giovedì 17 settembre 2020
Il 16 settembre 1970 a Palermo il sequestro del giornalista, mai più ritrovato
Il giornalista Mauro De Mauro, mai più ritrovato

Il giornalista Mauro De Mauro, mai più ritrovato - Ansa archivio

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Ancora un anniversario di una vittima senza giustizia. Come tanti, troppi misteri italiani. Ma cinquant’anni di depistaggi rendono impossibile rimarginare la ferita della scomparsa di Mauro De Mauro, cronista di punta del quotidiano «L’Ora» di Palermo, sequestrato il 16 settembre 1970 sotto casa, nella centralissima via delle Magnolie, davanti alla figlia Franca, che ancora oggi aspetta la verità. Il corpo di De Mauro non fu mai più ritrovato. I pentiti hanno fornito diversi identikit sui tre sequestratori, ma a distanza di mezzo secolo ne restano ignoti i nomi, e anche il movente. Lo hanno scritto pure i giudici della corte d’assise di Palermo nella sentenza che nel giugno 2011 ha assolto Totò Riina, all’epoca unico sopravvissuto del gruppo mafioso accusato del rapimento: «La verità – denunciavano i giudici – è stata massacrata da un massiccio e mirato depistaggio ». La morte del giornalista infatti non sarebbe stata solo opera della mafia, ma è maturata in uno scenario di collusione tra Cosa nostra e servizi segreti, mondo della finanza, massoneria deviata, ambienti romani...

Del caso De Mauro si occuparono grandi investigatori, molti uccisi dalla criminalità organizzata: Carlo Alberto Dalla Chiesa, il capitano dei carabinieri Giuseppe Russo, il capo della Mobile Boris Giuliano. Le due ipotesi a lungo più accreditate furono la morte di Enrico Mattei e il tentato golpe Borghese. Il giornalista infatti era molto impegnato nella ricostruzione delle ultime ore del presidente dell’Eni, prima che il suo aereo precipitasse la sera del 26 ottobre 1962 (De Mauro aveva ricevuto dal regista Francesco Rosi l’incarico di 'indagare' sull’incidente). Quanto al tentato golpe del dicembre 1970, nel quale si saldava un’alleanza tra mafia ed eversione nera, il cronista avrebbe ricevuto in anticipo – ma di quest’ipotesi non si è mai avuto riscontro – confidenze di neofascisti con cui aveva legami sin dalla militanza giovanile appunto nella X Mas di Junio Valerio Borghese.

Sulla figura di De Mauro sono stati pure proiettati infamanti sospetti, come quello di aver compiuto inchieste per ordire ricatti: fango gettato sulla memoria di un professionista coraggioso e determinato nel cercare la verità. Secondo le rivelazioni dei collaboratori di giustizia, primo fra tutti Tommaso Buscetta, sarebbero stati gli uomini di Bontate, il 'principe' di Villagrazia, a farlo sparire per fermare le sue inchieste che svelavano il volto della mafia.

Mezzo secolo dopo, i depistaggi che hanno bloccato l’accertamento della verità, «i dubbi irrisolti e l’esito negativo dei procedimenti giudiziari – scrive il presidente Sergio Mattarella nella sua nota di commemorazione – costituiscono una sconfitta per le istituzioni e al tempo stesso continuano a sollecitare l’impegno affinché si squarci il velo degli occultamenti. De Mauro è diventato un simbolo della comunità che vuole liberarsi dal giogo della criminalità e intende affermare il principio di legalità come condizione di civiltà e sviluppo». Continua il capo dello Stato: «De Mauro rappresenta anche, con il suo sacrificio, il giornalismo che compie fino in fondo il proprio lavoro, che cerca di far luce su vicende oscure con coraggio, che non si accontenta di versioni di comodo, che esercita la propria libertà per assicurare, nel pluralismo, le libertà di tutti». E ieri l’Unione nazionale cronisti italiani, l’Assostampa e l’Ordine dei giornalisti di Sicilia, assieme al sindaco di Palermo Leoluca Orlando, hanno ricordato l’anniversario con una cerimonia sul luogo del sequestro.

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