sabato 22 agosto 2015
​Tanta folla a Napoli per il presidente della Repubblica, da ieri in città per la prima visita da quando è al Quirnale. L'invito dell'arcivescovo.
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Tanta folla a Napoli per Sergio Mattarella, da ieri in città per la prima visita, seppure in forma privata, da quando è stato eletto Presidente della Repubblica. Ieri il presidente ha visitato piazza del Plebiscito e la basilica di San Francesco di Paola. Oggi per prima cosa è stato nel centro storico ed è entrato nella cappella Sansevero per ammirare il Cristo Velato. Grande calore da parte della gente nelle strette strade del centro storico di Napoli per il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all'uscita della Cappella San Severo, che ha visitato stamani nella seconda giornata della sua visita privata nel capoluogo campano. Numerosi cittadini che lo attendevano fuori dalla cappella, quando lo hanno visto, hanno gridato "Viva il presidente". Nel percorso che ha fatto a piedi nella stretta stradina dove si trova la cappella con la celebre statua del Cristo velato, il Capo dello Stato si è brevemente fermato a parlare con due anziane signore. Numerosi i cittadini che, con gli smartphone, hanno fotografato il presidente nel tragitto fra l'uscita della cappella e l'auto. "Presidente, ci aiuti a ritrovare la speranza": è l'appello lanciato dall'arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, che ha invitato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell'arcivescovado proprio per affrontare questi temi. "Sarei onoratissimo di una sua visita", ha aggiunto il presule mentre incontrava una delegazione di giovani studenti che saranno in vacanza a Pietralba (Bolzano) nei prossimi giorni grazie a un'iniziativa promossa dalla Curia. "Al presidente diamo il benvenuto di una città ricca di bellezze culturali e ambientale ma anche un benvenuto che sia una richiesta di non lasciare il Sud, la Campania, Napoli da soli", ha aggiunto Sepe. "Non vogliamo assistenzialismo - ha concluso l'arcivescovo di Napoli - ma abbiamo bisogno di un aiuto che ci consenta di costruire autonomamente il nostro futuro". "Il pericolo maggiore, soprattutto per i giovani, è la disperazione". Ha detto ancora l'arcivescovo di Napoli: "Troppo spesso ci si arrende dinanzi a qualcosa che si pensa una fatalità, al pensare che debba per forza andare così. Dobbiamo reagire perché in questa città, nel nostro Sud abbiamo tutte quelle condizioni intellettuali, culturali, sociali per poterlo fare. Abbiamo però bisogno di qualcuno che ci sostenga un po' per poter poi noi camminare da soli".
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