo o ai precedenti. Il fatto è che non ci si batte per il punto essenziale, ossia l’innocenza dei marò. L’arbitrato deciderà - ricordo - unicamente della titolarità della giurisdizione. Che è importante, ma senza rinunciare a perseguire la questione cruciale, l’innocenza dei marò, dimostrata anche da inchieste giornalistiche serie, come quella di Toni Capuozzo. Nell’opinione pubblica mondiale si dà per scontata la loro colpevolezza, mentre l’annullamento, in India, del processo 'farlocco' di primo grado in Kerela fa sì che loro non abbiano ricevuto neanche un capo d’accusa. Essendo quindi innocenti fino a prova contraria, una commissione italiana servirebbe a restituire loro la cosa più importante. La dignità. Angelo Picariello © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Mario Mauro
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