lunedì 25 novembre 2013
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«L'esercito europeo non è un’utopia, lo abbiamo già iniziato a sperimentare con Mare nostrum. E può portare risparmi, razionalizzando le risorse, da investire per famiglie e imprese». Mario Mauro ha un progetto in mente. Il ministro della Difesa - con una lunga militanza a Strasburgo alle spalle, dove è stato anche vicepresidente del Parlamento - considera il semestre a guida italiana un’occasione irripetibile. Il destino dell’Italia e dell’Europa si intrecciano inesorabilmente in quell’arco temporale. «Sarà cruciale l’idea che sapremo trasmettere ai popoli europei, nel momento in cui sono chiamati a rinnovare la loro rappresentanza comune nella prossima primavera».Perché la Difesa è così importante? L’Europa non è soprattutto unione economica e culturale?Non esiste unione vera, né culturale né economica, senza una politica estera comune. E una politica estera non è neanche ipotizzabile se non si riesce a configurare un intervento come Europa nei contesti di pace e di guerra. Sarà una priorità del nostro semestre. Perché senza una vera politica estera comune l’intervento dell’Europa nello scenario internazionale non fa che coincidere con gli interessi atlantici, a loro volta coincidenti per più del 50 per cento con gli interessi degli Stati Uniti.Il Datagate, in effetti, ha dato l’idea di un imbarazzante vassallaggio europeo verso gli Usa.Ma allora dobbiamo chiedercene le ragioni. Questo è stato possibile, senza che venissero risparmiate neanche le potenze più importanti, per la divisione che regna nella politica europea. La scommessa, allora , di una capacità culturale e politica di pensare europeo va vinta ad ogni costo. E le priorità sono l’Istruzione e la Difesa.Sull’istruzione qualche risultato c’è stato.Erasmus è un patrimonio enorme. È quella la strada, investendo e progettando di più, come Ue, sulla ricerca.Stop, come si dice, all’Europa dei banchieri.Non ci sarà più l’Europa dei banchieri. Basta vedere lo stato del dibattito nei 28 Paesi per capire che o si va avanti o si precipita all’indietro. Senza questo scatto in avanti il destino dell’Europa sarebbe segnato, le forse che mirano alla dissoluzione avrebbero il sopravvento nell’arco del semestre successivo a quello italiano. Perché, se invece dei due filoni che hanno fatto la storia dell’unità europea, prevalessero a Strasburgo le forze che, su un fronte o su un altro, puntano a far leva sul populismo per arrivare alla sua dissoluzione dell’euro, sarebbe la fine. Le istituzioni europeo sarebbero paralizzate.C’è chi non si augura altro, anche in Italia. Reggerà il governo alle spinte anti-europee?Bisogna capire che se salta l’Europa non sarà una liberazione. Non resterebbe che paura e dolore, è li che portano le scorciatoie populiste: 70 anni di concordia all’interno dei confini europei sono un patrimonio enorme, un’enorme opportunità da sfruttare meglio. D’altro canto va detto che non esiste nessuna unione federale che non abbia una protezione e gestione comune dei suoi confini.Il caso Lampedusa...Appunto.Sulla Difesa che proposte farà l’Italia?Quelle messe in agenda per il Consiglio di Difesa di dicembre sono molto importanti. Poi toccherà a noi gestirle bene nel semestre a guida italiana. Ma con un esercito comune si dirà che l’Europa dei banchieri diventa l’Europa della guerra.Intanto chi coltiva l’obiettivo di ridurre delle spese militari deve sapere che un esercito europeo significherebbe, oltre che maggiore efficienza, cospicui risparmi attraverso economie di scala. Ma poi, proprio Lampedusa spiega bene il nostro intento. Con Mare nostrum abbiamo salvato 2.800 vite in 15 giorni, e abbiamo inoltre arrestato gli scafisti sottratti al traffico di uomini e al terrorismo. Ecco, Mare nostrum è un primo passo verso l’Esercito europeo che abbiamo in mente.
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